Un " ultimatum" di Mackensen alla Romania

Un " ultimatum" di Mackensen alla Romania Un " ultimatum" di Mackensen alla Romania Le dimissioni del Gabinetto romeno Il nostro corrispondente da Parigi ci telegrafa in data 10 notte: Nessuna informazione da fonte autorizzata è pervenuta finora a Parigi sulla soluzione della crisi apertasi in Romania in seguito alle dimissioni di Bratiano. E' probabile che la crisi rimandrà la scadenza dell'» ultimatum » inviato alla Romania dal Comando tedesco e il cui limite doveva spirare oggi. La Germania non può infatti — osserva il «Temps» — chiedere la risposta a un Governo non ancora costituito. Marcello. Hutin scrive sull'« Echo de Paris » di credere che gli Impri centrala si preparano a lanciare agli alleati un « ultimatum » de|lo stesso genere di quello di Mackensen ai romeni. Le impressioni francesi sulla pace dell'Ucraina (Servizio tutelale óekla Stampai Parigi, io. notte. La pace con l'Ucrania; un ultimatum alla Romania. Nessuno se ne spaventa.," Dal punto di vista militare — scrive Hutin nelVEcho de Paris — il duplice evento non cambia la situazione, perchè previsto da lunghe settimane». Nessun allarme, dunque, ma molta filosofia. I preliminari di pace con l'Ucrania erano stati già firmati dal 20 gennaio. Nulla poteva impedire l'epilogo. Qualche cosa invece è venuto ad affrettarlo. Nell'intervallo la Rada era stata violentemente scossa da un forte movimento massimalista con cui ancora a Kieff stessa è alle prese. Questo ha accelerato la conclusione dei negoziati. Il Governa ucraino.si è gettato nelle braccia degli austrotedeschi sperando df trovare la salvezza in una pace coi due Imperi centrali. Questi avevano fretta di mettere le mani sulle ricchezze agricole del paese che passa pel j maggior granaio dell'Europa orientale. La 1 Rada aveva bisogno di un appoggio militare contro i massimalisti. In base a simili scambi di servizi la pace sarà stata firma la. II risultato, quindi, per gli Imperi con n i n PARIGI, 10 Un dispaccio da Basilea reca: l giornali te. deschi annunziano che il maresciallo Mackensen ha diretto II 6 febbraio, a nome del Go*. verno tedesco un « ultimatum » al Govèrno romeno fissandogli un termine di quattro giorni per entrare in trattative di pace. Il Consiglio dei ministri di Romania si è subito riunito; e, dopo lunga discussione, ha offerto le dimissioni al Re, ohe le ha accettate. frali è ancora problematico. Perchè il loro, accordo con la nuova Repubblica dia tutti ji frutti che Berlino e Vienna ne sperano, (bisognerà che la Rada si senta bene in sei-1la e l'eventualità è ancora„lpntana. L'inter-vento degli eserciti imperiali nelle lotte in-terne dell'Uerania potrebbe esporli a sor-prese penose. La Germania e l'Austria —jl'osservazione è di Bainville — si troveran- no associate in una spedizione ove i loro interessi divergono. L'Austria ha per i ru-teni ed i polacchi — che sono nelI'Ucrania la maggioranza — .una tattica tradizionale che è agli antipodi con quella tedesca. E questo contrasto fondamentale potrebbe essere germe di complicazioni politiche prossime. Evidentemente questa prospettiva, se si presentò agli occhi dei negoziatori di Brest-Litowski, fu meno forte del miraggio delle ricchezze ucraniche. "Ma qui esistono altri motivi per dubitare del loro reale successo. Scrive il Matin: «Crediamo che il bilancio delle risorse dell'Uerania sia stato esagerato. I raccolti del 1915 e del 1916 sono stati consumati e durante l'anno della rivoluzione, il 1917, gran pufro delle terre non sono state seminate. Verso la metà'di gennaio del'1918 quaranta decigrammi di burro costavano a Kieff 9 od anche 10 rubli: un litro di latte un rublo e 80; 40decigrammi di lardo 4rubli; una libbra di zucchero circa due rubli. Tutti prezzi che non sono di un paese che goda una vera abbondanza. L'Ucrania produce è vero il 33 per cento del raccolto totale dei cereali russi; ma deve nutrire oltre 35 milioni di abitanti. Possiede