Ad oltre 200 chilometri con i reparti di punta di Antonio Antonucci
Ad oltre 200 chilometri con i reparti di punta LA MARCIA DELLA GIOVINEZZA Ad oltre 200 chilometri con i reparti di punta (DAL NOSTRO INVIATO) 7 settembre. Questa <■< marcia della giovinezza » iniziatasi il 2ó agosto e che sposta ventimila Giovani Fascisti dalla Liguria al Veneto, ha ormai sorpassato con i reparti di punta i duecento chilometri, all'incirca metà dell'intero percorso. A toccarle il polso — se l'immagine è accettabile — lo si sen- ' le battere al ritmo sereno della partenza. Anzi, è forse ancora più calmo, e, di certo, più regolare, perchè, allora, la visione dell'impresa, l'impaziente curiosità di vivere al piit presto il film eccezionale con l'attraversare tanti paesi sconosciuti, portavano magari nel sangue un certo disordine'. E il film continua a svolgersi su schermo perfetto in un accavallarsi di immagini e di spetta' coli sempre nuovi, intercalato dalle festose accoglienze delle città e dei villaggi, con qualche punta ; più viva dovuta a un sorriso di . donna, che, talvolta, è soltanto ' un saluto ma che spesso somiglia a un abbraccio quando non lo diventa del tutto. Sarebbe interessante una stati | s;jC(l — ma Cl sar(li qualcuno a e a tentarla ' — dei cuori giovani che [hanno battuto un tantino più svel| ti al passaggio di questi radazzi di Mussolini e di quanti — nelle ore di sosta — hanno voluto vede' chiaro nei loro battiti accelerati, abbozzando una passioncella che il servizio postale terrà viva e che il termine della guerra porterà a buon fine. E' uno dei fenomeni più naturali: la donna ama la giovi| nczza che è alla radice della vita, e questa lo è per eccellenza, in quanto è accorsa volontariamente lai richiamo della guerra. La donimi ama la vita e vuol essere proj tetta, onde tra tutti i compagni | possibili, getterà sempre la pro¬ pria scelta sul guerriero. E' stato così nei secoli e non c'è sìntomo di mutamento. » Nei giorni di riposo, se qualche coppia mista passeggia o sta ferma, vuoi a braccetto vuoi no, taciturna o a colloquio, i volontari che la scorgono così scherzano ad alta voce: «Attenti agli involontari!». E' una specie di. ammonimento da marinaio a marinaio in un mare percorso dal diavolo che semina gli scogli dove meno te lo aspetti, e vuol significare che. in simili faccende, non bisogna accelerare i tempi, che la giovinezza quando è sana e lo vuol rimanere corre ma non ruzzola, che, insomma, a preparare i volontari di domani bisogna andarci con tutte le buone regole che Dio comanda. ■ c Questi ragazzi tli Mussolini * | è un'espressione udita dalla bocca di una popolana sulla quarantina che forse ce ne ha uno tra di loro e che certo Gli dedica quelli che fanno cerchio intorno alla sua sottana; ma la stessa formula ammirativa, tremola anche se taciuta, nelle pupille delle giovani quando il sorriso non la traduce. Né potrebbe essere altrimenti. Machiavelli — un nomo — esìgeva nel soldato la gagliardia, gli occhi vivi e sicuri non privi di gaiezza, il collo nervoso, il petto largo, le bruccia muscolose, i finnchi rotondi, poca pancia, gambe e piedi snelli, tutti segni di agi l'Uà e di forza, altrettanti requisiti che « questi ragazzi di Mussolini » posseggono in sommo grado. La- sciamo alle ragazze il diritto di apprezzarli, almeno almeno come Machiavelli. In realtà, più si osservano le lunghe colonne in marcia, più sipassa all'esame dei singoli compo-lietiti — abbiano questi il volto di ' liamo o sembrino adolescenti tota —e piit sì ammira, con tutfie- rezza nazionale, lo spettacolo della salute e della perfezione fisica offerto da migliaia di giovani, nati, cresciuti, sviluppatisi in pieno nel clima mussoltniano che cura coti uguale intensità l'anima e il corpo. Si direbbe che essi attraversino l'Italia a titolo pubblicitario, come un'esposizione del bello. Mi sia permesso iti proposito la divagazione di un ricordo personale. Allorché nell'aprile del 1935, i primi