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ORO - ORO - ORO ORO - ORO - ORO •dal nostro inviato intel sxjid africa da JOHANNESBURG, settembre. Debbo Invitarvi a tenere presenti al cune circostanze essenziali per la comprensione di Quanto mi proponoo di dire sul mio soggiorno nella metropoli dell'oro. Sono Qui ita qualche tempo, ma se in questo momento tossi preso e confinato in un eremo con l'obbligo di vergare su carta le impressioni raccolte sento che prima di un mese di assiduo lavoro non me la caverei, voglio dire che ce ne sarebbe abbastanza per scrivere un volume di dimensioni rispettabili. La questione è che mentre non sono affatto sgomento per dirvi elfi che Johannesburg rappresenta rispetto alla sua splendènte produzione, mi sento terribilmente imbarazzato dinanzi alla necessità che d'istinto mi comanda di sovvertire tutto quello che può sussistere in voi come nozione delle, leggi che regolano l'umano lavoro e. nel caso specifico, lo sfruttamento delle risorse racchiuse nelle viscere della terra. Gli uomini che lavorano più vicino al diavolo In ogni modo ecco le circostanze-. La prima deriva dalla positura della città a poco meno di duemila metri sul mare e dal fallo che qualcuna delle sue miniere {tutte aurifere s'intende) si sprofonda sino al disotto del livello oceanico. (« Signore — mi ha detto oggi un vecchio minatore piemontese, uno dei pochissimi superstiti minatori italiani che lavorano nella • Deep Mine », la più profonda miniera della terra, sopravvissuto alla silicosi che è la malattia che uccide i lavoratori nella quarzite aurifera — noi siamo quelli che lavorano più vicino al diavolo!... »). La gente di /ohannesburg, quindi, che vive alla superficie, il miscuglio dei suol cittadini, ebrei, russi, boeri, tedeschi, inglesi, negri di dieci razze e bianchi delle colonie minori, tra i quali sette od ottocento italiani, sono da considerarsi del privilegiali poiché passano l'eststerna ih una magnifica città dal clima saluberrimo, che è la maggiore d'Africa al sud del Cairo, mentre un'altra popolazione composta di duecentomila negri e ventunmila bianchi, che formano la massa del minatori, rappresenta gli esperi più degni di pietà che si possano vedere riuniti in numero cosi ragguardevole. La seconda circostanza essenziale che riflette Johannesburg è insita nel tuo primato su tutti gli altri centri dell'Unione. Il Sud Africa è qui più che altrove. Anche se la capitale amministrativa della nazione non fosse situata a soli sessanta chilometri da Johannesburg, com'è di Pretoria, il disordinato cuore sud africano pulserebbe in questo grande centro del ■ rand ». Un solo sguardo gettato su di una. carta dell'Africa ■ australe vi mostra che il sistema ferroviario delVVnione concorre a Johannesburg. fc's- j ta è la tormentósa''ma irresistibile calamita dell'autoctono, che nei limiti del 20.O parallelo sud, cioè della distanza dàlia quale i negri soggetti alla legge britannica possono emigrarvi, vi accorre per risolvervi il suo piccolo problema dell'esistenza più o meno turbata dalla penetrazione europea, ed essa è pure il faro che attira l'immigrato caucasico ed asiatico accorso a vivere in margine alla produzione aurifera. Al principio del novecento Johannesburg era ancora un villaggio di minatori. In trenl'anni essa è diventata la metropoli dell'oro nel mondo con una popolazione che s'avvia a raggiungere II mezzo milione d'anime. Può darsi che tra altri trenl'anni essa decada al punto d'apparire al visitatore come quelle spettrali città dell'Alaska dove vivono cento abitanti ogni mille case e queste cadono in rovina preda degli elementi. Per provocare l'evento basterebbe una variazione alle condizioni sociali del negri, un loro avvicinamento anche lontano alle condizioni economiche e morali del bianchi. Ma l'incubo di