Giappone, i tranquilli sudditi del terremoto di Tiziano Terzani

Giappone, i tranquilli sudditi del terremoto Ogni anno la terra trema mille volte e l'eruzione del vulcano Mihara ha aumentato i timori di un terribile sismo Giappone, i tranquilli sudditi del terremoto Diecimila abitanti dell'isola minacciata dalla lava allontanati rapidamente in perfetto ordine - Uno scienziato: il vero pericolo da combattere è il panico - Nei grandi magazzini reparti con la «cassetta della sopravvivenza» - Sensori elettronici in fondo al mare NOSTRO SERVIZIO TOKYO — La terra è scura, fuma, gorgoglia e fischia. Dalle profondità del cratere salgono suoni scuri e Inquietanti. Una forza gigantesca gioca là sotto con pezzi di roccia, li fonde e li lancia in aria. Sull'orlo del cratere del vulcano Mihara, nell'Isola Oshima, distante 120 chilometri dalla metropoli di Tokio (12 milioni di abitanti) è impossibile liberarsi da un opprimente senso di assoluta impotenza. n 18 dicembre alle 5,45 dal cratere del vulcano sono divampate fiamme alte 800 metri. E' la seconda esplosione del Mihara nel giro di 4 settimane, dopo due secoli di inattività. Il Giappone viene colto dal panico, perché con i suol 144 vulcani (di cui 78 attivi) è uno del Paesi a più alto rischio sismico del mondo. L'arcipelago giapponese poggia su due placche della crosta terrestre che si allontanano l'una dall'altra: l'una tende a Nord, l'altra a Sud. ■/Indiamo alla deriva su un mare di fuoco»: cosi scriveva pochi giorni fa il quotidiano Mainichi. Ogni anno la terra trema mediamente mille volte. Il fondo del mare si agita,' lo •Tsunami* flagella le coste ' del gì appone e risale i fiumi con le sue maree alte fino a 20 metri. L'ultima, nell'83, si portò via 104 persone. Nel corso dei secoli 1 bambini giapponesi hanno imparato a temere quattro cose: 11 ter' remoto, 11 temporale, il fuoco e 11 padre. In questa successione. La scienza e la tecnologia moderna possono fare ben poco contro queste forze . della natura. Al massimo possono calcolare la frequenza statistica delle cata- strofi: Tokyo viene colpita da un terremoto di proporzioni spaventose mediamente una volta ogni 60 anni. Poiché l'ultima volta è stata nel 1923, è già in ritardo di tre anni una nuova catastrofe, in cui potrebbero morire fino a tre milioni di persone. Secondo tutte le previsioni, questa volta 11 terremoto dovrebbe essere preceduto dall'esplosione di un vulcano vicino. Per questo dal 21 novembre 1988 gli abitanti di Tokyo vivono ogni giorno in questa angosciosa attesa. Quel giorno 11 Mihara, sull'Isola di Oshima, Improvvisamente si mise a sputare in cielo colonne di lava cosi alte che 1 lapilli erano visibili fin dalla costa. In quell'occasione sugli schermi televisivi di Tokyo apparve la scritta: «Per favore, non lasciatevi prendere dalla paural Questo non è ancora il grande terremoto che aspettiamo/». Quando però, due giorni dopo, si risvegliò anche il vulcano Sakurajlma, nel Sud del Paese, alcuni giapponesi pensarono che la fine fosse davvero vicina. L'isola di Oshima si trova a Ovest di Tokyo, davanti alla penisola di Izu. L'isola nacque in seguito all'eruzione di un vulcano sottomarino. Una successiva esplosione fece sorgere il Mihara, alto 758 metri, punto di grande attrazione per gli aspiranti suicidi. OH abitanti di Oshima considerano il vulcano Mihara l'unica attrazione turistica dell'Isola. Lo venerano come una montagna sacra (vi hanno costruito un tempio dove vanno a pregare) e ricordano le sue vittime con piccole statue di Budda che costeggiano la strada fino in vetta. Nelle cabine del telefono ci sono del cartelli che invitano i visitatori a comporre il numero 04992-23700 per ascoltare quella che chiamano •La voce del fuoco sacro», un nastro su cui sono stati registrati i brontolìi del vulcano. L'ultima volta che 11 Mihara si è fatto sentire fu nel 1974. Da