La mia lettera-denunzia alla Regina di Romania

La mia lettera-denunzia alla Regina di Romania La mia lettera-denunzia alla Regina di Romania arassona-ourgo-otha,consorte 'di Ferdinando di Hohenzollem e Regina di Romania, è l'ultima fra i coronati di Europa che abbia il senso dell'apparato regale. La sua fotografia più recente, ebe ho qui salto gli occhi, è un capolavoro che nessun fotografo tedesco — esiste in Romania un fotografo che non sia tedesco ? — sarebbe da solo capace di combinare. Anche Jo spalle bianche e matronali delta regina sono esposte agli sguardi ammirativi del popolo, come la massa dei capelli biondi, la corona bizantina cinta a Tirnovo, le croci e 1 pendagli d'oro sulle tempie: ma appena quel manto scivola sulle spalle, come la mano dov'essere sicura, & ricondurre il broccato al dovere di cadere in pieghe maestose! Le due figlie, rifugiate accanto a lei, sono ancora ir.certe, oppresse dai diademi dei loro regni lontani: si sente che sotto gli sguardi delle folle, un'onda di sangue monta loro dal cuore alla fronte, velario di una ritrosa regalità intima: mentre la madre non ammetta neppure che un desiderio umano si insinui nella curiosità, cui ella si offre. « Madre dei Balcani » — gli storiografi cortigiani le preparano certo questo titolo. La figlia Elisabetta — regina degli Elleni: Maria, regina di Jugoslavia: il figlio cadetto, Nicola, pretendente, o come oggi si dice, candidato al trouo di Albania: e per l'ultima figlia, la più cara, Ileana, hanno provveduto gli autori della caccia all'uomo e della vasta ferita aperta nel collo bovino di StambuIisky... Quel plebeo era l'orco, padrone di un reuccio e di una corona. Adesso il reuccio Boris può deporre la corona ai piedi di Ileana; e s'abbia anche questa il suo regno, e venga a piegar le ginocchia, alunna di regalità, accanto alla madre espertissima. In qualche riposta stanza del Qastel.di Sinaia, nido di quattro regine. \ :v ' Ecco una famiglia, signori. . • Forse l'unica famiglia dei Ealcàni,"passe in cui tutte le donne nascono divorziate. Maria di Romania certo deve dar consigli alle figlie, come hanno da essere buone regine, patriottiche, ed acclamate regine di popoli diversi, degli jugoslavi, dei greci, dei bulgari. Parlerà, la madre, in inglese: perchè essa è nata in Inghilterra, e neppure quattro regni balcanici possono fare da contrappeso all'influenza delle nurses della casa reali britannica. Ma Maria di Sassonia-Coburgo-Gotha non è inglese, neppure. Sua madre fu una Granduchessa russa; ed ?lla 10 ricorda sempre, e La corte russa era, sema dubbiò, una delle più brillami di Europa. Di là veniva mia madre e lutto ciò che apparteneva a questa Corte era circondato per noi bambini da un prestigio straordinario..-. 'Vedo immensi palazzi e soldati e cortigiani innumerevoli. Lunghi corridoi silenziosi con sentinelle dall'uniforme caratteristica: davanti alle porte imperiali, cosacchi giganteschi vestiti di rosso... file lunghissime di vetture, con cocchieri alti e barbuti, avvolti in lunghe toghe di colore oltremarino. Meravigliosi quel cavalli tutti neri, dal pelo lucido e dalle cosce dorate che brillavano al sole come scudi...' Vn odore tutto speciale impregnava le abita' zionì imperiali » (1). Ma questi tetri splendori non sono bastati per fare della Regina. Maria una russa. Forse può una donna, '.ho porta il nome di Sassonia-Coburgo-Gotha, essere davvero o inglese, o russa, o di qualunque altra « patria a ? La patria, ecco un concetto ben ristretto per una stirpe cosi ricca di succo, cosi temprata alla fatica di regnare, cosi pronta ai trapiantameli