questa possibile decadenza non sovrasta su Johannesburg in guisa percepibile. Bisogna piuttosto dire che è a Johannesburg che si ha una sensazione del disastro che piomberebbe sul Sud Africa se la produzione aurifera venisse abbandonata. Notate che parlo di abbandono non di inaridimento. L'oro qui ci sarà sempre, la quarzite dalla quale là si estrae è illimitata ma in the guisa strana l suol strati sono conficcati nella terra! Invece di essere disposti più o meno parallelamente alla superflce, com'è della kimberlite dlamantifera, sono confitti quasi normalmente, con pochissima inclinazione; cosicché le miniere, mano mano che si avanza nell'estrazione, devono raggiungere le grandi profondità. Ciò significa che procedendo nel tempo le spese d'estrazione aumentano di continuo sino ad eguagliare e superare il valore del prodotto. Quindi, chiusura della miniera. Parecchie volle in un mese si legge sui giornali metropolitani che la tale o lai altra miniera importante è minacciata di chiusura per i motivi suaccennati, con irreparabile danno delle agglomerazioni umane che dalla miniera nacquero e prosperarono. 1 negri in fondo ai poni Finalmente l'ultimo dato di tatto importante per la comprensione della metropoli dell'oro deriva dall'infimo tosto della mano d'opera negra che costituisce la maggioranza nelle miniere è dalla mediocrità del salari dei minatori bianchi, condizioni che tolgono a Johannesburg ogni carattere !« straordinario », e che finiscono con U farne una grande città industriale qualunque carne se la sua produtUme invece dx essere rutilo che t. alee U rialto prezioso per eceeUenza. fotte ferro o il manganese o II salnitro fileno. Anzi, dirò per incidenza, che molti sono i punti di contatto fra Junannesburg e i grandi centri cileni produttori del salnitro, prima che la crisi di questo minerale ne diminuisse la popolazione, l'importanza e la prosperità. nsrt(czlntnmvaSspvnp[mddmvzrangbndrhtbncofpdastcndupcddatamnziscluplctfrstaapcmennofqsundfsvcriscgrqcstlflcoBmpsacma<DabtacplntsdpAggiungete che la quarzite auriferalm non ha proprio nulla di attirante considerala allo slato naturale. E' una roccia biancastra, amorfa, disseminata di punti brillanti che non sono al (alto oro ma traccie di pirite. L'oro, come l'argento, si trovano nella quarzite del .rand. transvaaliano in piccolissime quantità, invisibili ad occhio nudo. E' necessaria un'enorme quantità di quarzite per ottenere una minima quantità d'oro, cioè occorre una mano d'opera abbondantissima, un lavoro ingente per rendere l'industria aurifera di. Johannesburg redditizia. Se i « gold flelds » di questo luogo fossero stati scoperti in un paese europeo o americano a nessuno sarebbe venuto in mente di sfruttarli, perchè nessuno avrebbe potuto pensare di pagare l minatori così miseramente [due o tre scellini al giorno al massimo) come son pagati l 200 mila negri di qui. In altre parole la messa in valore del « rand » o « wllwatersrand » com'è chiamato l'altopiano, più che derivare dalla scoperta dell'oro in questa zona che di oro non è poi molto più ricca di quello che potrebbero essere alcune nostre valli alpine o appenniniche, risulta dal calcolo fatto in origine da quei galantuomini tipo Robinson e Iìhodes di quanto si potevano pagare l negri o i cinesi cacciandoli in fondo dei pozzi e delle gallerie ad estrarre minerale, calcolo che ha subito pochissime varianti da Cent'anni a questa parte {nulla è cosi stabile in questo paese come le paghe del negri). Ad onore del vero però l negri e anche i btanchi delle miniere si provano ogni tanto, come dirò in seguito, a farsi aumentare i salart, ma sono sempre stati ricacciati a respirar polvere di quarzo nelle profondità dalle Quali avevano tentato di uscire per protestare, e con salari diminuiti per giunta, infatti, per parlare