allora tace e 1 turisti si sono fatti rari. Restano sulla penisola di Izu, dove vanno a visitare 11 Parco Atagawa, con i suol 400 coccodrilli importati dal Sudest asiatico o fanno una puntata a Capo Hirosakl, dove si ascolta -La voce della giungla». Qui Infatti una società privata ha ricostruito sotto una grande cupola di plastica una scena tropicale e dagli altoparlanti nascosti tra le fronde diffonde 11 cicaleccio delle scimmie e il barrito degli elefanti. Quando il vulcano Mihara ricominciò a brontolare, gli abitanti di Oshima si rallegrarono: «La voce del sacro fuoco» avrebbe riportato 1 turisti nell'isola. La gioia è stata però breve. Nel pomeriggio del 21 novembre, colonne di fuoco salivano al cielo e la lava scorreva In direzione di Motomachi. Quando venne registrata la 195' scossa, il governatore di Tokyo, Shunichi Suzuki, diede l'ordine dell'evacuazione totale. Nel giro di poche ore arrivarono al porto 38 navi, da carico e da guerra. La mattina successiva 10.580 abitanti e alcune centinaia di turisti erano stati trasportati nei campi di emergenza di Tokyo. C'era stata una sola vittima, un uomo anziano morto di infarto. Sull'Isola abbandonata viene proclamato lo stato di emergenza. Nessuno può avvicinarsi. Due navi da guerra incrociano davanti alla costa, elicotteri sorvolano il luogo, telecamre automatiche tengono sotto controllo il cratere. I pochi giapponesi ammessi sembrano guerrieri, ognuno con la sua uniforme: grigia quella dei 72 impiegati della città, nera quella dei 349 vigili del fuoco, blu scura quella dei 149 poliziotti. Tre grandi navi passeggeri, ancorate al molo, servono da albergo e ristorante. pronte a portare via 1 guardiani nel caso di una nuova esplosione. L'isola di Oshima non ha praticamente subito danni per l'eruzione del 21 novembre. La città di Motomachi è rimasta intatta in modo macabro. Le case sono vuote, le porte sbarrate, ma al crepuscolo le Insegne al neon dei negozi e dei ristoranti abbandonati si accendono automaticamente. Dopo tre settimane i primi abitanti hanno potuto rientrare. L'evacuazione era davvero indispensabile? Il governatore Suzuki voleva innanzitutto dimostrare una cosa: chi è in grado di padroneggiare il piccolo stato di emergenza a Oshima, saprà fronteggiarne anche uno molto più grave. 112 milioni di abitanti della regione di Tokyo, alla quale appartiene Oshima, dovevano essere rassicurati che, nel caso della temuta grande catastrofe, il governatore saprà tenere la situazione in pugno. Inoltre 1 ricercatori non potevano dare al governatore nessun tipo di garanzia. •Potevamo prevedere l'esplosione del Mihara, ma non la sua pericolosità,, dice il professor Kentaro Tazawa, che da 32 anni dirige l'Istituto meteorologico di Oshima. Negli ultimi mille anni il Mi¬ hara si è svegliato mediamente una volta ogni 145 anni. Questa statistica era di per sé allarmante, in quanto nel 1986 erano passati già 209 anni dall'ultima eruzione. Dal 21 novembre la gigantesca Tokyo guarda spaventata alla piccolissima Oshima. Alla televisione si susseguono i rapporti sulla situazione. Quasi nessuno dubita che Tokyo nel prossimo futuro sarà colpita da un forte terremoto. Lo prevedono gli scienziati e una letteratura da fine del mondo diffonde la paura. In un libro, subito diventato best seller, si può leggere che il terremoto incomincerà con l'esplosione della montagna che è il simbolo del Giappone, 11 Fudschl, lontano cento chilometri dal centro di Tokyo. L'autore del libro lavora come ricercatore nell'ufficio statale per la previsione delle catastrofi naturali. •■L'esplosione del Fudschi è verosimile. Recentemente abbiamo registrato parecchie scosse proprio sotto la sua vetta» dice il professor Toshi Asada, capo di un gruppo di sei scienziati che fornisce informazioni e consigli al governo. «Lo vera minaccia non viene però dal Fudschi». Ciò che