Italiani in Romania(

Italiani in Romania( Italiani in Romania( n Rom(■v BUCARESTI, maggio. In tutta la Romania Mare — la Grande Romania — si contano intorno a ventimila Italiani; a Bucaresti. dove sono più numerosi, s'aggirano su i cinquemila. Professionistiindustriali, commercianti, impiegati privati, impresari e> operai edilioperai specializzati, particolarmente meccanici, si sono acquistati, per la maggior parte, nei rispettivi ranghi e categorie, posizioni eminenti. Gli operai sono quant'altri mai ricercati per la loro abilità tecnica e per la loro laboriosità; gl'impiegati similmente sono apprezzatissimi per le loro qualità intellettuali e morali, che li fanno prescegliere agli altri, negli incarichi e nei posti di fiducia; commercianti e professionisti godo-no del massimo credito e di un'alta considerazione. Gli industriali, da una singola categoria infuori, di cui dico appresso, degli edili, sono pochissimi, quasi esclusivamente quei dell'industria dei marmi; ma questa industria, per felice iniziativa privata, è quasi tutta in mano di Italiani. Ma l'elemento che si può considerare primeggiante della colonia, per inI niprcse d'opere, per importanza economica, e anche forse, proporzionalmejite, per entità numerica, è quello, '•ui accennavo, degli impresari e coi iriritori edili: a essi la Romania ■leve la più gran parte delle sue moli erne costruzioni, delle più cospicue i' bella, in ogni principale città, e segnatamente a Bucaresti. Riguardo poi alla partecipazione italiana nell'industria dei petroli, dato l'interesse e la portata dell'argomento, credo sia il caso trattarne particolareggiatamente, dedicando all'argomento slesso espressamente una prossima lettera. *** L'organizzazione italiana fascista è venuta assumendo, in questi anni, in Romania, un vasto e fortunato sviluppo. Oggi conta ben quindici Fasci, costituiti nei varii centri ove si raccolgono pia compatti gruppi d'Italiani; e cioè a Bucaresti, a Ploeatl, a Sinaia, a Braila, a Galatz, a Salina, a Constanza, a Jassi, a Targoviste, a Caracal, a Craiova, a Tir misoara, a Hazeg, a Jupeni, e a San ta -Maria. Gli iscritti superano complessivamente i millecinquecento — comprese nel computo le organizzazioni femminili, e le prganizzazioni giovanili, Avanguardisti e Balilla, che vanno attualmente formandosi. A capo di tutti-i Fasci in Romania è la Delegazione ufficiale del Partito, che ha sua sede a Bucaresti. Nei vari centri, dai Fasci promanano istituzioni di assistenza, di beneficenza, di cultura, di propaganda tra le più notevoli, per il riguardo cultuanaile e della propaganda, sono le scuole, fondate e sovvenzionate dai Fasci stessi, e corsi speciali' di lingua italiana, a Timisoara, a Craiova, a Galatz, a Braila, a Sulina e a Ploesti. Focolare ardente d'italianità, il pio proficuo, idealmente, e il più benefico insieme, istituto nostro in Romania, la Scuola mista Regina Margherita, qua a Bucaresti: scuola coloniale, con un vasto e idoneo edificio proprio, e con un modesto fondo— meno di.centomila lei di capitale, al cambio attuale cioè intorno a dodicimila lire — e sussidiata annualmente dal Governo italiano. Mette conto ricordare che, a Bucaresti, fa. già una scuola italiana, istituita dal grande Crispi; poi abolita, a' tempi tristi, da Di Rudini; e non più ristabilita. Ma un privato, un buon friulano emigrato, giornalista di forte ingegno e di generoso cuore, Luigi Cazzavillan, doveva soccorrere, con la sua personale iniziativa e con patriottica liberalità, all'incomprensione e alla grettezza dei Governi, che si succedevano allora a Roma,- a rappresentare una loro meschina e pavida Italia, solo intenta e affannata, nella farmacia elettoralistica, alla politichetta provincìale del più cautelato piede di casa. Venuto qua giovanissimo, il Cazzavillan aveva fondato il primo giornale che si sia stampato in Romania, la Frazia italo-romena — Fratellanza italo-romena. Il giornale, incontrato sùbito il favore del pubblico, crebbe rapidamente e me ritamente' in autorità e fortuna : fin che, migliorato e sviluppato, specie net servizi d'informazione, si trasformo, assumendo il nuovo titolo di Universul l'Universo — e guadagnando indi ancora in importanza e diffusione. Ancor oggi, morto il Cazzavillan, passata la proprietà a una Società per azioni, resta, dopo sessantatrè anni di vita, il massimo organo romeno di stampa, il più accreditato e il più letto. E torna a proposito citare ciò che di esso si legge in una pubblicazione francese, un numero speciale dell'Exportateur franeais, del Decembre dello scorso anno, dedicato alla Romania: dove, dopo ricordato che creatore del primo giornale romeno è stato « ...queL l'emineute spirito latino che fu l'Italiano Luigi Kazzavillan... » — la kappa, in luogo della