solo dei bianchi, vn minatore addetto alle macchine del sottosuolo che prima del grande sciopero del 1922 guadagnava sino una sterlina e mezza al giorno, non prende oggi che una sola sterlina. E ciò dipende più che dall'Ingordigia del .trust' delle Compagnie aurifere, dal tatto che le spese generali della astrazione rappresentano quasi i due terzi del valore dell'oro che si riesce ad ottenere, e tendono sempre ad aumentare. Per concludere, l'oro a Johannesburg non vi dà in alcun modo ta commozione che potete raccogliere ancor oggi in mille punti dell'Alaska trovandolo, starei per dire, a portata di mano {ricorderete ciò che accade a Nome o lungo l'Yukkon, dove chiunque può prendersi la soddisfazione di ottenere l'oro dalle sabbie, di vederlo brillare come risultato di un lavaggio elementare e rapidissimo). Questa città è in fondo il paradosso della metropoli aurea, perchè attorno ad essa il metallo signore del mondo è più sparso e meno tangibile che in qualunque altro luogo aurifero della terra. Soltanto qui è più economicamente raccogliblle perchè Johannesburg è In Africa, dove la mano d'opera è essenzialmente negra e perchè Johannesburg con i négri nelle miniere ottiene l'oro a molto minor prezzo di quello che sia possibile ottenerlo in Alaska {dove i bianchi, fra l'altro, non possono lavorare che quattro mesi all'anno) e altrove. Nella miniera pia profonda Tronchiamo le considerazioni, e passiamo nel mondo delle miniere dove un'ora dopo essere arrivato a Johannesburg sono stato accompagnato dal dottor Saporiti, medico delle miniere, francescana figura di filantropo e di scienziato, italiano ardenlissimo che vive al Transvaal da trenl'anni e ne conosce tutti i segreti, il dottor Saporiti mi aspettava alla stazione con il nostro vice-Console a Johannesburg, signor Hallen, sud-africano inglese e con molti altri italiani ai quali rivolgo da queste colonne il mio commosso ringraziamento per l'entusiasmo con il quale mi hanno accolto e le cortesie che mi prodigarono. Sulla Mani Ree/ Boad che limita al sud la città, larga e lunga una ventina «di chilometri, si hanno di faccia le miniere più antiche e grandiose che fanno da centro alla serie delle altre le quali si prolungano per cinquanta chilometri ad est ed altrettanto ad ovest. Correndo quindi lungo la Main Beef Boad si passano in rivista tutte le miniere d'oro e anche quelle di carbone, poiché un altro dei vantaggi dell'Industria aurifera di Johannesburg è di avere il combustibile quasi sul posto. Ci fermiamo alla « Villagè Deep », che è la miniera più profonda del mondo (7000 piedi) situata frammezzo all'immensa « Crown Mine ». e alla < Robinson Deep », alia • Ferrelra Deep », alio » City Deep * e ad altre ancora che formano una regione di btanchitsime colline artificiali, risultato dell'accumularti attraverso l decenni dei detrill della quarzite ridotta prima in polvere nei colossali pestelli e poi trattata al mercurio o ai eianidi per eslrarne l'oro e quindi gettala ad aumentar l'altezza e le dimensioni delle colline, cioè l'ingombro indistruttibile delle miniere. Per completare il quadro di ovetto paesaggiomineraria bisogna immaginare le po¬ derose armature in ferro, i castelli de gli ascensori che gareggiano in altez za con le colline {quelli della « Deep Mine » scagliano le gabbie nel profon dissimi pozzi alla velocità di SO chilo metri all'ora), pórre ai piedi dei ca stelli e delle colline gli occhi di smeraldo dei laghetti dove stagna l'acqua dei processi chimici di estrazione, co spargere il terreno di tentativi di vegetazione che contrastano con il candore accecante della quarzite. Nell'impolvcrato verde sono adagiati gli edifici della miniera e i .compounds. dei negri, gli ospedali e sino t cimiteri del minatori di colore. Ogni miniera quindi è una specie di città a se. polche