Putin promette a Bush: sull'Iraq lavoreremo insieme di Paolo Mastrolilli

Putin promette a Bush: sull'Iraq lavoreremo insieme UNATELEFONATA TRA I DUE LEADER MENTRE AL PALAZZO DI VETRO SI DISCUTE LA RISOLUZIONE Putin promette a Bush: sull'Iraq lavoreremo insieme Baghdad accetta la distruzione dei missili Paolo Mastrolilli NEWYORK «Durante una discussione sull' Iraq, entrambe le parti hanno espresso l'intenzione di accelerare il lavoro nel Consiglio di Sicu,rezza dell'Orni, allo scopo di elaborare un piano d'azione che tenga conto degli interessi della comunità intemazionale». Queste poche righe, pubblicate dal Cremlino dopo una telefonata tra il presidente russo Putin e il collega americano Bush, potrebbero contenere una svolta nella crisi, anche se Saddam ha accettato in linea di principio la distruzione dei missib al Samoud. Intanto il Consiglio è ancora diviso sulla risoluzione presentata da Washington, Londra e Madrid, e il capo degli ispettori Onu, Hans Blix, ha presentato un rapporto critico verso Baghdad. Il telefono lo ha sollevato per primo Bush, chiamando Putin. Mosca finora aveva sostenuto la )roposta franco-tedesca, per proungare le ispezioni fino a luglio, e ieri aveva ribadito di essere contrario a qualunque risoluzione che apra la porta alla guerra. Forse la dichiarazione del Cremlino non significa che la Russia è pronta a saltare dall'altra parte, ma gli americani pensano di aver ottenuto la garanzia che non userà il veto per bloccare il nuovo testo. Se poi Bush e Putin hanno aperto un negoziato, allo scopo di evitare la spaccatura del Palazzo di Vetro, la Francia e la Germania finirebbero per sentirsi sempre più isolate, visto che nelle previsioni dei diplomatici anche l'appoggio della Cina non comprende l'uso del veto. Il Consiglio di Sicurezza ieri si è riunito a porte chiuse per discutere la risoluzione americana e la proposta francese, e secondo alcuni ambasciatori presenti «l'atmosfera è stata la peggiore mai vista». I Paesi membri non sono riusciti ad accordarsi neppure sulle questioni procedurali, tipo la data in cui Blix tornerà ad aggiornarli, ma qualche movimento è in corso. Mercoledì il Messico aveva ammorbidito la sua opposizione alla linea di Washington, e anche l'Angola e la Guinea avevano dato segnali di apertura. Ieri fonti pakistane hanno lasciato intendere che Musbarraf potrebbe schierarsi con Bush, mentre finora tutti puntavano sulla sua astensione, perché guida un Paese islamico trop- pò vicino all'area del probabile conflitto. Il Cile, invece, ha criticato entrambe le parti, mostrando interesse per la proposta intermedia presentata dal Canada, che darebbe all'Iraq fino alla fine di marzo per compiere passi concreti sulla strada del disarmo. GU Stati Uniti però hanno bocciato l'idea, dicendo che «procrastina solo una decisione che dobbiamo essere pronti a prendere». Il segretario di Stato Powell ha continuato la sua campagna di persuasione, incontrando alcuni rappresentanti dell'Unione Europea, ma alla fine del vertice del Consiglio di Sicurezza l'ambasciatore francese Jean-Marc de La Sabliere ha detto che la maggioranza dei Paesi membri resta contraria alla risoluzione americana. Sul dibattito si è inserito Blix, che ieri ha consegnato con qualche giorno di anticipo al segretario generale Kofi Annan il suo ultimo rapporto di 17 pagine. Il diplomatico svedese chiede più tempo, ponendosi questa domanda: «Ha senso chiudere la porta adesso, visto che stiamo conducendo i controlli da tre mesi, dopo una sospensione di circa quattro anni?». Poi però dà una mano agli americani, sostenendo che «finora i risultati sul piano del disarmo sono stati molto limitati». Blix ha sottolineato i progressi compiuti con i voli spia degli U2 e i Mirage, gli ultimi documenti sulla sorte di alcune armi e bombe mai ritrovate dal 1991, e i nuovi nomi di scienziati che avrebbero partecipato alla distruzione di materiali vietati. Secondo lui, però, «questi passi potevano essere compiuti prima e ancora non si può parlare di svolta o piena cooperazione». Baghdad ha reagito poche ore dopo, inviando al Palazzo di Vetro una lettera con cui ha accettato «in linea di principio» la distruzione dei missili al Samoud, chiedendo però chiarificazioni tecniche. In mattinata Bush aveva anticipato e liquidato così l'eventuale concessione: «Alla fine Saddam li eliminerà, per dare l'impressione che disarma. Ma è solo la punta dell'iceberg». Anche il capo del Pentagono Rumsfeld ha sminuito l'apertura, ma-secondo i» sondaggi la distruzione dei missili farebbe scendere al 30 per cento gli americani favorevoli alla guerra immediata. Al Consiglio di sicurezza dopo Messico e Angola anche il Pakistan sembra ammorbidire la posizione anti-Usa Blix parla di risultati limitati nel disarmo ma sottolinea alcuni progressi compiuti e chiede altro tempo I resti di testate missilistiche capaci di portare agenti biologici ad Aziziyah: Baghdad afferma di averle distrutte nel '91