ci, ce l'ha mes-sa, chissà perchè, il giornalista francese: — si aggiunge: « ...In verità, mentre gli altri giornali... » (quelli, s'intende, venuti successivamente! « ...rappresentavano le varfp correnti della vita politica, ed erano sovvenzionati dal partiti, Universul, che aveva adottato il principio di tenersi fuori da ogni lotta politica, non perseguiva che un solo scopo: servire il grande pubblico, ispirandosi ai bi sogni di questo pubblico... • ..JJntoemtl divenne 'ben presto «1 più popolare dei giornali romeni. Esso fu al tempo stesso il primo giornale che abbia trovato le proprie risorse finanziarie unicamente presso il grande pubblico. Ed è rimasto tale... « Onesto giornale è ricercato soprattutto per fi 6uo ricco servizio informativo, per la buona fede con cui tratta ogni questione, per il fatto ch'esso mette sempre in primo plano II bene pubblico... ». Fondatore del giornalismo cotidiano In Romania, divenuto il giornalista più stimato e più ricco del paese, il Cazzavillan volgeva sempre, appassionatamente, il pensiero alla Patria. E poiché, in difetto di quella che il Governo di Roma non aveva più ristabilito, la colonia italiana di Bucaresti manteneva una propria scoletta, che tirava innanzi, come meno peggio poteva, con scarsi mezzi e senza un locale proprio, egli pensò di costruirle e donarle una sede opportuna. E cosi sorse l'edificio attuale della Scuola, un bel palazzotto, in tm de' quartieri più centrali dellaBÌttar e il Cazzavillan, nel 1904. l'of-j j friva alla colonia italiana, e per essa al Governo. Nè la sua munificenza s'arrestava qui : egli offriva ancora un fondo, per allora cospicuo, alla Scuola, stessa, e, contiguo al palazzo e all'annesso giardino, un vasto appezzamento di terreno, ov'egli pensata sarebbe dovuto sorgere, in futuro, l'édiflcip per una scuola italiana secondaria, di cui vagheggiava e sollecitava l'istituzione. Ora, sarebbe curioso rivangare particolarmente la storia di questo appezzamento di terreno, come esso andò perduto per la nostra ..colonia, e la proprietà di esso sia passata, senza compenso o - quasi, al Municipio di Bucaresti: che, non so se spettando al Governo italiano o alla nostra colonia di Bucaresti, di pagare le iposte relative — un tributo, del rsto, modestissimo; — o rimandandodall'uno all'altro, dalla colonia Governo, e viceversa, il debito, chd'anno in anno aumentava e si coplicava, per nuovi aggravi di multe d'interessi delle quote insolute; fiche, a certo punto, nessuno, nè Governo nè colonia, volte più rivendicare la proprietà del terreno stesso; e il Municipio di Bucaresti, logicamente e legittimamente, lo considerò res nullius, e se lo incamerò. Oggi, rimasta tuttavia scuola coloniale, ma insediata nel vasto ed elegante edificio proprio, e modernafmente rinnovata nei programmi e nei metodi didattici, e sussidiata, com'ho accennato, dal Governo nazionale — ventun mila lire all'anno — la Scuola ha bene assicurata la propria vita e possibilità d'ulteriori sviluppi. Conta, quest'anno; duecentocinquanta alunni, di cui la grande maggioranza, naturalmente, è italiana; ma di cui, anche, una sessantina sono Romeni, e una diecina d'altre diverse nazionalità. L'insegnamento, diviso in cinque corsi, è impartito secondo i programmi della Scuola elementare italiana, con aggiunto lo studio del romeno, e, neitre ultimi corsi", anche quello del francese. Gl'insegnanti sono in buona parte Italiani, e qualcuno Romeno. Direttore è il professore Ubaldo Ruggiantoni, sana razza marchigiana, ex-combattente, uomo aperto ed energico, di sicura capacità e di fervido entusiasmo: un cervello, insomma, e un cuore bene accoppiati. Ed egli non s'appaga di dirigere il suo istituto con quella chiara intelligenza, con quel vigile zelo, con quell'ardore di fede italiana, quali non sono [soltanto doti sue speciali, poiché io ebbi occasione di riconoscerne d'uguali, e ammirarle, in parecchi, in moltissimi anzi, de' nostri insegnanti e direttori di nostre scuole all'estero: — elemento di prim'ordine, in genere, questi maestri e professori, sia per solidità di cultura, sia per qualità morali e per sentimento patrio, vivi e degni testimoni, veraniente, e zelatori, in terra straniera, della nostra grande tradizione pedagogica e di magistero scolastico, animose scolte d'italianità studiosa e docente, avanzate pel mondo; — ma il Ruggiantoni, dicevo, qua a Bucaresti, non s'appaga di adempiere ampiamente ai doveri dalla direzione didattica e "disciplinare del suo istituto: sì dà'opera attiva e quanto mai efficace in promuovere e svolgere varie iniziative, complementari di quella ch'è appunto la principale funzione d'ogni nostra scuola all'estero, la prima sua ragion d'essere e lo scopo precipuo: affermazione, valutazione, propaganda