ciascuna impiega centinaia di bianchi e migliaia di negri {la Crown Mine ha 2000 bianchi e 15 mila indigeni, la Village Deep 500 europei e 5000 indigeni, ecc.), i quali lavorano ininterrottamente, a turni. Quando soffia il vento sul rand l'atmosfera delle miniere, a cagione del sollevamento dell'impalpabile sabbia delle colline, diventa atroce. Stridori, colpi, frastuoni, fischi da ogni lato, frammisti alle nenie nostalgiche dei negri che vi ricordano che ogni tanto le miniere divengono il teatro inatteso di spettacolose danze di guerra di minatori indigeni In festa. Intanto mentre Saporiti da una parte mi parla delle malattie dei minatori, cioè del differenti stati della silicosi nei loro polmoni, da un'altra parte un ingegnere mi spiega la funzione dette enormi tubature che intersecano il terreno portando l'aria compressa nelle profondità delle miniere. Nenie lontane e vicine tnll'nrlo delle perforatrici Fra tutti i particolari perrt quello che più mi colpisce sono i cimiteri del negri, immensi, fatti di nudissimi cumuli di terra uno a contatto dell'altro, tagliati da linee di Decauville, sovrastali da altre linee aeree che portano il contributo della sabbia alle colline, un « eterno riposo » net chiasso infernale della miniera per i poveri soggiaciuti venuti dalle foreste e dalle savane dell'Africa equatoriale, che non si potrebbe immaginare più derisorio. Finalmente dopo aver girato e rigirato per i meandri delle vallette fra le colline, vi trovate dinanzi alle gabbiee, tra un aumentato rumor di fcrraglti e suon di' gravi campanelli, siete sospinto nell'ascensore che funziona come trasportatore d'uomini e di materiale e gettato vertiginosamente in basso nel mondo sotterraneo delle miniere. Gli ascensori non arrivano che a mille metri, per discendere gli altri mille sotto il livello marino che è a 400 miglia distante {costa di Durban), si procede su di un piano inclinato per una vera funicolare. Le sensazioni non sono molto diverse da quelle che si provano discendendo in una miniera di carbone. Solo in quelle tutto è nero mentre in questa tutto è candido. Rete inestricabile di cunicoli intensamente illuminati, grandi gallerie dove, corrono e s'incrociano i trenini ad aria compressa, polvere di quarzite negli occhi e fra i denti, nenie lontane e vicine e che ogni tanto sovrastano sull'urlo dilaniante delle perforatrici, rimbombi cupi di mine lontane, passaggi eterni sotto aride volte sostenute da armature, contatto con un'umanità ignuda, negra, dai torsi coperti di polvere e striati da rivoli di sudore, lampeggiare di occhi e di dentature, impressione che ciascuno dei minatori che riempiono i carrelli di pietre o II sospingono o demoliscono con il piccone la roccia, vi faccia, al passaggio, una magnifica smorfia d'odio, getti confortatort d'acqua che schiariscono l'atmosfera {l'acqua per le miniere viene in gran parte dal lontanissimo Vaal) e dovrebbero diminuire la diffusione della tisi fra i minatori, plaga terribile del rand ^aurifero. Ma sopratutto calore soffocante, ventate di fuoco, che alle estreme profondità diventa insopportabile. Ritornate alla superficie. Assistete al processo dell'amalgama della quarzite con il mercurio o con i cianidi che salto a pie' pari poiché sarebbe impossibile riassumerlo in poche righe e finalmente, nelle sale del peso, vedete passare sotto t vostri occhi i carrelli carichi del piccoli pani d'oro puro condotti dagli stessi negri che nel fondo delle miniere spingevano i vagoncini di minerale. Onesti però sono pia vestiti e hanno l'aria più sofferente palchi si tratta di minatóri nello stato primario della silicosi. Lo «copritore dell'oro morto in miseria Fra coloro che v'accompagnano v'è sempre qualcuno che vi rievoca la storia di Walker primo scopritore del rand e morto in miseria, come in