Storia d'Italia in cassaforte

Storia d'Italia in cassaforte L'ARCHIVIO DI «BANCA INTESA» A MILANO Storia d'Italia in cassaforte Le memorie sconosciute degli istituti di credito in 4 chilometri di scaffali, 40 milioni di fogli, 26 mila audiovisivi: domani l'inaugurazione Chiara Berla di Argentine MILANO E^ il 14 agosto 1944, Roma è t ormai libera, a Firenze i tedeschi sono in ritirata. Franco Abbozzo, direttore della sede fiorentina della Banca Commerciale Italiana, dopo mesi di silenzio forzato, scrive una lettera sulla situazione in città. Destinatario: Massimiliano Majnoni dlntignano, il cattolico liberale che guida a palazzo Colonna la Rappresentanza di Roma della Comit, da fine luglio 1943 un vero quartier generale di Raffaele Mattioli e Enrico Cuccia, centro di lotta antifascista e anche rifugio del ricercato Ugo la Malfa, e in quei mesi, dell'estate '44, direzione della BCI per le zone liberate. «La nostra Firenze», racconta Abbozzo, «ha subito oltraggi tali che molti armi saranno necessari per potervi porre riparo». Dopo un puntiglioso elenco dei beni della sede che era riuscito a mettere al riparo («tutte le macchine da scrivere salvo 9», annota con cura) Abbozzo svela a Majnoni l'ultima razzia dei nazisti: «prima di andare via hanno forzato presso le principali banche le cassette intestate ad ebrei di qualsiasi nazionalità asportandone il contenuto ed hanno preteso la consegna delle disponibilità liquide intestate agli stessi. Noi abbiamo dovuto consegnare circa 1.350.000 [lire]. Fortunatamente abbiamo potuto salvare i titoli che rappresentavano un importo di ben maggiore entità». E ancora: la corrispondenza di Mattioli con autorità e industriali in quegli anni di guerra; carte che dimostrano come fosse aperto un canale di diàlogo con il Vaticano (Majnoni scrive al sottosegretario di Stato, monsignor Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, anche per avere notizie di intemati e di dispersi in guerra) e un altro canale, attraverso la Banca Svizzera Italiana, partecipata Comit a Lugano, per comunicare con le filiali estere. Ma anche i finanziamenti agli amici di Mattioli, a quelli del partito d'Azione che Majnoni non amava poi tanto. Due maggio 1945, Ermlio Brusa, segretario del Consiglio di amministrazione della Comit, invia una lettera di credito al «caro Max», ossia al marchese Majnoni, perché dia «fino a I milione di lire al latore deDa presente Leo Valiani, membro del C.L.N.AI. e direttore del Giornale Italia Libera». Datata Roma, 11 maggio, l'autorizzazione al versamento: 200 mila lire, in contanti, le ritira Valiani, altre 500 mila La Malfa; la ricevuta intestata «signor Leo Valiani» - è siglata da Cuccia, con una «C», in matita rossa. Queste inedite e importanti testimomanze fanno parte del Fondo Rappresentanza di Roma della Banca Commerciale Italiana (500 fogli di veline-copia lettere, centinaia di appunti, pratiche, dispacci) che viene aperto alla consultazione in occasione dell'inaugurazione a Milano, domani, dell'imponente Archivio Storico di Banca Intesa. Quattro chilometri di scaffalature, 40 milioni di fogli, 56 fondi archivistici consultabili, 26 mila pezzi fotografici e audiovisivi; e, visibili on line, i verbali dei Consigli di Amministrazione fino al 1934, più le Carte Miscellanee di Mattioli (www.bancaintesa.it sezione Arte e Cultura). Il nuovo Archivio rappresenta un patrimonio culturale d'inestimabile valore. Dopo l'aggregazione al Banco Ambrosiano Veneto di Banca Commerciale Italiana, Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, e Mediocredito Lombardo, i tre istituti che erano capofila nei loro settori (banche commerciali, casse di risparmio, istituto di credito speciali); dopo l'unificazione delle sedi e della gestione amministrativa, ecco ora la scelta di creare un archivio di gruppo per riunificare la memoria di istituzioni antiche (Cariplo fondata nel 1823; Banco Ambrosiano Veneto, che risale con la Banca Cattolica Vicentina al 1892 e con l'Ambrosiano al 1896; Comit nel 1894) dalle genealogie