il bacino carbonifero di Donetz, che fornisce i tre quarti della produzione della Russia europea, ma non c il carbone quello che manca alla Germania ed il vantaggio da quél lato (data la quasi impossibilità di organizzare, trasporti regolari) non può essere che minir mo. Invece l'Ucrania manca di rame, di piombo, di zinco ». Donde risulta chiaro pel giornale che prima che la. Germania e l'Austria trovino in un accordo con l'Ucrania un miglioramento rapido della loro situazione economica, molta acqua dovrà passare sotto i ponti. Dallo stesso punto di vista, per giungere a identiche conclusioni, si pone il Petit Journal, che riferisce l'opinione di un grande negoziante di grani che prima della guerra per lunghi anni importò da Odessa e dall'Ucrania montagne di grano. Secondo lui i tedeschi non possono sperare un soccorso efficace prima di un lungo periodo di organizzazione. Nella migliore delle ipotesi, supponendo che l'Ucrania sia presto pacificata e che i trasporti tornino" possibili, bisogna considerare che già in tempo di pace non esistevano nessun grande deposito, nessun sistema di concentrazione dei grani in tutta la Russia meridionale. I negozianti stranieri dovevano mantenere un esercito udi viaggiatori che si recava in ogni vii-1 fInggio per comprare il grano direttamente | ldai contadini. Il raggruppamento delle in-itnumerevoli piccole riserve loro, il' trasporto dai carri sui vagoni sulle rare lince ferroviarie fornite di insufficiente materiale, richiedevano un tempo infinito. La guerru sicuramente non ha migliorato queste condizioni. La produzione 6 molto diminuita Le bande rivoluzionarie hanno distrutto tante cose e la cattiva amministrazione del paese ha dovuto ridurre l'ultimo raccolto a minime proporzioni. Inoltre vi è altro: il solo luogo donde i cereali ucranici potrebbero essere importati eon una relativa rapidità è Odessa, e questa è in balìa à rivolte sanguinose. Le gravi lotte intestine Le battaglie si svolgono nelle vie da una settimana — telegrafano all'Agenzia Radio — tra ucranici e « guardie rosse ». Le truppe fedeli alla Rada erano riuscite martedì a riprendere la stazione e la sede del nsmsscssd10 Stato Maggiore. Il combattimento si im-|pegno allora perfino nel centro della cit-Utà. Le corazzate della flotta intervennero i nella lòtta, costringendo gli ucranici ad abbandonare le loro posizioni. Una tregua venne poi conclusa tra i combattenti. Il nu-, mero delle vittime è di oltre trecento. Sottri.; 11 pretesto di perquisizioni numerosi sac-jcheggi vengono commessi nello case ori- vate. Gli abitanti sono espulsi dalle' lóro case, le trattorie sono invaso da bande di sedicenti disoccupati. I Comitati màssima- listi si mostrano incapaci a ristabilire l'or-: dine. I loro agenti si mischiano spesso ai malfattori. In fondo la "paco conclusa sembra al redattore diplomatico dell'Edio ile Paris che si riduca in realtà ad un'intesa tra gli imperi centrali e il solo partito costituente la maggioranza della Rada, quello dei so- cialisti rivoluzionari agrari e separatisti, i i cui principali leaders sono Obulhowitch, | negoziatore di Brest-Litowski, Kowalew- ski e Gruchewiski, che visse, sino alla [guèrra, in Galizia austriaca, insegnando, nell'Università di Leopoli. La Rada di Kieff aveva tuttavia cominciato bene. Quando in principio di gennaio-decise di farsi rari- presentare a Brest-Litowski i suoi delegatilebbero l'incarico di sostenere una tesi che sembrava ispirata, sovratutto a un senti-1 mento vivo di indipendenza nazionale. So lno i bolscevichi con i loro eccessi — àffer- nila Berve — che hanno costretto il Segre- tarlato ucranico à mettersi su cattiva stra- da. In LVranio, ove tutti si dicono socia-1listi, come in tutti ì paesi agricoli, il ne- mico non era più il tedesco o l'austriaco ;lerai! o i gruppi bolscevichi: piuttosto il gendarme austriaco e tedesco, che concor- j ra a ristabilire ^'ordine, anziché le bande. (devastatrici