d'italianità, tra le nuove generazioni de' nostri emigrati, de' nostri coloni, prima di tutto, e tra gl'indigeni, poi. Così,' egli ha fondato, nel Giugno del '25, precisamente il giorno dello Statuto, la Associazione dèi Figli aVltalia, che riunisce gli antichi e i nuovi alunni della Scuola, gl'Italiani e quelli di altre nazionalità, precipuamente i Romeni, figli d'Italia anch'essi in quanto educati alla Scuola nostra, cresciuti e istruiti nella lingua e sotto l'egida italiana. E certo numero di questi viene ora raccogliendo in comitiva, per un viaggio in Italia, da effettuarsi nella prossima Estate. L'itinerario comprende Fiume, Ancona, Foggia, Napoli, Capri, Palermo, Roma, Siena, Firenze, Genova, Torino, Milano, Bologna, Venezia, Monfalcone e Trieste. Tra i gitanti [sono Romeni, cui la conoscenza difretta del nostro Paese varrà a meglio misurare e intendere la nostra grandezza nazionale antica e nuova; e sono Italiani, alcuni dei quali, nati all'estero da nostri emigrati, non hanno ancora mai veduto il proprio Paese, quello di cui si vantano figli, di cui, anche espatriati, vorranno restare cittadini. Poi, il Ruggiantoni ha ancora fondato, per la Scuola e per i Figli d'Italia, una biblioteca circolante: al q-aal proposito, mentre a lui va tutto il marito dell'ottima iniziativa, bisogna rilevare, per deplorarlo, il disinteressamento assoluto dimostrato in proposito dalle nostre Case editrici, invano da lui sollecitate a concedergli alcune di quelle ovvie facilitazioni, che, anche mrfglio che opportuno, sarebbe stato per parte loro doveroso, oltreché conveniènte, concedere. Ma già! quando mai i nostri editori, che pur tanto lamentano la scarsa vendita del libro italiano, hanno voluto e saputo fare qualche cosa di serio, di efficace, per una meno irrisoria diffusione delle nostre pubblicazioni all'estero? qualche cosa che vada dietro almeno a quanto, con facile fortuna, fanno gli editori tedeschi, e ancor più e meglio gli editori francesi? E notiamo che la lingua italiana, oggi, nei Balcani, non è troppo meno conosciuta della lingua francese, e lo è certo di più della tedesca; e la nostra produzione libraria potrebbe trovare qua un discreto smercio, con tutto il vantaggio ideale e materiale ch'è facile comprendere. Ma andatelo a dire ai nostri editori 1 L'aspra e giusta critica che il collega Gino Berri rivolgeva loro, qualche anno fa, nel suo Balcani inquieti, ha oggi più che mai ragion d'essere: Andreb be anzi aggradata, a parer mio, di qualche mala parola. Poi, il Ruggiantoni ha ancora in progetto una « casa dell'Italiano », con uffici d'informazione e' sale di ritrovo per gli Italiani di passaggio. E infine è anche l'animatore d'una Compagnia fi lodrammatica italiana, che dà le sue recite nel teatrino annesso alla Scuola. In queste settimane un'alta, una alata anzi, propaganda italiana ha esplicato a Bucaresti un de' nostri i n ò a a iù celebrati piloti: l'asso Giovan Battista Rottalla, che ha portato, ua, per il concorso indetto da queto Ministero della Guerra, un manifico aeroplano da caccia, di fabbrica italiana, più precisamente torinese. L'apparecchio, in gara con altri cecoslovacchi e francesi, ha suscitato la più convinta ammirazione dei competenti e del pubblico, costituendo prova tangibile dello straordinario progresso compiuto, anche in questo campo di costruzioni, dall'industria italiana: non solo; ma ancora della indiscutibile, patente superiorità affermata, rispetto agli altri paesi, noi caso speciale di questo apparecchio da caccia. Il pilota ha stupito ed entusiasmato, per il suo coraggio e per la sua perizia. La gente si radunava in folla, al campo d'aviazione. militare, a contemplare, abbrividendo e stupefacendo, le fantastiche prodezze che il nostro Bmcdilrddsredcmlmifiplc Bottalla, col suo leggero, velocissimo velivolo, svolgeva e compiva in cielo. Mai, a„ Bucaresti, s'erano vedute acrobazìe aeree di tal fatta; e il coro delle lodi era unanime, e per la bellezza e la resistenza dell'apparecchio, e per l'ardimento e l'abilità del pilota. E facendosi interprete dell'impressione generale, Universul scriveva : « Il motore 6 come un palpito generoso del cuore italiano... L'apparecchio e 1.1 pilota fanno un'unita completa, di tecnica potente e sicura, di perizia costruttiva e di guida... ». E gl'Italiani di qua hanno 'fieramente esultato di questo successo del oro velivolo e del loro volatole, intimamente compresi, essi che vivono n terra straniera, di quanto significhino per l'Italia, quindi per essi, per il .nostro prestigio d'oggi e per a maggior fortuna avvenire, prove così felici, così chiare vittorie. MARIO BASSI ictmnmdfimrlnnprvlrtcGp

Persone citate: Crispi, Gino Berri, Giovan Battista, Luigi Cazzavillan, Romeni, Salina, Ubaldo Ruggiantoni