«Ho il cuore di plastica»

IL CASO Alessandria, parla il pensionato da «Guinness» «Ho il cuore di plastico» «Non c'era un organo compatibile» IL CASO IL «NONNO BIONICO» TMILANO IC tue, tic: tac. La faccia è lunga, c le mani sono grandi c ruvide. Dicono chn abbiamo il cuore «rande come il nostro pugno chiuso. Tic tac, tic tac. L'odore dei caffé che bolle, il paese alla finestra. Per noi, la vita che esce dal cuore è fatta di silenzio. La sua no, la sua è come questo battito irreale, ò fatta di questo suono metallico, di questa scansione del tempo che esiste finché si ripete così, con i rintocchi di un orologio, che segnano i secondi, i minuti, e i giorni e le notti che passano. Angelo Kebnllato ha 58 anni e un cuore di plastica nel petto che gli fa compagnia e gli regala il mondo. E ha un computer a tracolla che gli dà il ritmo della vita e la sveglia quand'ò l'ora di cambiar le pile. Passeggia, corre, e il cuore di plastica accelera i battili, si ferma e lui rallenta. Sempre cosi, tic tac, tic tac. Quando è notte, si attacca a una spina elettrica e la luce gli porta otto ore di sonno accompagnate da quel piccolo rumore. Si desta al suono di un bip e cambia le pile guardando il cielo. Dev'es sere bello guardare il cielo quando sembrava perso, clic strano. Il vecchio pensionato con il volto lungo e il sorriso mansueto è diventalo un uomo bionico. La prima volta che l'ha visto dopo l'operazione, suo nipote Gianluca, otto anni e occhi neri, è rimasto a guardarlo in silenzio, come fanno i bambini quando c'è qualcosa che sfugge al loro ordine, al loro mondo di regole semplici, di caselle e di classifiche. E' stalo li ad ascoltare, senza una parola. Tic tac, tic tac. Il nonno era sdraialo a letto, e sorrideva, come faceva nei giorni di Natale quando rimaneva a guardarlo mentre scartava i rogali, immobile sulla sua poltrona un po' sfondala, di fronte a lui. L'affetto dei vecchi è un sentimento senza fretta, lento e calmo, è un mare placido. Ma adesso c'era quello strano rumore che Gianluca non riusciva a capire, tic tac, tic tac, perché sembrava venir fuori da lui, vivere dentro al nonno, al suo corpo. Chissà se era un trucco dei grandi, se era un gioco, o un mistero. Gianluca stava seduto sulla sedia troppo alla scalciando il vuoto con i piedi. Solo alla fine si è deciso, mentre il nonno lo fissava in silenzio e quel rumore si faceva piii forte, fra loro due: «Nonno, hai mangialo un orologio?». I) nonno gli ha spiegato di no, che non aveva mangiato un orologio. Gli ha spiegato che invece aveva trovato un orologio che gli dava la vita, e quel rumore glielo ripeteva ogni mo mento, ogni secondo. Lo dice anche adesso: «Questo tic toc per me e un segnale di tranquillità, vuol dire che il cuore di plastica si comporta bene. E mi fa vivere. Guai se non facesse più tic toc. E' la musica della vita». Il suo cuore, quello vero, ha cominciato a soffiare a vuoto qualche anno fa, e lui se n'è accorto nel '9?.: «E da allora mi slavo lentamente spegnendo mentre aspettavo inutilmente un cuore compatibile con il mio organismo. Problemi di immu nizzazione spontanea, hanno spiegato i medici. Niente da fare, non si riusciva a trovarlo Cosi sono arrivato al 28 dicembre e stavo sempre peggio. La sera di quel giorno il professor Mario Vigano mi ha informato all'improvviso che doveva applicarmi il cuore di plastica, se no avrei potuto morire anche nel giro di una settimana. Me la sono vista davvero brutta. Ho detto a mia moglie: Alma, per me e finita. Mi sono messo nelle mani del buon Dio. ed è andata bene». Vigano è forse il più grande cardiochirurgo italiano: 380 trapianti di cuore, 20 di cuore-polmoni e 30 di polmoni. L'ha operalo lui, l'ha salvalo cosi, dandogli il respiro delle batterie Quattro mesi dopo. Angelo Rebellato è tornato a casa, a Viguz/.olo, nell'Alessandri i no. Ha lascialo appena ieri il Centro di riabilitazione cardia- i ca di Montescano, diretto dal professor Franco Cobelli. E adesso vive cosi i suoi giorni segnati dai rintocchi. Loredana, sua figlia, e Alma, la moglie, ascollano con lui il suono del tempo che passa, e che esiste. Cammina per casa portandosi dietro quel borsello di tre chili che contiene la batteria e il minicomputer. Ogni tanto lo appoggia sul tavolo e cerca il silenzio che appartieme agli altri, alla loro scansione della vita. Alma sfornella in cucina, e Lo¬ redana guarda la tivù. Gianluca non gli chiede più se si e mangiato un orologio. Dice Rebella lo: «Mi hanno insegnato tutto Il computer regola i battiti del cuore a seconda dello sforzo che sto facendo e con un bib bip mi avvisa dell'esaurimento del la batteria o di eventuali anomalie. Di notte, invece, mi collego a una qualsiasi spina elettrica (; c'e una batteria d'emergenza che dura otto ore e può intervenire se viene a mancare la corrente elettrica». E' la luce che gli da la vita: «Rischio di morire solo se c'è un black-out di più di 12 ore». E allora comincia a passare i giorni cosi. Attorno, ci sono le strade nei campi, i colori della primavera, e quel cielo sulla testa da guardare quando ci si accorge di esistere. Tic tac, tic tac. Eppure, se uno gli chiede come gli ha cambiato la vita questo cuore di plastica, lui risponde che gliela conserva, semplicementi; cosi Le mani grandi ap poggiate sul tavolo. Un piatto di minestra, la voce della tivù. Negli anni che sono andati, Angelo Rebellato ha l'alto un po' di tutto, ha lavorato nei cantieri, in una fabbrica di plastica, e poi ha fatto il magazziniere, prima di andare in pensione. «Non ho mai guardato il cielo», dice. «Non ci pensavo». Si aggiusta il borsello a tracolla, con le batterie collegati; al corpo attraverso un cavo che gli entra in un fianco. «E' un uomo normale», dice Alma «Non posso fare il bagno nella vasca e non posso fare la doccia», dice lui. «Perché devo stare attento a non bagnare le batterie e il computer Non posso guidare l'auto perche eventuali colpi potrebbero danneggiare il borsello e quello che c'è dentro. Ma tutto il resto lo posso fare. Posso passeggiare, andare in palestra, pedalare in bicicletta, mangiare quello che voglio». E adesso che arriva la notte, può dormire. «Senza nessuna paura di non risvegliarmi più. Mi metto li, conto fino a dieci i miei tic toc e puff, gli occhi mi si chiudono. Serenamente». Ci pensa la luce. Il respiro viene da li. E' latta anche cosi la vita che resiste. Pierangelo Sapegno «Posso fare quasi tutto tranne che andare in auto e fare la doccia: si guasterebbero le pile» «Ogni quattro ore devo cambiare le batterie Per poter dormire mi collego alla presa elettrica» Sopra l'uomo che vive con un cuore di plastica Angelo Rebellato. A destra il professor Vigano che lo ha operato A sinistra l'ospedale San Matteo di Pavia

Persone citate: Alessandri, Franco Cobelli, Pierangelo Sapegno, Rebella

Luoghi citati: Alessandria, Montescano, Pavia