Programma e primarie l'arma segreta di Prodi

e primarie Parma segreta di Prodi e primarie Parma segreta di Prodi LA STRATEGIA DELL'ULIVO B BOLOGNA. ENE così, adesso avanti tutta sul programma». E' mattina presto quando Romano Prodi si fa leggere e ripetere al telefono quel che ha scritto Massimo d'Alema sull'«Unità», ieri introvabile (effetto videocassette) sulle colline del Reggiano dove, a casa della suocera, il professore spende gli ultimi spiccioli di vacanza. «Voto inevitabile senza un governo con basi solide», recita il titolo dell'articolo del segretario del pds. Proprio quello che il leader dell'Ulivo ha predicato per tutt'agosto, mentre, inarrestabile, sembrava rafforzarsi il partito del rinvio del voto. Legittima la soddisfazione di Prodi, tanto più gradita perché, assicurano i suoi collaboratori, con D'Alema il leader dell'Ulivo, complici le vacanze, non si sentiva da parecchi giorni. Niente mossa concordata, insomma, ma la riprova che l'asse con il segretario del pds funziona anche perché, come Prodi ha più volte ribadito, «se salto io, la coalizione traballa». E questo D'Alema lo sa. Ma adesso? Basterà questa sortita a riportar la pace nella coalizione e a fare sfumare la tentazione di rinviare il voto? Come la mettiamo con D'Antoni che lancia il partito Jei cespugli e dichiara che l'Ulivo già non basta più? Lui, il professore, ascolta e tace. «Io non cambio rotta, ma procedo per la mia strada secondo la tabella di marcia prevista - risponde poi dopo la pausa -. Ho ricevuto un mandato totale e pieno sul programma da parte di tutte le forze della coalizione. Ci ho lavorato tutto il mese, presto raccoglieremo i primi frutti. E considero il programma il vero punto di coesione della coalizione, la nostra base forte». Sulle prospettive del voto, invece, Prodi proprio non parla, convinto di trovarsi su un terreno minato («del resto - ama ripetere da mesi - questo Paese non decide mai di andare al voto, ma ci scivola dentro...»). L'unica provocazione che lo spinge a reagire, come è accaduto davanti al pubblico della Versiliana, è il richiamo al semestre italiano dell'Ue. «Ma che sciocchezza - ha sbottato in quell'occasione -. Lo stesso Santer mi ha assicurato che le elezioni non sarebbero di intralcio. Del resto esistono precedenti recenti, con la Francia e la Germania». Nemmeno su Dini il candidato dell'Ulivo vuol aggiungere altro, dopo le polemiche della passata settimana. ((Anch'io - ripete - sono un tecnico e ho rischiato per due volte di diventar presidente del Consiglio. Ma se si vuol durare in quella carica occorre sottoporsi al test elettorale». Queste considerazioni, aggiungono però i suoi, appartengono ormai alla politica di agosto, fatta più di parole e slogan che di sostanza («e del resto - aggiunge un collaboratore - ci sembra che la destra abbia modificato la sua posizione su Dini...). E invece in autunno, assicurano, l'Ulivo dimostrerà di aver la corteccia solida. A partire dal programma e dalla piattaforma per il congresso, vero banco di prova delle ambizioni di Prodi come capo-cespuglio. La tabella di marcia? Da lunedì tutti al lavoro a Bologna per preparare, data prevista il 5 settembre, l'incontro con i sette esperti che af- fiancano il professore nella preparazione del programma (gente scelta da lui, con grande autonomia rispetto alle forze della coalizione). Dì qui, nel giro di poche settimane, dovrebbe venir fuori la prima bozza di proposta per le sette aree in cui sarà diviso il programma dell'Ulivo. Una proposta, tra l'altro, frutto del contributo dei comitati che stanno sorgendo un po' in tutta Italia. E poi? L'ambizione è di sottoporre quel documento all'atten¬ zione del pubblico in una sorta di primarie all'americana. La Penisola sarà divisa in 475 circoscrizioni. In ciascuna di esse i cittadini disposti a tassarsi per partecipare alle «primarie» potranno esprimersi, votare ed eleggere sette rappresentanti locali da inviare a Roma per la grande convention dell'Ulivo: in tutto 3325 delegati da tutta l'Italia, più tutti i parlamentari dell'area e i sindaci e gli amministratori locali. Una grande sagra alla «Nashville» interamen- te autofinanziata dagli elettorisottoscrittori per cui non mancano i problemi. Quanto si pagherà, ad esempio. «Non è un problema da poco - spiegano al comitato perché i nostri avversari, cui non fanno difetto i quattrini, potrebbero comprarsi il diritto di fare e votare il nostro programma...». Oppure, ancor più importante, il tempo necessario per mettere in moto una macchina del genere. «Saremo - è la risposta - molto flessibili, a seconda dell'evoluzione della politica. Potremo metterci 7 mesi ma esser pronti anche in due». E così si torna alla domanda che da mesi accompagna, come un'ossessione, la marcia del leader dell'Ulivo: riuscirà il professor Prodi a sfuggire alla maledizione dell'eterno candidato? Ce la farà a reggere a un'attesa infinita? Lui, per tutta risposta, si rituffa nelle carte del programma e al Tgl (ma l'intervista è di qualche giorno fa) dichiara: «Questo Paese ha grandissime possibilità. Ce la possiamo fare mobilitando i milioni di imprenditori che ha l'Italia, dando loro tecnologia, intelligenza e un quadro di riferimento politico stabile». E, in attesa del programma, anticipa sempre in tv, alcune sue ricette. Sui salari, innanzitutto. «Non è tempo - dichiara - per aumenti salariali forti ma c'è bisogno dei recuperi per il reddito delle famiglie più povere. Abbiamo quasi 8 milioni di famiglie che guadagnano meno di 2 milioni al mese, e su queste bisogna rifare il discorso sugli assegni familiari». E sul Mezzogiorno. «Perché non offrire incentivi per trasferire parte del lavoro al Sud?». Infine, lo Sme. «Dobbiamo rientrare - conclude ma con le condizioni che ci permettano di rimanerci». Condizioni economiche, ma anche politiche. Ugo Bertone «Eleggeremo i delegati in 475 circoscrizioni» non sono segretava esserpisce suio. Dice ponente to punto inanziaetta, con e andare . E Giua che «a dal pds: li candidato dell'Ulivo Romano Prodi. A sinistra Lamberto Dini, in basso Silvio Berlusconi sospettarlo aePalazzo Chigi, doci si adegua all'ache tira, tant'è vche fonti del govno definiscono «sitiva» l'uscita segretario del p«perché Dini ha dto più volte che nintende tirare avti vivacchiando». Maria Teresa Me li candidato dell'Ulivo Romano Prodi. A sinistra Lamberto Dini, in basso Silvio Berlusconi

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