nei regni acquistati nei matrimoni aulici o nei Congressi diplomatici : per una stirpe, la cui genealogia si intreccia oggi intorno a tre troni cosi diversi e lontani, Gran Bretagna, Belgio. Bulgaria, tutta fiorita di principi consorti e di principesse apostate, che si insinua, con un filóne d'oro di parentadi, in tutte le pagine principesche dell'Almanacco di Gotha! La giovane principessa Maria di Coburgo seppe un gtomo ch'essa sarebbe andata sposa a un Hohenzollem, * distaccato • o « comandato » a fare da futuro re sul popolo romeno. Che cos'era poi questo popolo romeno, nei discorsi ch'ella *veva udito finallora? Una combinazione etnografica fra le? vantina e zingaresca, che aveva due béguine: essere indipendente, e fsre della politica intemazionale. Chiedeva ora una bella principessa, perchè lo aiutasse. E Maria si pose subito all'opera, disinvolta e sicura, per la scienza di regnare trafusa nel suo sangue. Si lasciò incoronare, si lasciò applaudire: montò a cavallo, e vestita da colonnello, passò in rivista i suoi reggimenti. Disimpegnò le funzioni dì ospite nei grandi convegni intemazionali, in cui si annodavano le' alleanze e si preparavano le guerre: non voleva il popolo romeno t liberare » i fratelli di Transilvania ? Lo Zar Nicola e la Imperatrice Alessandra arrivavano su una nave bianca, da quelle loro abitazioni « impregnate di un odore strano ». Maria li riceveva. « In quel giorno una luce festosa era diffusa sul nostro bianco porto di mare. Il sole sfolgorava coi suol raggi sopra tutte le cose, ed un sentimento grande di bontà per tutti gli essiri umani mi penetrava nel cuore ». • Bello sarebbe stato, andare in crociera verso la Crimea lontana, o verso il Bosforo : ma 11 popolo romeno chiedeva dai suoi re una giornata di lavoro. Maria di Ccburgo glie la dava coscienziosamente. Tutto l'allenamento, tutta la delicatezza di tatto di tante generazioni riuscivano perfino nd attutire l'amarezza della donna. « lina sfumatura di condiscendenza palesavasl in tutte le parole dell'Imperatrice Alessandra e in ogni suo gesto; durante quelle dodici ore, tri cui fu nostra ospite, ella fece i più lodevoli sforzi per scendere dalle sue eccelse slcre in mezzo a noi ». Eppure... « Ero felice che lo Zar fosse venuto ad onorare il nostro paese, e sapevo che ti vecchio re era contento, mi guardava, e capivo alte lutto andava bene... ». Cosa, tutto? Ma la politica intemazionale dejla Romania! C'è una scrupolosità di impiegato the disimpegna bene la sua pratica, in questa frase:, c'è una principessa che si compiace di avere sbrigato lealmente il suo lavoro. Poi vennero i bambini, e ;a madre, fedelmente, cercò di tirarli su nel patriottismo stabilito dalla Costituzione: il patriottismo romeno. « Rivedo i loro occhi infantili pieni di stupore nell'ummirare, incantati, i reggimenti che sfilavano nelle toro uniformi luccicanti. I bimbi avevano appena imparato a camminare^ e già sapevano fare il saluto alla bandiera ». Qupl'era il giocattolo: 1 reggimenti per i bambini, o i bambini per i reggimenti? Pure, dopo anni di regno, «Ha non ha perduto iì sentimento della sua solitudine, della sua estraneità in mezzo a un popolo adottivo. Gli uomini giunti da Parigi o da Londra. dall'Occidente. Le sono subito più vicini: quando gli ufficiali alleati lasciano la Romania dopo l'Invasione di von Mackensen ella scrive: « Quegli uomini risoluti, nel o dirmi addio, m'hanno guardato fisso negli • occhi e mi hanno detto: « Crediamo in re, ■ non Ti rinnegheremo : Ti lasciamo, perchè m cosi vuole il destino. Tu sei il vessillo da • noi piantalo in questa