Quelle due giornate di sangue fecero inorridire anche i fascisti

Quelle due giornate di sangue fecero inorridire anche i fascisti Quelle due giornate di sangue fecero inorridire anche i fascisti ANDREA VIGLONGO di capo cronista Ordine Nuovo» nel 1922 1 . Un episodio di fredda' ferocia come •[quello dh'e'va sotto" H"rtoMe> "UT «"atra"' Jfje di Torino del 1922.» è-cosa troppograve per non avere un significato politico di seria portata. La marcia su Roma del. 28 ottobre, per le sparute squadre torinesi era stato'un'atto, sporadico di, arditismo senza seguito apprezzabile e non aveva persuaso neanche i monarchici fiduciosi In un velleitarismo attribuito a Emanuele Filiberto Duca d'Aosta, Il prestigioso ex comandante della Tetta Armata. L'occasione La popolazione di .Torino . era indifferente nel confronti .del pochi Idealisti ex anarcoidi corno Mèrlo "Gioda b degli avventurieri boriosi che ayevano come capò Cesare De Vecchi di Val Clsmon, il quadrumviro. Proprio .De Vecchi, furente contro la città che non lo seguiva nel fanatismo squadrista, attendeva un'occasione per ■ dare una lezione » all'antifascismo torinese. E L'occasione venne II 17 dicembre, domenica. Fu inaugurato II gagliardetto della squadra fascista'« Francesco Barac¬ ca », con la partecipazione di Brandimarte e della sua intera legione. Quella stessa sera all'estrema Barriera di Nizza II tranviere comL.lsta Francesco Prato, ricercato per un precedente conflitto che aveva avuto ■ con . una squadra di .fascisti e rifugiato In 1 •'casa di'un'amico*,'ftr-trovato-"darle1ca-'. micia nere.. Erano in dieci contro uno, ci fu uno scontro selvaggio a colpi di pistola. Prato, colpito alle gambe, rispose al fuoco e uccise Giuseppe Dresda e Lucio Bazzani. ' ' All'annuncio della morte del due ca• merati, Il direttorio del fascio torinese entrò subito in azione • con un plano organico e fulmineo — ,come affermarono. g\l ■ stessi commissari fascisti Gassi e Giunta Incaricati poi di un'inchiesta sul fatti —. La premeditazione e la Incoscienza del Fàscio torinese'e del Comando della Legione Incute raccapriccio e sgomento :• Nei giorni 18, 19 e 20 dicembre gli squadristi uccisero 11 persone e ne ferirono altre- 30, tutti cittadini Inermi. Ma I fascisti stessi affermarono poi ' elle 1 morti furono assai di più di quelli ufficialmente, accertati. In una intervista letta al processo di Firenze, nel 1950, Il console Piero Brandimarte affermò essersi trattato di « rappresaglia ufficialmente comandata e da me organizzata. Noi possediamo l'elenco di oltre Hremlla nomi di sov^versivi. Tra questi, no abbiamo scélti' 24'e ì loro nomi II abbiamo affidati alfe nos(re migliori squadre perché facéssa'ro giustizia ». « Ma lei parla di 24 morti. .Invece Questura e Prefettura hanno comunicato un elenco di 14 mor¬ ti. E 12 sono I cadaveri ricoverati alla camera mortuaria-, 'Cosa vuole che sappiano in Questura e Prefettura? lo sarò ben In grado di saperlo più dì loro. GII altri cadaveri ssranno restituiti dal Po, seppure II restituirà, oppure si troveranno nelle tosse, nel burroni o nelle macchia delle colline- circostanti: -.Duo- ■, que.l. morti,50770 241-..'N.o,. 22, poiché, , due sono scampati alla fucilazione ». Il massacro La ricostruzione dei fatti chiarisce che oltre ai feriti nella tarda mattinata del 17 alla Camera del Lavoro (Gennaro Gramsci, fratello, di Antonio e Amministratore deW'Ordine Nuovo, l'on. Vincenzo Pagella, Il ferroviere Cozza, Pietro Ferrerò, segretario della Flom torinese) c'è la « ufficiale » conquista del Palazzo delle Organizzazioni operaie di corso Siccardl 12 da parte del fascisti. Il consigliere comunale comunista Carlo Barruti fu prelevato nell'ufficio del Controllo Ferroviario, portato prima alla sede del' Fascfo poi in aperta campagna e. mitragliato alla schiena. Poche ore dopo ' fu ammazzato anche l'usciere del ' medesimo ufficio Angelo Quintagliè, ox carabiniere ed apolitico, solo per aver deplorato l'assassinio di un galantuomo. Molti furono uccisi nelle loro case, addirittura sotto gli occhi di mogli e figli. Pietro Ferrerò verso mezzanotte si trovava sotto I portici di piazza San Martino all'angolo con via Bertolè. Lo Incontrai qui mentre ero In compagnia di Mario Montagnana: gli raccomandammo di ritirarsi ma'poco dopo fu catturato dagli squadristi - che, dopo averlo massacrato di .botte,, lo legarono ad un camion, trascinandolo fino al monumento di Vittorio Emanuele II. Per questo fu scelta piazza S. Martino, ribattezzata piazza XVIII Dicembre, a- ricordare l'orrenda strage ed il sacrificio di tanti innocenti cittadini. Dopo il massacro del 18 giunsero ordini da Roma di non Insistere in una azione tanto sanguinosa e del tutto ne gativa. Difatti noi redattori dell'Ordine Nuovo, sequestrati verso le 11 del mattino del 19 da una banda di squadristi capeggiati dal console Revel e dal marchese ScarampI, venimmo tradotti legati alla sede del Fascio In corso Cairoli, dova era ancora allestita la camera ardente colle salme di Dresda e Bazzani, ma dopo mezz'ora di esitazioni ed inutile ricerca di automobili (salirci avreb be significato essere portati In aperta campagna e fare la fine del povero Berruti) venimmo sospinti In corso Massimo d'Azeglio angolo corso Vittorio contro la cancellata dell'istituto del Cenacolo, restando sotto ii tiro dei moschetti degli squadristi ed all-'arrivo di Brac dimarte venimmo malmenati' ma non fu cilatr, sotto gli occhi di centinaia di operai della Fiat di corso Dante scesi del tram allo spettacolo, allucinante. Ora e luògo non erano evidentemente più,adatti ad' un'altra strage.