il professor Asada teme più di tutto è la reazio¬ ne della gente, quando verrà a sapere che il terremoto tanto temuto è arrivato. Secondo uno studio giapponese, bastano scosse di intensità 5 perché la gente si comporti in modo Inconsulto. Con intensità 6 quasi il 100 per 100 della popolazione reagisce in modo assolutamente irrazionale. Il panico è stato la causa principale dell'alto numero di vittime nel grande terremoto del 1923. Quando, poco prima di mezzogiorno, si diffuse il terrore, le persone si precipitarono nelle strade, senza spegnere i focolari su cui stavano cuocendo il pranzo. Cosi scoppiarono più di diecimila incendi e fra le fiamme perirono 140 mila persone. Oggi potrebbe capitare di peggio. Secondo lo studio di una compagnia di assicurazione, la Taisho Marine and Fire Insurance Company, un terremoto paralizzerebbe il traffico della città e il grande calore delle case che bruciano farebbero esplodere nel giro di pochi minuti i serbatoi di benzina delle automobili. Si presume che i grattacieli di Tokyo siano a prova di terremoto. Non lo sono però certamente i grandi serbatoi di gas di cloro dell'industria chimica, allineati su di un terreno cedevole tra Kawasaki e la baia di Tokyo. In caso di terremoto, il gas fuoriuscirebbe e l'intera zona verrebbe avvolta da nuvole velenose. Molte fabbriche di automobili sono già provviste, per questa evenienza, di filtri simili alle maschere antigas. Le società più Importanti hanno sistemato computer sostitutivi in città lontane come Osaka, In modo da avere 1 loro dati a disposizione anche se a Tokyo mancherà la corrente. Alcuni esperti hanno proposto di spostare 11 governo lontano da Tokyo, per garantire la guida al Paese anche in una situazione di emergenza. In molti edifici pubblici della città sono stati allestiti speciali locali provvisti di coperte di lana, biscotti e acqua potabile. Ogni anno, il primo settembre, anniversario del terremoto del 1923, l'intera popolazione della capitale si allena a contromisure di emergenza. Tutti i grandi magazzini hanno un reparto fornito di survival kits, con tutto ciò che serve alla sopravvivenza dopo una catastrofe. Ogni famiglia vicino alla porta di casa tiene una sacca con viveri, fiammiferi e medicine. «Non possiamo impedire il terremoto. Se però riusciamo a prevederlo in tempo, possiamo ridurre il panico e salvare molte vite umane — dice ancora il professor Asada —. Il panico è di per sé una catastrofe». n professor Asada e 11 suo gruppo ricevono 1 dati di tutti i centri sismologici del Paese, di due sensori elettronici da poco installati sul fondo del mare e le misurazioni di Capo Omae, che continua a scivolare sempre più giù nel mare. Da queste notizie si dovrebbero ricavare quegli indizi che portano a dedurre l'imminenza di un forte terremoto. I gruppi di scienziati si incontrano regolarmente ogni tre mesi ed eccezionalmente quando si registra qualcosa di anomalo. In questo caso l'incontro è tenuto segreto, perché se la notizia venisse risaputa potrebbe diffondersi il panico. • L'indizio principale che qualcosa di grave sta per accadere sta nell'assema delle piccole scosse» dice ancora il professor Asada, che spera di poter avvisare in tempo la popolazione. L'evacuazione di Oshima è stata, da questo punto di vista, un buon esempio di controllo perfetto: è avvenuta Infatti prima che la gente potesse comportarsi in modo irrazionale. Ognuno ha eseguito senza fare obiezioni gli ordini delle autorità. • Questa è la dimostrazione che noi siamo una società di bambini» scrive il giornalista Matsuro Morimoto. Anni di catastrofi naturali hanno fatto dei giapponesi ciò che essi sono oggi: un popolo docile e disciplinato, che sa dominarsi e accetta come indispensabile alla sopravvivenza una rigida organizzazione della società. Tiziano Terzani Copyright «Der Spiegel» e per l'Italia «La Stampai)