terra, che, insieme • con te difendemmo. Resta incrollabile, sii • forte: ritorneremo ». M'hanno chiamato il • loro vessillo, e in quel momento io non ero a che una povera donna piangente ». Non c'è scampo. Il popolo romeno voleva la Grande Romania: o — oorne anche si dice — voleva morire per la sua regina. Ella si ribella talvolta, chiede il perchè: « Perchè dcb'bo essere proirrio io l'eletta a rappresentare vn idi-ale * Quale diritto ho io di essere posta (1) Marie, Resina di Romania. — Dal mio ciiijre. al loro "cuore. — Modernissima sd., Milano 1923. al disopra di 'essi * di acquistare la gloria al prezzo di sangue?». Ma poi. dalla generazioni di principi che stanno dietro di le', che parlano in lei. sale la rassegnazione, tanti popoli diversi hanno già sfilato dinanzi a principi di Coburgo, cantando inni ni guerra! A Lei toccò udire l'inno romeno: » Vn grido si sprigiona dalle loro labbra non appena mi scorgono: — Ce ne andiamo, parli tiama con gioia, andiamo a vincere perchè « tu possa diventare imperatrice, l'impera« trice di tutti i Romeni! — ». Maria di Sassonia-Coburgo guardò i volti congestionati degli urlatori, piena di tollerante indulgenza e di pietà: fu veramente regina quando non rivolse più al Cielo nessuna domanda sacrilega, sulle ragioni per cui gli uomini vogliono morire. « Che Iddio Ti protegga e li conservi, perchè tu possa diventare imperatrice, l'imperatrice di tutti i Romeni? ». M'è parso, in quell'istante che qualcosa di miracoloso fosse sceso a un tratto nel mio cuore affranto, alcunché di sacro e. di terribile... » Fu questo sovrano, elegante compatimento per le passioni, gli entusiasmi e gli ardori della' povera gente patriottica ; questa stanca condiscendenza, virtù della vecchia stirpo coburgica, a piegare il capo biondo sotto la corona bizantina, impostale da un popolo tormentato da allucinazioni imperiali; quest'arte raffinata e aulica di occidentale, che seppe tessere sul rozzo canovaccio della politica balcanica esasperata di nazionalismi, la trama d'oro dei matrimoni principeschi : questo austero senso dinastico, che non esitò a far piegare il capo biondo delle figlie sotto un giogo d'oro, fra gli applausi di popoii lontani e stranieri — fu tutto questo, rilevatomi da un ritratto di cerimonia, e da un diario di regno, che mi indusse a rendere 'un umile servigio a Maria di Sassonia-CoburgoGotha. Si, signori: dopo desinare, corti giorni in cui la mia cuoca mi ha apprestato una qualche pietanza della cucina genovese, di quelle che oggi non si trovano assolutamente più in trattoria, come le melanzane o le cipolle ripiene, o la torta di bietole :on latte cagliato, e io posso scendere in pantofole nel mio studio, e godermi una digestione saporosa, degna dei miei avi ; in quei certi giorni; soddisfatto e orgoglioso del alio mestiere di borghese di provincia, sono rapacissimo di rendere dei servigi alle regine di paesi lontani, purché anch'esse disimpegnino bene il mestiere loro. Inviai dunque alla Regina! di Romania la lettera, che qui .sotto trascrivo. A\ ' , t • ■!>W V' Maestà/- — V, •;. ;'• •.