I bovini ridotti al minimo storico

Senza gli erbicidi saremmo «alla fame» I ^ ~I Senza gli erbicidi saremmo «alla fame» Le possibilità di migliorare la compatibilità ambientale della tecnica del diserbo chimico esistono e sono numerose, a condizione che aumenti all'interno dell'azienda agraria il bagaglio di conoscenza e la capacità manageriale. E' quanto è emerso, in estrema sintesi, a Torino, al recente convegno biennnale della Società Italiana per lo Studio della Lotta alle Malerbe costituita circa quindici anni fa da agronomi e fitoiatri specialisti nella difesa dalle erbe infestanti. Il tema del convegno si è sviluppato in tre relazioni rispettivamente sulla necessità della lotta alle piante infestanti, sulla possibilità di sostituire il mezzo chimico con quello agronomico e sulla razionalizzazione dell'uso dei diserbanti. Il tema del convegno e le relazioni sono scaturite dalla attualità di questi problemi in un momento in cui l'uso della chimica in agricoltura ed in particolare dei diserbanti chimici, suscitano non poche preoccupazioni per l'impatto ambientale che possono avere. Il professor Ferrerò dell'Università di Milano ha messo in evidenza la necessità del controllo delle erbe infestanti ricordando il crescente fabbisogno mondiale di proteine e cereali che contrasta con la diminuita disponibilità di terreno prò capite che è sceso negli ultimi dieci anni da 3600 a 3000 metri quadrati. Il relatore ha ricordato che, qualora fosse eliminabile il danno causato dalle erbe infestanti ai cereali, nonostante l'attuale lotta che contro di esse si esegue, la disponiblità di riso, grano e granoturco aumenterebbe di 345 grammi al giorno per persona capaci di soddisfare le esigenze alimentari di tutti. In Italia la mancata difesa di queste colture dalle erbe infestanti comporterebbe un calo produttivo di quasi 15 milioni di tonnellate corrispondente al valore commerciale di oltre 2800 miliardi di lire. Nell'ipotesi, infine, di voler produrre il quantitativo così perduto si dovrebbe coltivare una superficie supplementare di oltre 1,5 milioni di ettari ma sempre in maniera non economicamente conveniente. Nella seconda relazione sono stati illustrati tutti i mezzi agronomici atti ad impedire la nascita e lo sviluppò delle piante infestanti e di conseguenza limitare l'impiego del mezzo chimico. A tale proposito sono state ricordate le possibilità che hanno un appropriato avvicendamento colturale, una razionale concimazione ed irrigazione, nonché una serie di accorgimenti che aumentino la competitività delle piante coltivate nei confronti di quelle spontanee. Tutto ciò nella convinzione che una razionale tecnica colturale non solo può limitare l'impiego dei diserbanti ma di tutti i fitofarmaci per una lotta indiretta anche alle altre avversità delle colture agrarie. Il relatore ha concluso che pochi interventi colturali (rotazioni e lavorazioni) possono apportare un notevole contributo nel controllo agronomico delle erbe infestanti, molti agiscono in maniera assai ridotta, ma tutti, con opportune integrazioni, sono in grado di aiutare e ridurre significativamente l'impiego del diserbo chimico. Il professor Zanin dell'Università di Padova ha illustrato le tecniche da applicare per razionalizzare sempre più l'intervento chimico sia per ridurre il costo della lotta alle malerbe, che rappresenta una delle voci più importanti del bilancio colturale, sia per la salvaguardia dell'ambiente. Per raggiungere questo obiettivo si deve agire essenzialmente a due livelli: ridurre la quantità utilizzata di erbicidi e sceglierli adeguatamente in funzione delle loro proprietà chimico-fisiche e delle caratteristiche idropedologiche dell'ambiente. E' stata infine ricordata, in una significativa sintesi, l'affermazione di Monod il quale, nel suo libro «Il caso e la necessità», sostiene che «la distruzione della natura rivela una tecnologia insufficiente, non un eccesso di tecnologia,;. Gino Covarelli elli elli elli

Persone citate: Gino Covarelli, Monod, Zanin

Luoghi citati: Italia, Milano, Padova, Torino