miseria caddero tulli coloro che /ecero dell'tstrasiene aurifera individuale fra l'86 e ('89 quando le compagnie incominciarono a formarti e la dinamite ad essere impiegata su larga scala ed i metodi chimici per il trattamento della quarzite ad introdursi. Nel '96 esplosione formidabile del depositi di dinamite, distruzione a mezzo della nascente Johannesburg che però risorge subito dalle sue rovine. Succede il pe¬ a i i i e e o e l e o l , o , i . e , i a i 0 i r n i a o e e a i i e e , i o o a l e o i o è l o a e d e ¬ riodo turbolento del rand, le prime lotte tra boeri ed inglesi; la guerra, l'esodo dei minatori, l'arrivo di orde di delinquenti che li sostituiscono^ una drammatica parentesi di agonia nella città e poi daccapo, a pace fatta, il fisorgimento, l'Immigrazione tem.porarla del cinesi, la loro cacciata, il ritorno del negri e infine la storia recentissima dei sanguinosi sciaveri e del rapidissimo fiorire della metropoli. Ma- oggi, a quel che affermano le genti di Johannesburg, dopo quarantadue nani di lavoro quasi ininterrotto, l'industria mineraria aurifera nel rand è allo zenit. E iaflermnzione dev'essere vera viste le condizioni generali del rand coperto di città minori sorte come funghi attorno Johannesburg, il progresso continuo della metropoli e ti tatto Inoppugnabile che sulla prò dnzione annuale aurifera mondiale che. è di ottantatre milioni di sterline, quarantun milioni vengono da Johannesburg con un'organizzazione mineraria che dal punto di vista tecnico è la più perfetta esistente. Johannesburg Ed ora eccomi a dirvi qualche particolare sull'avventura aurifera sudafricana di cui Johannesburg è la completa espressione. Ho detto avventura, ma bisogna riferire la parola all'intera Unione non alla sola metropoli. Sapete già. d'altra parte, che da essa va scartata ogni Idea romantica, che affiora allo spirito quando si parla di luoghi dove gli uomini sono impegnati ad estrarre oro. Dimenticate quindi la California, l'Alaska, l'Australia, la Terra del Fuoco e lutti coloro che. in prosa o in versi, le celebrarono durante i tempi gloriosi e turbolenti, che precedettero la loro decadenza aurifera. Il Sud Africa ha provocato cotcsla decadenza, ma lohannesburg non conobbe mai il cercatore in maniche di camicia con la rivoltella alla cintura e le pepite d'oro in tasca, che trinca denso con signore di facili costumi. Quando arrivate qui e perfettamente Inutile che cerchiate qualche cosa che vi ricordi le vostre visite a Datvson nel Klondlke. o a Kalgoorlie, nell'Australia Occidentale, le quali malgrado abbiano perduto il novantacinque per cento del loro carattere antico, conservano qualche aspctlo di quello che furono. Constatate che avete raggiunto una grande città cosmopolita, piena di ne grl per giunta {negri ultra-inciviliti vestiti di abiti pesanti e con le faccL scolorile, che essi prendono quando vivono in un clima temperato e sono occupati in lavori antitetici alla loro natura di figli della, foresta equatoriale), ma nulla dapprincipio denuncia la metropoli aurea. Un reticolato di strade, che si tagliano ad angolo retto, e che vanno a finire su tre dei lati del quadrato, che forma la città in vastissime regioni collinose fittamente ed artificialmente alberate e disseminale delle ville, del villini e dei « cottages » del sobborghi, mentre, sul quarto lato, la città s'arresta repentinamente sul fronte delle miniere; un centro con dei palazzi monumentali; delle piazze consacrate agli eroi inglesi, ma special mente boeri delle guerre vicine e lontane; dei negozi eleganti; dei teatri dei cinema; dei clnbs; degli alberghi di lusso; insomma, una città qualunque, nuova, slmile alle città del Missurl o del Queensland, non escluse le dlsarmonìe di sordidi quartieri di gente di colore, formati dalle catapecchie non ancora demolite