La denuncia di un impiegato: mi tagliavano lo stipendio

La denuncia di un impiegato: mi tagliavano lo stipendio La denuncia di un impiegato: mi tagliavano lo stipendio «Loro facevano affari miliardari, io dovevo restituire 800 mila lire su due milioni» i verbali Angelico Belmonte POTENZA Ef Gerardo Gastone l'ariima di questa inchiesta che dal profondo Sud rischia di deflagrare a Roma e non solo. Gerardo Gastone è uno che da una vita ha lavorato in silenzio, ha subito angherie, privazioni. Veniva costretto dai suoi padroni a restituire metà della sua busta paga mentre sapeva che i suoi strozzini facevano affari, pagavano tangenti, ottenevano appalti garantiti. E i loro amici, in combutta con loro, si rivolgevano a pohtici o a pubbhci ufficiali pur di ottenere quella corsia preferenziale per poter lavorare. Gerardo Gastone potrebbe diventare il Mario Chiesa dieci anni dopo. E' lui che ha illumintato un faro su un mondo che sembrava perfetto, senza macchie. Potenza, la Basilicata, Vmro nero», il petrolio dell'Agip Eni che prometteva benessere e ricchezza per tutti. Lui Gerardo Gastone, sulla carta superava di poco due milioni al mese ma come lui stesso racconta all'inizio di questa storia al magistrato napoletano dal nome inglese, era costretto a restituire quasi ottocentomila lire ial mese e che quando indignato si rifiuta di continuare a pagare questa tassa il ragioniere della ditta lo paga direttamente con un assegno, che decurtava il suo misero stipendio. E ne racconta di cose, l'impiegato pentito. Comincia agli inizi del giugno scorso e riferisce al magistrato come la sua ditta, la «De Sio costruzioni», lo aveva utihzzato per fotocopiare «il fascicolo del fallimento della Vicap», una società della zona industriale di Viggiano. Questo fascicolo che gli era stato consegnato in un ufficio di un tributarista finisce alla «De Sio» e, osserva Gerardo, «lo stabilimento Vicap è stato poi acquistato dai De Sio dal predetto fallimento tramite la Ifigest, una società controllata totalmente dalla famiglia De Sio». E poi racconta i discorsi dei suoi datori di lavoro: «Dobbiamo toccarci il naso anche per il dottor Campana cosi come abbiamo fatto per tutti gli altri». Commenta l'inquirente: «Questa espressione indica come il ricorso alla corruzione sia sistematico e non episodico». E poi parla di somme di denaro che lui stesso ha consegnato a varie persone e dei rapporti con le autorità: «I fratelli De Sio hanno sempre tenuto molto all'amicizia degli ufficiali della Guardia di finanza in servizio al Comando provinciale di Potenza». E parla di casse di vino consegnato a un capitano della Finanza, e blocchetti di buoni benzina gentilmente elargiti dall'Agip e riferisce il commento del dottor Franco De Sio che, riferito all'ufficiale, dice: «Mi cerca continuamente buoni di benzina». Gerardo Gastone è un fiume in piena di ricordi, di piccoli episodi, spesso insignificanti che ades¬ so diventano macigni. Per non parlare del giro di fatture false per operazioni inesistenti al fine di «recuperare Iva e creare fondi in nero». Una operazione di questo tipo, secondo Gastone, fu fatta con la ditta «Festa» di Ganzano. In silenzio, lontano dai riflettori, il magistrato napoletano dal nome inglese ha iniziato la sua inchiesta. Decine di intercettazioni telefoniche, ambientali, persino sulle auto dei «sospettati», hanno fatto il resto. Hanno riempito quelle mille pagine di ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip. Scampoh di conversazioni che sono servite per chiedere un arresto e che gettano schizzi di fango su politici e alti ufficiali. Un generale del Sisde che viene scomodato da un banchiere solamente per appurare se un telefono è sotto controllo o no o se una targa di una macchina «sospetta» è di un civile o è di qualche forza di polizia. E poi la politica. Prima le dichiarazioni di Gerardo Gastone: «Claudio Calza (il banchiere arrestato; ndr) è una testa di cuoio dell'onorevole Angelo Sanza, lo so con certezza perché ho lavorato con Angelo Sanza per tre anni. Il Calza in sostanza gestisce tutti gli affari di Sanza. So che in passato sicuramente Claudio Calza ha smistato tan¬ genti per Sanza». E poi le conversazioni «rubate» nella Mercedes di De Sio: «Qua quello che conta è Angelo Sanza». La deduzione del gip è che quelle conversazioni sono la prova dell'associazione per delinquere tra lo stesso Sanza, l'assessore Vito De Filippo e l'onorevole Antonio Luongo. Il sostituto procuratore Woodcock L'on. Antonio Luongo (Ds)

Luoghi citati: Basilicata, Potenza, Roma, Sanza, Viggiano