Ostracismo alle donne sposate

Ostracismo alle donne sposate È difficile, per chi non è più giovane, trovare un lavoro Ostracismo alle donne sposate Le donne che volendo ritornare al lavoro, dopo un più o meno lungo periodo di vita esclusivamente' casalinga, cominciano l'irto cammino della ricerca d'un posto, lo sanno: anche a chi è provvista di qualche specializzazione professionale, di un diploma, si oppongono, inflessibili, le barriere dei limiti d'età; se sono sposate l'assunzione è ancora più problematica, perché più rigida ancora, anche se impalpabile, è la barriera dei pregiudizi che animano i datori di lavoro, l'opinione pubblica e finiscono con l'influenzare le donne stesse e le loro prospettive. A parte il timore di una nuova maternità dell'operaia, dell'impiegata assunta, molti datori di lavoro pensano che la donna sposata non sappia essere una lavoratrice sulla quale poter contare; le sue responsabilità familiari l'obbligheranno a frequent4 assenze, occorrerà sostituirla; se poi si tratta d'una donna che si riaffaccia al lavoro per arrotondare il bilancio familiare, temono che non avendo assoluto bisogno di farlo, rifugga da un incarico in cui occorra prendere delle responsabilità. Così si rifiutano di perdere tempo e denaro per formare le donne ed avviarle ai lavori qualificati; se, non avendo altra manodopera disponibile han finito per affidargliene uno, è raro che considerino l'eventualità di una promozione. Ora nessuno vuol negare che in molti casi la realtà corrisponda alle opinioni suddette, ma il sesso d'un lavoratore non è che uno fra i numerosi fattori che influenzano il suo comportamento e non si vede perché, quando si tratta di donne, si debba partire dal principio che tutte si comportino all'identico modo. Piuttosto, stando a recenti studi fatti in diversi paesi, è da rilevare che la percentuale di assenteismo e di rotazione del personale, tanto fra gli uomini che fra le donne, è più elevata nella manodopera non qualificata e dal momento che proprio nei lavori più modesti, la maggioranza è costituita da donne, ecco che l'accusa di instabilità può ricondursi più che al sesso alla loro posizione nell'ambito del lavoro. Altre statistiche al riguardo indicano infatti che nei quadri superiori la percentuale di rotazione del personale è quasi la stessa fra uomo e donna e che anzi l'assenteismo è meno elevato presso le donne. L'età, che viene considerata come fattore negativo quando la donna ritoma al lavoro, è invece direttamente proporzionale alla stabilità della manodopera femminile. Una catena di negozi in Danimarca ha segnalato, ad esempio, che le assenze sono minori tra le donne mature che non fra le giovani. A Londra la biblioteca della Facoltà d'Economia ha smesso di assumere ra¬ gazze per certi lavori d'ufficio, avendo constatato che le donne più avanti negli anni erano meno proclivi a lasciare o a mutare il posto di lavoro. In quanto all'assenza, nelle lavoratrici, di desiderio d'avanzamento, alia loro fuga di fronte a incarichi che comportino una precisa responsabilità, se ciò è vero in un certo numero di casi, ve ne sono altri, come nel commercio, dove l'ambizione della carriera esiste profonda e reale. Il fatto è che alle donne non si applica quel tipo di apprezzamento individuale che ogni direzione competente intende formulare circa il merito d'un candidato, prima di accordargli una promozione: i datori di lavoro attribuiscono alla donna lavoratrice ciò che pensano delle donne in generale, di qui derivano le frustrazioni e lo sperpero di tante possibilità femminili. 1. s.

Luoghi citati: Danimarca, Londra