analfabete alcooliche, le qualf, j1 sotto il nome di «guardie rosse», fanno .oggi rimpiangere lo rzarismo alla Russia iestorrefatta. Gli ucranici, lusingati nelle 1 loro passioni separatiste, stanchi della j guerra, desiderosi di barattare i loro grani contro prodotti e manufatti germanici, ; panno capitolato. » Non senza lotta però — ; narra VEvenarnent. — I delegati di Brest i Litowski si mostrarono lungamente rigidi nel proposito di conservare la loro libertà a a n n di movimento: opposero un rifiuto persistente alla intimazione di disinteressarsi della situazione dei loro fratelli ruteni di Galizia e Bucovina. La scorsa settimana ancora rifiutavano di entrare in qualunque combinazione economica in. relazione coi piani della Mittel-Europa. Giuravano che le loro matèrie prime non sarebbero andate in Austria e in Germania che nella misura in cui i prodotti degli imperi centrali .fossero stati loro rimessi. Si dichiaravano infino disposti a salvare le loro relazioni future con l'Intesa. E' possibile che tutte queste eccellenti intenzioni siano andate in fumo ? Mackensen e Bratiano Intorno all'ultimatum significato alla Romania e collegato colle dimissioni del Gabinetto Bratiano abbiamo molti punti interrogativi. E' certo che da parecchi giorni Mackensen premeva con minacce sui Comando romeno, cercando arzigogoli per denunciare l'armistizio. Prima trasse pretesto dal trattamento fatto ai prigionieri di guerra, poi dalla situazione nuova suscitata dalla ritirata delle truppe russe in Moldavia ; infine la scorsa settimana dichiarò che l'armistizio non era più valido. Sperava col colpo di costrìngere re Ferdinando e i suoi ministri a capitolare. Innanzi al nuovo pericolo, Bratiano, angosciato dalle gravi responsabilità che pesavano su di lui, esitava tra parecchi partiti. Ha esitato troppo, secondo alcuni. Il 24 gennaio, alla riapertura del Parlamento a Jassy, il discorso del trono redatto da Bratiano non conteneva una sola parola ,ier gli alleati della. Romania nò per la speranza della vittoria romena. Questa ommissione deliberata provocò, immediati violenti attacchi da parte dell'opposizione. Nel Consiglio dei ministri romeni l'unanimità sulla condotta da seguire non esisteva più. La partenza di Bratiano'significa, secondo il GaittfJix, che l'opposizione ha,, preso la prevalenza e che la Romania è più decisa che mai a resistere. Ma sarebbe imprudente accettare una versione ad occhi chiusi. Si osserva peraltro che l'esercita romeno è ancora in condizioni da dare del filo da i torcere ai tedeschi: conta cinquecentomila uomini, sempre ben comandati, ben ri1 forniti. Alla sua- testa sono capi mi| li'turi provati, il generale Berthelot e n' ssct: r'pè'pìhbilcitri francesi. I suoi effettivi superiori\ cli molto a quelli di cui Mackensen dispo ne. Potrebbe dunque, se il Governo di .lassy vuole rispondere picche ai tedeschi, marciare su Odessa, tentare (qualcuno lo spera) persino di guadagnare alla sua causa la squadra russa del Mar Nero. A successore di Bratiano sarebbe già stato designato il generale Averesco, e la nomina, se confermata, indicherebbe che quel piano non è chimerico. Ad Averesco i romeni debbono i più chiari successi della prima; rfase della loro guerra La Russia e l'Intesa La conseguenza del doppio evento dovrebbe essere l'accentuarsi del contrasto fra gli imperi centrali e i massimalisti. Dovrebbe essere anche, secondo Sembat ueW Humanité, una politica più savia, o, se vuoisi, più realista degli alleati verso il Governo attuale di Pietrogrado. In soste |gno della tesi interviene oggi anche il MaUm, il quale dichiara necessario praticare i lassù un salutare opportunismo, e sog giunge: » Non è indifferente, dopo quelli che è accaduto con gli imperi centrali, che , questi piglino posizione risolutamente osti.; le nei riguardi della rivoluzione russa. Se jlc condizióni degl'i attuali plenipotenziari a Brest-Litowski sono mantenute nel loro o rigore, la-firma