Il Premio Viareggio diviso tra Fiore, Comisso e Anna Banti
Il Premio Viareggio diviso tra Fiore, Comisso e Anna Banti Il Premio Viareggio diviso tra Fiore, Comisso e Anna Banti Le assegnazioni degli altri premi - Le deliberazioni dei giudici erano già state prese nella seduta notturna di mercoledì (Nostro servizio speciale) Viareggio, 23 agosto. Oggi nel pomeriggio Leonida Répaci, presidente del Premio Viareggio, ha letto ai giornalisti il verbale della giuria redatto nella mattinata, dal quale appare che la giuria del premio ha deliberato di dividere la somma di due milioni in tre parti: un milione a Tommaso Fiore per l'opera « Un popolo di formiche >, 500 mila lire a Giovanni Comisso per l'opera < Capricci italiani > e 500 mila ad Anna Banti per l'opera cLe donne muoiono >. Ecco il giudizio della giuria sui tre libri premiati. Tommaso Fiore, « Un popolo di formiche». E' una cronaca viva ed esatta di un periodo doloroso della società italiana, un'analisi dell'ambiente pugliese che conserva tuttora un va- \lore di documento sempre at,tuf'e- .La Passione morale, ca ratteristica del pensatore, delIl uomo, del cittadino del Mez- , condizioni sociali ed econom.- , , . ., -, . „ ___ lene della Puglia si accompagna zogiorno, vi e espressa con un fervore che diventa poesia.'Alla accuratissima indagine sulle una efficace e colorita rappre sentazione dei luoghi e della gente. Anna Banti, < Le donne muoiono >. Sono racconti nei quali una risentita e partecipe intelligenza di donna si rivela attraverso una prestigiosa e talvolta assaporata maturità letteraria. Notevoli appaiono l'invenzione, l'acume psicologico, la sagace ambientazione, specialmente nel racconto Lavinia fuggita. Curiosi particolari Giovanni Comisso, « Capricci italiani >. Le virtù poetiche di questo noto scrittore, la limpidezza del raccontare, l'abilità di ricreare con. parole semplici persone e paesaggi, che sono nelle sue opere maggiori, si rivelano anche in questo itinerario italiano: impressioni di luoghi, incontri con gente che la guerra e il dopoguerra hanno provata e mutata. Il premio «Edizioni di Comunità» di 500 mila lire per un saggio critico, messo a disposizione da Adriano Olivetti, è stato assegnato a Mario Praz per l'opera « La casa della fama », di cui dice il giudizio della giuria; « La vasta e profonda cultura, la pungente esposizione, la curiosità sempre viva e desta su diversissimi oggetti, persone libri tempi costumi, nanne già dato all'autore de "La morte la carne e il diavolo " una meritata rinomanza di brillante e sostanzioso saggista. Il libro premiato conferma queste sue qualità più evidenti ». iiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiMiniiMiii a l l i a a 0 o > r >. i o a o a, - - - a n e a e i e a e à o e, i i à osi edi e n è z a e i, i, e odi a. e». Infine il premio per l'opera prima di 100 mila lire è stato assegnato a Marcello Venturi per il voiùm tto « Dalla Sirte a casa mia » esperienze di guerra in Marmarica e di lotta clandestina in Versilia; e quelle di poesia di 200 mila lire intitolato ad Alberto Savinio, è stato assegnato a Giorgio Caproni per il volumetto di versi «Stanze della funicolare»; la giuria ha tenuto a sottolineare che « non si tratta di poesia ermetica ». Assegnati i premi, le bocche del giudici si sono scucite un poco, e si sono appresi partico; lari più o meno curiosi. Così si è saputo che le deliberazioni dei giudici sono state prese Ano da mercoledì notte; quella seduta notturna, particolarmente agitata, con le solite offerte di dimissioni subito rimangiate, complicate quest'anno da altre minacciate per telegramma da un giudice che aveva dovuto partire («Fate cosi e cosi, se non fate cosi e così dlmettomi»; non si fece così e così e il giudice non si dimise), fu l'ultima e definitiva. Le dichiarazioni di Répaci del giorno seguente, la patetica descrizione del travaglio dei giudici tuttora cercanti una via d'uscita, le nuoye rose, di nove, di nètte, di cinque nomi comunicate al pubblico, erano fumo, polvere negli occhi, inganno necessario per tenere sospesa l'attenzione e la curiosità della gente. Senonchè coloro che ascoltavano quelle dichiarazioni di Répaci, sapevano già com'erano andate le cose; che non c'è segreto che possa mantenersi quando è affidato a capricciosi letterati, a impazienti scrittori, a signorine del telegrafo e del telefono, a fattorini di albergo e a fanciulle sperdute di ammirazione per gli illustrissimi giudici. (Ce n'è, ce n'è; non tanto quanto per un ciclista o un calciatore, si capisce, ma ce n'è; specie se quegli illustrissimi si dimostrano di facile contentatura). Ma tacquero quegli ascoltatori, e di quella loro scienza non fecero mostra; e così fu un bello spettacolo, quell'inginocchiarsi a vicenda, quello strizzarsi d'occhio fra àuguri e fedeli, quel