assai complesse perché avevano, a loro volta, inglobato altre banche sparse in tutto il Paese. «L'Archivio Storico», spiega il professor Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa, «costituisce un "bene culturale" davvero prezioso, in quanto custodisce le testimonianze e rivela lo spaccato di una società e delle sue complesse vicende lungo un secolo. Il nostro obiettivo - aggiunge Bazoli - è di preservare e mettere in comune la memoria delle diverse radici storiche da cui scaturisce Banca Intesa, restituendo testimonianze autentiche e, nel loro genere, uniche sulla vita economica, culturale e politica di quei territori del Paese in cui la banca vanta antichi e capillari insediamenti». E l'amministratore delegato, Corrado Passera, sottolinea: «Banca Intesa ha radici forti. Tre grandi banche - Comit, Cariplo e Ambroveneto - che da oltre un secolo sono protagoniste della vita economica del nostro Paese e, insieme, hanno dato vita al più grande gruppo bancario italiano». Riordinare i tre archivi storici, conclude Passera, «è uno dei progetti dell'integrazione che stiamo completando; metterli a disposizione degli studiosi, in maniera facile, costituisce responsabilità sociale». Un progetto ambizioso. «Consentirà, per la prima volta, lo studio di un profilo d'insieme di esperienze tanto diverse quanto significative. Dalla Banca Commerciale, istituzione decisiva nella storia del nostro Paese agli istituti privati che hanno finanziato la crescita di tante piccole e medie imprese», conferma Giu¬ /o un s! seppe Berta, ordinario di storia contemporanea all'università Bocconi. E, tuttavia, una scelta per niente scontata né facile. Non solo per la vastità dell'operazione, ma anche per le tante complessità che l'equipe di archivisti intema alla banca ha dovuto affrontare. «Siamo solo agli inizi ma sono sicura che riusciremo a impedire la dispersione dei fondi più importanti», sorride Francesca Pino, direttore dell'Archivio Storico di Banca Intesa dopo aver guidato dalla sua nascita, nel 1984, l'Archivio Comit. Mentre tutti i più importanti documenti della Comit sono stati salvati grazie alla decisione, presa da Raffaele Mattioli fin dagli anni Trenta, di valorizzare le fonti storiche dell'istituto e grazie al lavoro svolto, negli anni Sessanta, dagli storici Enrico Decleva, Giorgio Rumi e Brunello Vigezzi con la supervisione di Leo Valiani (fu lui a convincere Francesca Pino a lasciare Lugano e gli scritti di Prezzolini per occuparsi del meno seducente, all'apparenza, archivio di una banca) per gli altri archivi, salvo il caso della Banca Cattolica del Veneto - un solido istituto con una solida tradizione di conservazione dei suoi documenti - il lavoro era quasi tutto da fare. Si tratta nei casi più semplici di mettere ordine in uno straordinario patrimonio, anche iconografico, come quello conservato a «Ca'de Sass», sede storica della Cariplo a Milano (dagli anni Venti, molto prima che esplodesse la pubblicità, l'ufficio propaganda sfornava campagne per il risparmio con manifesti, fumetti, cartoline). E si tratta, molto più spesso, di rintracciare documenti smarriti dopo le varie fusioni. Francesca Pino — e i suoi appassionati collaboratori si sono così impegnati in una sorta caccia al tesoro. E, grazie di anche a testimonianze di ex dirigenti, sono arrivati a depositi abbandonati dove hanno scovato i verbali e i libri sociali delle banche incorporate da Banca Intesa (35 gli istituti finora interessati dall'operazione recupero). Risultato: innumerevoli e rilevanti scoperte per la storia politica, economica ma anche sociale e culturale del XIX e del XX secolo. Una tra tutte: in un deposito vicino a Milano, sono state rintracciate tutte le carte del Banco Ambrosiano comprese quelle, per ora non consultabili, degli armi di Roberto Calvi. Raffaele Michelangelnella carGior Raffaele Mattioli e Michelangelo Facconi nella caricatura di GiorgioTabet yonfco io /faatcxcw/o dètfa mìjetiax'e.yfeimpìx.un ìifuqìo /kato Un'illustrazione pubblicitaria di Carlo Bis!