di pace con Pietrogrado sarà impossibile. E' vero che la Russia, - invece di essere aperta soltanto alla in: fluenza tedesca, può essere progressivae e - col concorso dei gruppi | cgmmcsttcdcmente rosicchiata che i disordini bolscevichi hanno suscitatoIcontro la politica di Lenin. Vero è forse Lanche che a Pietrogrado stesso i tedeschi! potranno disporre dei mezzi di organizzare una controrivoluzione che atterri il Gover- no attuale. Si tratta però qui di opera , i lunga e lenta. Se le cose volgessero a male, , | il fatto resta indiscutibile. Tra i nostri ne- - mici e il Governo dei "Soviet» l'accordo èla [stato impossibile. Gli alleati non dovreb- o, nero cogliere la palla al balzo, sfruttando uf l'occasione? Non per caso il Petit Parisian] o divulga oggi la narrazione di un colloquio - che Trotzki ebbe con Noulens. ambasciatoili-c francese a Pietrogrado nel dicembre, e rompendo il ghiaccio che esisteva tra loro, -1 Era il momento in cui i rapporti tra Kieff le Pietrogrado erano più tesi e Iti Rada pi- gliava atteggiamento ostile verso il Gover- no dèi commissari. Trotzki chiedeva alla - Francia che richiamasse gli ufficiali frau-1 cesi addetti al Governo dèll'Ùcrania. L'ani- ',- basciatore spiego che la cosa era difficile. ;l Gli ufficiali.si trovavano a Kieff dal tempo l del regime czarista incaricati di provvedo-; - re alla difesa degli interessi economici e e. politici francesi in Ucrania, ma, come tutti f, jgli altri francesi dimoranti in Russia, non] o a e a i , — i à i i a e o o a o e o ai r eri un io. inoar4 a ar nsnel à ù. o a a ni. o a a ivrebbero partecipato alle lotte interne dal! paese. Trotzki non insistette. La conversazione continuò su un'altro punto: gli impacci suscitati da Trotzki ai corrieri diplomatici francesi. L'ambasciatore e Trotzki vennero a una transazione. Parlarono quindi dei negoziati di Brest-Litowski. « Se la Germania rifiuta le vostre condizioni, — chiese l'ambasciatore, — continuerete la guerra?». «Sì, voglio riprendere la guerra, — rispose Trotzki, — ma se l'opinione pubblica è contraria, non potrò battermi solo ; romperò i negoziati, riinetterò alla Costituente le proposte di pace russe .e le risposte tedesche. La Costituente deciderà ». Poi Trotzki manifestò la sua ammirazione commossa per la democrazia francese che « non era responsabile della guerra e ne aveva sostenuto l'enorme peso con magnifico coraggio ». D. R. Sanguinosi episodi della guerra civile in Finlandia Haparanda, 9. Viaggiatori, diretti a Pietrogrado hanno dovuto tornare venerdì scorso ad Haparanda, essendo slato impegnato un combattimento alla stazione di Vilppula, Essi riferiscono che Tammersfors si trova da giovedPscorso nelle mani delle truppe bianche ; 1800 cacciatori finlandesi sono rimpatriali dalla Germania per la via di mare. Il comandante delle Guardie bianche di Tornea ha requisito tutte le anni.1 Circa le lotte svoltesi presso Lleaborg si riferisca che ì. bianchi disponevano di 700 uomini, ed rossi di 2500, fra cui 400 russi ; 1300 rossi furono fatti prigionieri durante la loro marcia verso Gtunlaa, ad 83 verste da Uleaborg. La città di. Brahnestadl è. caduta nelle mani dei bianchi dopo un breve combattimento. Le comunicazioni ferroviarie fra Pietrogrado e Viborg essendo interrotte, se ne conclude che i bianchi sono padroni anche di Viborg. Il Corpo dei bianchi di Wasa ha inviato questo telegramma: « Dopo undici giorni di (otta i rossi di Kuopìo capitolarono venerdì sera; oltre 500 vennero fatti prigionieri. I bianchi ebbero 19 morti e 4 feriti ; inoltre un borghese rimase ucciso ed un.) ferito presso Antarfa nella provincia di Karelen. I bianchi si impadronirono di. sei cannoni, di 12 mitragliatrici, di grande quantilù di lucili, di munizioni, di viveri e di parecchie automobili. Il combattimento infuria alla slazione di Vilppula sulla strada di Haparanda. Sugli alivi fronti il nemico si ritira appiccando incendi e dandosi a saccheggi- (Stefani).