della Johannesburg nascente del 1890. L'albergo dove siete scest è affolla tlsslmo, ma scomodo e tetro. Inconve niente comune a tutti gli alberghi dell'Untone, che passano per essere i mi gliori. L'industria alberghiera del Sud Africa è prerogativa degli israeliti, ma a quanto sento è passiva. Parecchie grandi intraprese sono passive in Sud Africa, comprese le ferrovie troppo roste per le necessita di trasporto del Paese e la popolazione che effettivamente si muove. Un tentativo di elettrificazione di qualche tronco ferroviario è stato subito abbandonato, ritornando ai vapore, perchè st risolveva in disastro finanziarlo. Sulla terrazza superiore dell'albergo la veduta della metropoli sul deserto si dispiega ed appare la lunga catena delle nlvee colline delle miniere disposte tutte lungo un fronte di breve spessore. Esse seguono sulla superficie terrestre la proiezione orizzontale del filone della quarzite aurifera che, come dissi, si sprofonda con poca inclinazione e poca larghezza. Le colline non sono che il risultato dell'accumularsi della quarzite divenuta, dopo l'estrazione dell'oro, polvere impalpabile. Hanno una forma prismatica, geometrica e le maggiori raggiungono i cento metri d'altezza. Quando soffia il vento sul rand, l'atmosfera della regione mineraria diventa simile a quella del Sahara sotto l'impeto del slmum, cioè irrespirabile, a cagione della polvere della quarzite che la satura, si sono escogitati tutti i mezzi per « fissare » la quarzite delle colline artificiali, ma non ci si è riusciti. La città, o almeno la parte vicina alla .Main Beef Boad*, — che è la grande strada fronteggiante le miniere — soffre del grave incon¬ veniente. In certi giorni di forte vento i negozi non aprono neppure i battenti e mettono fuori un cartello con la scritta: « Chiuso per la polvere ». 11 cuore del < rand > La visione lunare delle candidissime colline, formate dalla quarzite, che sono innumerevoli, corrisponde alle miniere in attività. Le più profonde: Village Deep. Crown Mines, Robinson Deep, Ferrcira Desp, City Deep, sono le più vicine alla città, anzi ne tanno quasi parte, incastrano il « mondo Manco delle miniere aurifere » (in contrapposto al mondo nero del carbone) nella sua vita. Ma benché tanto prossime non parlano, non hanno voce; sembrano, nell'atmosfera lattiginosa nella quale si delineano e le colline e le colossali armature degli ascensori, espressioni di morte. La loro vita è nel mistero della profondità. A notte alta soltanto, quando la vita della metropoli tace, allo sbocco delle strade sulla i Main Recf Boad • si ode il pulsare costante ed ininterrotto delle batterie di martelli frantumatori della quarzite, e questo rullo tenace, inacquetabile, che un poeta di Johannesburg {ne nascono anche qui di poeti) ha chiamato il cuore del rand, è tutto ciò che di percepibile arriva alla città piena di ebrei, di russi, di negri, di boeri, di Inglesi, di tedeschi, di indiani e di colonie raiirasirhe minori. Rhodes quando Johannesburg non era che un gruppo di capanne, la chiamò « la più gran cosa che esistesse al mondo ». Riguardo all'estrazione aurifera, lo è certamente, per il resto bisogna intendersi. A quelli che non conoscono il Sud Africa si può dire che, mentre Kimberley è morta, Johannesburg è viva. Essa non ha l monti, le baie, i colori e la vegetazione di Città del Capo, non l'attrazione riposante di Durban in vista dell'Oceano Indiano, e neppure la solidità costruttiva di Pretoria e le tradizioni leggendarie di Pori Elisabeth. I suoi gusti sono piuttosto crudi e, malgrado l'Università, essa manca affatto di una vita culturale coerente. Ma è viva, e dalla sua vita ardente ed urgente scaturisce tutta la ragion d'essere ed il movimento del Sud Africa. Vi è della polvere molesta e fors'anche letale nella sua atmosfera, ma