«lo ho vinto di più, sono vivo»

«lo ho vinto di più, sono vivo» «lo ho vinto di più, sono vivo» Leoncini: e lo sport mi ha aiutato PERSONAGGIO HA BATTUTO LA LEUCEMIA Lm TORINO * UOMO, che è egojsta, quando ha superato il pericolo non ricorda i momenti in cui ci stava affogato fino ài collo: ho rimosso tante immagini dei mesi in cui ero' malato. Sono passati e io sono qui, a 58 anni, che gioco a calcio». \ Gianfranco Leoncini era uno di quei campioni che invogliano alla domanda: «Che fine ha fatto...». Dieci anni fa, la malattia lo ha trascinato oltre la cortina del silenzio. Leucemia. Quando la voce arrivò agli amici dei suoi anni juventini, il nome di Leoncini riprese a correre come un rigagnolo che si insinua tra le rocce. Non ce la fa, forse si salva, ce l'ha fatta. Lo vedremo correre oggi al servizio di Platini e non più di Sivori, divertendosi: «Sivori - dice - è stato il più grande di sempre in area di rigore, Michel aveva qualcosa in più come uomo squadra: spera che lui e Boniek ogni tanto mi diano la palla». Lo faranno. In fondo Leoncini è il simbolo di chi ha vinto una partita ben più straordinaria dei tre scudetti con la Juve. «Se vedermi in campo può dare fiducia a chi vive il mio stesse dramma, ne parlo volentieri. La gioia è di essere tornato un uomo normale, attivo. Gioco spesso al calcio: vedrete che è rimasto ancora molto del Leoncini di una volta, anche se ora vado con l'esperienza dove un tempo ci mettevo la corsa. E poi pratico il tennis, il golf. Non mi sono rassegnato alla canna da pesca». Non lo farà mai: «La mia passione è sempre stata il calcio. Appartengo alla Juve che aveva l'anima ispirata di Sivori o di Bomperti, però dietro e in mezzo al campo si era solidi. Operai, come si direbbe adesso. Anche nei mesi più difficili, quando stavo in terapia, il calcio era vicino a me. Sa, il nostro è un gruppo di amici molto speciale: lo stile Juve nel quale siamo cresciuti ci rende nemici della pubblicità e dei sentimenti gridati. Ma in ospedale sentivo che erano tutti vicini a me, sapevano, qualcuno fingeva di non sapere ma sapeva e con molto pudore mi lanciava il messaggio che dovevo resistere. Ho resistito. L'abitudine a lottare l'avevo forgiata sul campo, il cuore e il fegato erano saldi perché ero stato un atleta: ho potuto sopportare cose che altri non reggono. E ho avuto la buona sorte che altri non hanno». Leoncini non lo dice, ma pensa ad Andrea Fortunato, che non ce l'ha fatta. «Però voglio immergermi nella festa, oggi. Riabbraccerò Stacchini e ne sono felice. Mi incuriosisce vedere se Del Sol gioca come un tempo e sarebbe un mostro perché la vita non gli è stata tenera. Un rammarico? Che Boniperti non sia in campo. Sarebbe da commuoversi. Non lo farà. Non ha più messo le scarpette, quelle Adidas dai tacchetti arrugginiti che mi voleva regalare». Il giorno in cui Gianfranco Leoncini seppe di aver vinto la partita. [m. ans.] Leoncini com'era: adesso ha 58 anni