reparti della divisione « Gavinana » partirono in grigioverde per l'Africa, venne a salutarli il generale Baistrocchi sottosegretario alla guerra, il quale sintetizzò il suo discorso con un « Siete belli! » che non mancò di intenerire pure coloro ì quali, a prima vista, non lo erano affatto. Nei pressi di Asinara, ricevemmo poi il saluto del quadrumviro De Bono, il quale ci avrebbe preferiti in tenuta color kaki e che, sorrìdendo, ci assicurò che eravamo brutti. Qui, invece, non c'è nessun dubbio: sono tutti belli. E lo sentono. E se ne compiacciono. A prenderli di mira coti una macchina fotografica, ecco accendersi tutti i sorrisi come so legati a una stessa corrente, tutto le voci reclamano d'entrarci, e una, copiti. «Ehi, fotografo! E a me? A tue, niente? ». Vaerebbe anche la pena di studiare V atteggiamento fotogenico che preferiscono, perchè significa che internamente si vedono cosi. Il sorriso c'è sempre, se i capelli hanno una lunghezza presentabile via la bustina o il cappello alpino, se no — un surrogato — prtsizio- ne sulle ventitre, atteggiamento i sbarazzino e l'aria di dire che il \ mondo è loro se glielo danno, al \ trimenti se lo pigliano. Ma la fo- tografia preferita è il gruppo: ur¬ malo, in marcia, in manovra, traduce la forza; in riposo, stretti uno vicino all'altro, le braccia sulle spalle del compagno, dice la solidarietà affettuosa e giurata, dell'uno per tutti e del tutti per uno. Siamo dunque a circa metà del percorso: oltre 200 chilometri. Checché se ne dica i chilometri, a farli a piedi, pesano. Se fossero leggeri, non ci sarebbe nessun merito a collezionarli. Dirò, per divagare ancora una volta, che questi sono chilometri bene educati nei confronti di quelli abis- |jf&,«É^lme gli altri, a mille metri cominciavano appena e non finivano mai. Fu perciò che un soldato disse allora una sua opinione che meriterebbe di passare alla storia; dopo ore e ore che camminava, egli domandò quanti chilometri restavano ancora da fare, e al sentirsi rispondere: « Quattro, solamente quattro », esclamò: «Sì, ma al cambio svizzero! ». Dunque, anche se bennati, questi chilometri pesano. La notte, è vero, ne digerisce molti, ma ne re- j |.,/nM0 sempre parecchi per accol- {farsi ai muscoli con una pece sot'fife, per localizzarsi nelle giunta j re, per accovacciarsi nello zaino che, così, sembra più greve ! Q»[\»to sembra più greve di una bilancia confessi. E, l'ielle grandi marcie militari, con traridmente al proverbio, in fondo, : ;j dolce non c'è quasi mai, [astraendo dalla soddisfazione di I aver superato la prova, che però é dolcezza di altra natura. Ma più 1 i chilometri pesano e più anmen|'i la fierezza di non tenerne cen i Ossia, un conto aritmetico e I basta. Nessun dubbio che la seconda metà del percorso sarà superata con la stessa bravura e con identica sicurezza. Ne sono garanti la forza fisica e, soprattutto, l'entusiasmo fascista che anitua capi e gregari, che non è fiammella provvisòria c nemmeno fiammata impetuosa che si consuma in un gioco di rapidi effetti per poi accartocciarsi nell'abbattimento; esso è un entusiasmo che permea l'intera persona, è fuso con il carattere e con il proprio destino, è conscio del presente e proteso nel futuro. In caso di bisogno, la volontà lo alimenta mentre gli avvenimenti storici ed eroici di cui siamo contemporanei lo irrobustiscono quotidianamente. « Questi ragazzi di Mussolini » sono fieri di costruire la storia\e anelano il passaggio dalla marcia di allenamento a campi più ardui. Lo si legge nei loro volti, lo ripetono le loro bocche e, ad ogni sosta, il « Viva il Re! », l'« A noi! > con cui la marcia si chiude, è un grido di battaglia che rinnova il giuramento di'fede. Antonio Antonucci à La marcia della Giovinezza. I Battaglioni della G.I.L. sono festeggiati dalla popolazione dei paesi che attraversano.
Persone citate: Baistrocchi, De Bono, Machiavelli, Mussolini
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