vi è pure dell'elettricità. La gente qui cammina, s'agita, parla, pensa, ama ed odia in guisa diversa che nelle altre città dell'Untone; nessun pericolo a Johannesburg di sentirsi presi, come accade altrove in Sud Africa da quello smarrimento, preannunzio della noia, proprio ai paesi nascenti che nascondono sotto una apparenza a prima vista seducente, la terrìbile uniformità che deriva dal loro carattere unicamente utilitario. Tutto questo è evidente dalle costruzioni della city piantate sulla roccia a colpi di dinamite, e soprattutto dall'amenità dei sobborghi fra giardini e parchi letlernlmcnte meravigliosi. La parte architettonica della metropoli era quella dove nel vecchi giorni sorgevano le dimore dei magnati delle miniere. Li ha sostituiti gente meno potente ma non meno caratteristica, legata alle origini del rand aurifero poiché dal suo sfruttamento trasse il proprie stabile benessere. E' insomma l'aristocrazia delle miniere che ha battezzato le più belle strade di Johannesburg con i nomi di Via dell'Oro, del Quarzo, del Filone, della Pepita, del Diamanti, del Platino, ecc. Al di sotto di quell'i aristocrazia » ville a Johannesburg una numerosissima variata e vivace borghesia formata dalla massa degli imviegati delle miniere {da non confondersi con i minatori), delle banche, delle case di commercio che ha molti punti di contatto, come usi costumi e mentalità, con le borghesie delle grandi città nord-americane con tutte le manifestazioni, le passioni e anche le degenerazioni relative. Quindi femminismo ulIraavanzato, società dalle più rispettabili alle stravaganti, Rotary Club, automobilismo giunto alla saturazione {le rotabili, però, in Sud Africa sono cattive, mi è occorso di veder qui del cortei ài protesta preceduti da cartelli con scritte: « Vogliamo delle buone strade!"), « Cristian Science* e chiese bislacche, assenza assoluta di domestici bianchi, circoli bolscevichi ed anti-bolscevichi, società anti-ebree ed anll-indlane {ma Johannesburg ha regalato in questi giorni sessantamlla sterline per gli ebrei russi), associazioni per la comprensione di Debussy, Matisse e Botticelll, e conventicole segrete cinesi. Il dramma dei minatori E Inoltre, sempre rimanendo alla superficie della terra {polche voi sentite alla base, al fondo di tutto questo la popolazione del mondo sotterraneo della città dell'oro), al di là delle strade dove abita la gente che ha tatto e ta soldi, si stende la parte sordida di Johannesburg, le casupole dal tetto di laml"ra ondulata dove s'allineano le boltegucclc degli indiani, frammiste a dimore di gente d'ogni colore e razza e a quelle abitate dai • poor whites » i sud-africani bianchi che non sanno mantenere uno .standard* europeo di vita e che si sono addensati a Johannesburg perchè altrove non trovano da stornarti. Invece qui o à i a a e o a a e e a a g e , a a o a e a i e o e e a a . e i , à e o l i e d d a , e a o o a o o e r e e i un essere coperto di stracci, senza capacità speciali, senza legge morale, riesce a vivere e soprattutto ad ingrossare le falangi dei bianchi e dei negri che lavorano sottoterra e che ogni tanto prorompono dal fondo delle miniere e invadono urlanti e In rivolta le strade della city. Vi furono qui nel 1913, nel 1914, nel 1922, nel 1925 dei terribili scioperi di minatori negri e btanchi, repressi dalla polizia e dalle truppe dell'Unione con l mezzi più spiatati ed impressionante spargimento di sangue. Fucili, mitragliatrici, cannoni e sino bombardamenti aerei entrarono in azione. L'avvenire vedrà altri scioperi rivoluzionari non meno disastrosi di quelli del passato, per la semplice ragione che qui. sino a due chilometri sotto la terra, lavorano nella quarzite decine e centinaia di migliaia di selvaggi tatuati, reclutati lontano nel loro kraals dagli agenti delle