La diva innamorata del prode operatore
La diva innamorata del prode operatore PRIME VISIONI SUGLI SCHERMI La diva innamorata del prode operatore Schiava d'amore, di Nikila Mikhalkov; con Elena Solovei. Produzione sovietica a coJori. Genere: commedia. Giudizio: da vedere.. Cinema Arco. Qualche volta i buoni film, o almeno i film originali e provocanti, vengono fuori dai festival e raggiungono le sale pubbliche. Tre anni fa alla Settimana veronese dedicata al cinema delle repubbliche sovieticlie suscitò particolare curiosità Schiava d'amore che univa l'inconsueto scenario (divismo e rivoluzione) allo stile insinuante e all'ironia colta del regista Nikita Mikhalkov, uomo di grande talento e di famiglia illustre, diverso tuttavia dal congiunto MikhalkovKontchaloi>ski, genio eponimo, incline ormai alla relorica come sì vide a Cannes in Siberiade. Ci chiedevamo tre anni fa: vi immaginate Francesca Berlini nella rivoluzione russa, incerta tra un tendaggio di scena e la guerra civile? Con Schiava d'amore questa ipotesi si scioglie in una elegante, imprevista allegoria. Il film può piacere oltre il lecito, per la fragilità complice (magari un poco cinica) che il regista ha messo dentro la dura corteccia di tina morale positiva e rivoluzionaria. La Berlini russa, bellissimo ricalco delle dive del muto, allusione ironica alla famosa attrice Vera Cholotnaja, sotto la grande ala del cappello e le trine degli abiti nasconde un tormento amoroso e volitivo. Mentre infuria ancora lo scontro (siamo quasi agli inizi degli Anni Venti) essa con la troupe del suo film si sposta al Sud. Tra giardini, stanchezze e colonnelli controrivoluzionari, la diva incontra gli occhi chiari del suo operatore. Si parlano, si amano con esitazione. Lui è stato in guerra ed ora, di nascosto, gira con la sua macchina da presa le atrocità commesse degli ultimi zaristi. Bisogna clic la documentazione raggiunga Mosca e l'Europa. Ma l'operatore è sotto l'occhio dello spionaggio: sarà ucciso, e un vento di violenza devasterà anche il set del cine ma muto. La più grande attrice del cinema prerivoluzionario sembra acquistare coscienza politica: la vediamo inseguita dalla cavalleria zarista su un simbolico tram le cui-rotaie conducono, forse, a Mosca. Chissà se quella prima impressione di patriottismo corretto dall'ironia resta la più valida. L'uscita del film impegna il pubblico al piacere della verifica e al divertimento della parodia. s.reg ★ ★ Alien 2 sulla Terra di Sani Cromwell, con Belinda Mayne, Marc Bodin. Benny Aldrich. Fanta-horror a colori, Italia 1980. Cinema Augustus, Passato dalle sceneggiate cinematografiche napoletane con Mario Merola alla fantascienza autarchica, il produttore trentenne Ciro Ippolito si fa chiamare Sani Cromwell per il primo film di cui è regista. E' questo Alien 2, in parte girato a San Diego e in altre località californiane, che fanno da autentico sfondo all'azione ambientata là, e in parte realizzato in Italia: le grotte dove si svolgono taluni episodi del racconto sono quelle di Castellanain Puglia. Ne è derivato un prodotto non troppo ibrido, dove il riferimento a certi dettagli del precedente Alien di Ridley Scott appare mollo superficiale. Anche qui c'è uh mostricciattolo che attacca ì terrestri e in modo particolare un gruppo di giovani speleologi destinati a una fine crudele: il film rispetta, applicandole ripetutamente, le orripilanti regole del fanta-horror. Interpreti di svariate nazionalità si prestano a subire gli improvvisi e fulminei assalti del guizzante nemico sconosciuto, die li sfigura prima d'annientarli. a. v.
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