E morto a Bari Tommaso Fiore studioso del "meridionalismo"
E morto a Bari Tommaso Fiore studioso del "meridionalismo" Dopo una lunga malattia, all'età di 89 anni E morto a Bari Tommaso Fiore studioso del "meridionalismo" Vinse il Premio Viareggio nel '52 - Fu un deciso antifascista Bari, 5 giugno. Il critico letterario e scrittore Tommaso Fiore è morto stamani, dopo una lunga malattia, nella sua abitazione pugliese. Il noto studioso di problemi meridionali aveva ottantanove anni, era nato ad Altamura ed era stato docente all'Università di Bari. Il presidente della Repubblica, Giovanni Leone, ha espresso in un telegramma il rammarico per la scomparsa di « un campione di costante, ferma e intransigente lotta per la libertà ». (Ansa) La storia personale di Tommaso Fiore compendia, forse in modo unico, la storia stessa del problema meridionale. La lenta e meditata presa di coscienza, prima, poi l'apertura d'una dialettica con «l'altro Paese » e l'interruzione, « il rifiato », del fascismo; ricomincia, ma è breve tempo, con le speranze del dopoguerra, per finire con un'amarezza serena. Era nato ad Altamura, in provincia di Bari, il 7 marzo 1884. Poteva essere uno dei tanti « professorini » meridionali, ma la insensatezza spìetata del primo conflitto mondiale gli fece scoprire la sua terra di Puglia, la faticosa e disperata ragione dei suoi « cafoni ». Era, formica, in un « popolo di formiche »: voleva farne un popolo di uomini. Questa volontà di riscatto collettivo ne segnerà tutta l'opera e trova spazio e misura concreta nelle fitte note che, come « Lettere meridionali », aprivano sulla Rivoluzione Liberale di Gobetti un dibattito attento a inquadrare i problemi del Sud in una dimensione autenticamente nazionale. Saranno poi queste « lettere » raccolte da Laterza nel volume Un popolo di formiche a far vincere a Fiore il Premio Viareggio del '52: e lo scrittore non mancherà di far notare il valore esortativo e simbolico che intende avere la pubblicazione — negli anni della ricostruzione — delle memorie d'una Italia tanto diversa « fuori » quanto identica « dentro ». Antifascista così per convinzione culturale e civiltà personale come per corretta analisi politica, rifiutò ogni compromissione col regime, si dedicò alle traduzioni e agli studi classici, alla riscoperta del « suo » Virgilio (non « per curiosità di filologo », ma per ritrovare nel poeta mantovano « i bisogni di giustizia e l'anelito di libertà» che egli. Fiore, aveva prima di tutti in se stesso). Pagò la sua militanza contro la dittatura con il carcere, insieme con i figli. Aveva collaborato al Quarto Stato di Rosselli e Nenni e Basso, fondò con Calogero e Capitini il « Movimento liberale socialista », che poi con¬ fluì nel Partito d'Azione. Fu relatore ufficiale di quell'Italia nuova che si convocò a Bari, il 18 gennaio 1944, nel primo congresso dei Cln. Continuò la sua battaglia meridionalista nel dopoguerra, e Un cafone all'inferno e Formiconi di Puglia sono ancora la testimonianza di mezzo secolo di lotta culturale nella sua terra. Ultimo dei « meridionalisti rivoluzionari », dopo Gramsci e Dorso e Salvemini, muore oggi, quando il problema del Mezzogiorno sembra aver trovato finalmente nelle lotte dei lavoratori di tutto il Paese una nuova e matura consapevolezza. m. Cand.
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