-•>•. Consentite, all'ultimò europeo' disposto ancora, per servire una regina, a disimpegnare le funzioni di carceriere e di carnefice, l'audacia di questo mio atto. La vostra politica sottile e sapiente, che cerca di unire coi vincoli di sangue di una augusta Famiglia regnante, quattro popoli deplorevolmente aizzati l'un contro l'altro uni liberatori di nazionalità oppresse e dagli i-n presari della ricostruzione europea: la vjstra politica che fonda, in codesta polverulenta,' ;izingaresca disgregazione balcanica, l'unica speranza pacifica dei popoli, una genealogia di principi: la vostra politica dinastica nulla ha da temere dagli uomini dei paesi su cui Voi e le Vostre figlie regnate: nè da quelli che complottano, tra i biondi vapori dei chibouchs, nei caffè dell'Egeo, nè da quelli che cercano di sembrare Europei ?jcì caffè di Parigi; nè dagli umili che tra il Danubio e il mare arano e mietono, al quali sempre il profilo imperioso delle Vostre figlie farà piegare 'fronti e ginocchia. Ma contro di Voi c'è una donno. Maestà, nata nei paesi in cui Voi siete straniera. e<la ne porta l'irrequietezza e la voglia di stragi fin nel nome: Nadejda, ossia la speranza. Si chiama cosi Nadejda Stancioff. Voi non l'avete, mai veduta/negli incontri ufficiali, perchè mai Vi siete incontrata con Stambulis.ki. Nadejda Stancioff fu l'unica persona in cui il dittatore bulgaro confidasse intieramente. Ella seppe tutto, di lui: 1 piani di sovvertimento, le riconquiste meditate, tutto. Nei Congressi Internazionali, in cui Stambullski portò la sua cotenna bovina, Nadejda Stancioff parlava per lui. rinchiuso nella sua ignoranza di contadino che intendeva solo il bulgaro: rispondeva per lui a Lloyd George, difendeva' per lui la' Bulgaria € pacifica e fedele ai trattali». Al tavolo conferenza a !?, ella qualche volta consentiva a dargli una piccola spiegazione, a allora rìdevano tutti e due, da camerati, con un piccolo riso barbarico, a spalle nostre, dell'Europa — Voi compresa. Maestà. Quando, nei colloqui diplomatici Stambuliski affossava la piccola testa fra le spalle quadrate — segno di impazienza — Nadejda Stancioff abbassava lo sguardo ai suoi scarpini di lustrino — segao di disapprovazione. E Stambuliski si frenava. Voi comprendete, signora, da questi particolari, quale fosse il potere di questa donna. Il dittatore la nominò segretaria di Legazione: la prima segretaria di Legazione di Europa. Povero grosso dittatore I Adesso, leggo sui gioruali, Nadejda Stancioff è a Londra. E' sfuggita alle stragi d?l colpo di Stato, e ha già dichiarato ch'essa si propone di raggruppare intorno a sè l'opposizione al nuovo regime instaurato in Bulgaria dal colpo di Stato di Zankoff. Il nuovo regime, domani, sarà la più giovane della Vostre Figlie. Guardatevi .la Nadejda Stancioff, Maestà; è l'unica persona dei Balcani che Voi non sedurrete. Io la conosco. L'ho osservata più volte alla Conferenza di Genova, al Salon Cassirer di Berlino. Indossava sempre un tailleur scuro a righe, e una tocque semplicissima, gettata di traverso in testa, proprio al momento di salire in auto. Una gran borsa di finto cuoio per le carte, di quelle che Werllieim fornisce a tutti i berlinesi. Mette le mani nelle tasche del tailleur, parla tutte ìe lingue parlabili di Europa, sa l'orario di lutti i treni internazionali, viaggia con una piccola macchina da scrivere portabile marta « Corona », è ben salda sui suoi piedi, non perchè calzi sempre ame'ricun shoe, ma perchè somiglia a sua nonna, ch'era una contadina bulgara della Maritza, e che andava scalza. Queste donne slava hanno una passione per le vie dell'esilio: bisogno di marciare. « Dureranno ancora a lungo queste sofferenze dell'esilio, padre mio ?» — « Mircowna, fino alla morte » — • Fa niente, Petrovic, andiamo pure avanti ». La Siberia era grande e la Marcowna de! poeta russo poteva andare davanti senza tcrnare. I vostri regni balcanici nono assai più ristretti: !a nostra Nadejda ritornerà. Nadejda Stanciofr non è bella, Maestà. E' di quelle . donne che ad Amburgo, Berlino, Londra e Parigi, cioè in tutte le città fornite di metropolitana, imparano