fingere di credere da una parte e dall'altra a ciò che puzzava di bugia lontano un miglio. Una mezza misura Quanto ai particolari delle discussioni, si è saputo che il premio a Fiore è uscito da una votazione pressoché unanime; esprimeva infatti l'opinione dif- ii e o rn i r- na e e r- da fusa fra tutti i giudici cheque sfanno la narrativa è in ribasso, o poco rappresentata; men¬ tre apparivano numerose e piuidegne di considerazione opere|che generalmente sono escluse dai premi letterari per il lorOjcontenuto fra il giornalistico ed il saggistico; opere cosiddette serio, magari dal lettore leggero vituperate come «mattoni >, ma degne altrettanto e più dì una raccolta di novelle 0 di un romanzo di essere segnalate al pubblico e premiate. Si era partiti sin dal principio dall'idea di dividere il premio ln quattro, magari in cinque parti per segnalare quanto più opere di questo genere fosse possibile; poi s'è pensato per un momento ad un premio unico e indivisibile; poi si è ritornati all'idea della divisione, e per qualche tempo parve che 1 due milioni andassero divisi in parti uguali fra Fiore e Co io di. e. di ra i misso. Infine i giudici hanno ripiegato sulla mezza misura del premio diviso in tre parti, sia pure disuguali; e a malincuore hanno dovuto lasciare cadere autori come Dal Fabbro, Trompeo, Patti, Guerrisi, sui quali nel giorni precedenti si erano raccolte le simpatie di questo e di quello, e pei certe opere a un certo momento quelle di tutt'insieme i giudici. La coppia Comisso - Banti ha battuto sul traguardo il corridore solitario Scanziani, auto- re di un curioso romanzo col-locato alla fine de! secolo pros- simo. ma che riflette fatti av-a a, [venuti nella seconda metà del lro! fulasoasecolo attuale, che aveva dalla] csua giudici autorevoli. Marcel-] c10 Venturi con il suo diario di Libia ha vinto per un solo voto ,in confronto di Remo Lugli, ìper l'opera «Le formiche sotto1 la fronte >; qualcuno aveva proposto di premiare insieme 11 Lugli ed il Fiore facendo dei due titoli dei loro libri un titolo solo: «Un popolo di formiche sotto la fronte >, ma la., proposta non è stata giudicata lseria dal giudici più attempati.|sCon rammarico, per premiare ;ti versi, giudicati nuovi ed ori-|Pglnali, del livornese Caproni, i giudici hanno lasciato in dis-1 cparte altre opere ln poesia, co-1 tme «Natura morta» dell'esper-, tto Pavolini, o « La piccola ere- ndita >, versi schietti e ispirati Mche ha lasciato Giovanni De-jnscalzo, immaturamente mortorlo scorso anno; una scelta po-'cstuma nella quale vi sono fra ealtro passi del poemetto «Uligi-' sne» che dette improvvisa rino- qmanza al giovane e sconosciuto tcontadino. 'sFestosa serata L| tStasera c e stata l'annunzia- dta festa per presentare al pub-cblico i vincitori, festa insapo-lfrata, per dirla con un aggettivo caro alla Giuria, dalle canzoni di Maurice Chevalier, dalle musiche di Hazel Scott, dai sdtlazzi di Billi e Riva, dal sorri- rso ironico di miss Francia, dai: ritmi di jazz e di samba; e ì vincitori te la stessa Giuria) sballottati e travolti da una folla che li pregava di togliersi di mezzo perchè le impedivano di vedere 1 divi. A un certo momento i vincitori furono mostrati al pubblico da un palco, e stavano lasiù tretti l'uno all'altro con la necessaria timidezza di gente a cui le radunate mondane, le luci dei riflettori, la curiosità irriverente delle folle sono esperienza rara o mai avuta; Tommaso Fiore, con l'aria di un'professore alle prese con una; fscolaresca barabba, Comisso dche non sapeva dove tenere le mani e meno di lui sapeva do- zve tenerle il poeta Caproni ca-|rico di erte chiome nere Praz dardeggiava intorno gli! Cocchi come cercando chi per avventura non approvasse la ;Gscelta del suo nome (mancava !Marcello Venturi che si trovai in Ungheria) iAscoltata con sopportazione: dalla fervida radunata la lettu- _ . ., t„t. j da .paci" a\bracciant, e"bacfaU i vfnÓitori^reT^W' J^^iw i, , L jI sottoposti i poveretti alla tortura di dichiarare al mic.rofo- no, sollecitati da uno spirito- so intervistatore, che erano' contenti di essere arrivati pri-imi, la letteratura e stata gen- itilmente piegata di andarsene]|fuori dai piedi; ed è comincia-1 ta la festa, la festa vera per jCUi belle donne si erano denudate le spalle e lucidi signori avevano indossato giacchette bianche o cenerine e sfidata la pioggia autunnale, con l'esibizione delle succitate celebrità della canzone della rivista e del varietà; di cui altri forse canterà con miglior plettro. Prisco L'articolo comparso sul giornale di Ieri su! premio Viareggio re-icava per errore la firma Paolo ; Monelli: esso avrebbe dovuto In- vece essere firmato Prisco come) tutte le corrispondenze di questo nostro servizio speciale. j ' '
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