subito a dirigersi sulla rete misteriosa: donne » tipo metropolitana ». Ma ha, in più una grande bocca amara e sprezzante, e >o sguardo pieno di ambizione. Essa vuole comandare, e io credo ch'essa un giorno comanderà. Siete ora convinta che questa balcanica distillata da tutti gli intrighi delle capitali europeo vi odia, voi, le vostre figlie, il vosro fulgoro di donne belle e di regine applaudite? Si disse che Stambullski impediva peisino al povero reuccio Boris di cercarsi una reginetta, nelle corti europee. Ne sono sicuro: il veto non proveniva da Stambuliski, proveniva da Nadejda Stancioff. La «Segretaria di Legazione» che sa salutare soltanto con strette di mano maschilizzate, non vi perdona il dolce Inchino del capo, che piace tanto alle folle L'intellettuale, deformata da tutte le pedanterie accademiche di occidente, non vi perdona che voi riduciate i suoi Balcani a una specie di campo sperimentale delle genealogie dell'Almanacco di Gotha. Infine, una donna cui la modista consiglia sempre la tacque non vi perdona il diadema. aqgndgdtidScazprpVlotvcmpvrsssnnmpSghtRSali c"lfdmnegCstoasLzaagndfCaidctcnivtdct0qmnrvccnpsflmVtmgsn1ncaedfiuisldr1fctiioopatvc1zdcsMPdsTgdcdqiFpuFntbdnccdtdffdfmDtbdam Maestà, Nadejda Stancioff vi ha compresa, e da Londra prepara il suo colpo di Stato, non Gontro il Governo bulgaro, ma contro di voi. Se essa tornerà in Bulgaria farà saltare il trono che voi destinate a vostra figlia più giovane. E poi sarà la guerra. La trama di accortezza cortigiana o dinastica che voi avete tessuto, sarà strappata brutalmente da questa donna. Essa conosco le parole magiche che aizzano i patriottismi, è ferrata nella scienza dell'autodecisione dei popoli, sa dirvi quale paese di Macedonia è bulgaro o greco, conosce le arti per cui la « questione della Dobrugia » può costituire per una sct timana l'incubo di tutti i '.etlori di giornali del mondo. Dal fondo del suo gabinetto di Sofìa, essa saprà scrivere documenti ufficiali che parleranno di diritto e di giustizia, e vi accuseranno di aver conculcate le sacre nazionalità e la spontaneità delle decisioni dei popoli con le Vostre mire dinastiche. L'Europa democratica applaudirà, perchè costei parla il suo linguagigo, meglio di Voi. Le Vostro figlie, piangeranno, quando udranno i loro sudditi gridare di voler farle imperatrici, quando lo arti di Nadejda Stancioff avranno rimesso in moto lo stritolatolo balcanico e precluso alle regine di popoli nemici il dolce nido materno di Sinaia... Questo è l'avvenire che quella dorma prepara per Voi, signora, nel suo esilio. Chi l'ha veduta, non dubita della sua forza. Nulla oso suggerirvi. Voi avete potenti amori alla Corte inglese, agenti segreti, lance spezzate di tutte le polizie. I re soccombono sempre ai fuorusciti, perchè non sanno distinguere, da lungi, quei pochissimi che hanno nel sangue l'arte di rientrare: ma se li conoscono, facilmente possono assicurare con mezzi semplici e tradizionali la pace del lo-o popoli. Oggi io Vi ho fatto conoscere Nadejda Stancioff — disponete Voi, che sapete legnare. Io so essere soltanto buon suddito, e Ve ne ho dato la prova. Della Maestà Vostra, umilissimo" ammiratore. {Segue là firma). Indirizzai questa lettera a S. M. Maria di Romania. Ma finora Mademoiselle Nadejda Stancioff se ne sta indistur!»ata a Londra: anzi ha già cominciato a pubblicare un bollettino dell'emigrazione bulgara rivendicando i diritti del suo popolo generoso f solito principio di tutti i sovvertimenti balcanici. GIOVANNI ANSALDO

Persone citate: Cassirer, Elisabetta ? Regina, Lloyd George, Petrovic, Romeni