miniere. lavorano seminudi lungo le interminabili gallerie a temperature spaventose, dove si respira la mortale polvere silicea che l getti d'acqua non riescono a far posare. Con i negri penano nelle miniere bianche migliaia di bianchi pure, e gli uni e gli altri riescono annualmente a gettar fuori dalle vi scere della terra per quaranta milioni di sterline annue di oro. Infine, tutt'intorno a Johannesburg e lungo la Mala Reet Road. che è certamente la più ricca strada del mondo, poiché corre per 100 chilometri nel cuore del terreno aurifero, mettendo in comunicazione fra di loro tutte le miniere, sorgono quelle candide colline, quegli immani cumuli di quarzite morta, cioè privata dell'oro estratto, che nelle limpidissime notti dell'altopiano, sotto la luce lunare, sembrano le squallide e inconsistenti piramidi della nostra effimera civiltà di transizione. Sono certo che non tenete per nulla a che vi esumi la stoiia del rand aurifero, voglio dire gli eventi, che del resto ho già avuto occasione di citare, i quali iniziatisi con il raid di Jameson che precedette la guerra angloboera, determinarono poco dopo la fine dell'Indipendenza del Transvaal, la fulminea crescita di Johannesburg, cioè t'intenso sviluppo delle sue miniere. Il dramma più appassionante qui, nel passato come nel presente, è connesso con la mano d'opera nelle miniere che prima di essere negra, tu per un certo tempo cinese. Ma il Transvaal seppe evitare di orientalizzarsi, e fini per respingere gli asiatici, almeno come masse lavoratrici, riuscendo ad accaparrarsi i negri politicamente meno pericolosi del primi e meno adatti a mescolarsi con i « poor whites », cioè ad aumentare la babele etnica dell'Unione. L'odio torto le piramidi della moderna civiltà Tuttavia è qui che nacque il grande movimento di Mathama Gandhi della resistenza passiva, che subito dopo la grande guerra minacciò di gettare l'intera Asia britannica contro gli inglesi. La predicazione dell'apostolo che s'era stabilito all'ombra delle colline di polvere silicea a far l'avvocato della sua gente, cioè ad insegnar loro ad odiare gli inglesi, partì da lohannesburg. La città, ospitando la sola grande industria esistente nell'Unione, è rimasta Il centro del movimenti delle masse lavoratrici sud-africane bianche e negre. Esse non hanno cessato di procurar dei periodici terrori al cittadini che abitano la superficie. Il risultato degli scioperi è sempre stato negalivo per i minatori. Ogni rivolta ha significato per essi serrata o addirittura chiusura delle miniere meno attive, licenziamenti in massa e diminuzioni di paghe, sicché l'odio cova più torte che mal nella .metropoli sotterranea, pronto a divampare ad ogni occasione. Nè è da supporsl che l'odio di classe rimanga confinato nel regno delle gallerie e dei pozzi. Esso guadagna i lavoratori dell'esterno, dagli operai delle formidabili officine elettriche che danno luce e forza motrice per i tranvieri alle due metropoli, sino alle ragazze dei « tea rooms », per concludere in scioperi generali, preludi delle famose « rand revolts » che qualche volta riescono ad avere il controllo dell'intera città, obbligando le forze militari, i cittadini armati i burghers delle « farms », i constabulary {specie di volontari) a concentrarsi su Johannesburg, su questa Sodoma e Gomorra dei movimenti sociali sudafricani, per stabilirvi la legge marziale, far correre II sangue della guerra civile, infine domarla, esiliando i capi della rivoluzione nelle isolette guanifere a lavorarvi al modico stipendio di nove sterline al mese, e ricacciando le masse hegre del minatori nell'immane terminerà del sottosuolo al loro lavoro di schtavl. Insomma, Johannesburg è europea nella sua veste esteriore, ma africana nella sua essenza, cioè selvaggia nella concezione della sua faticosa e tormentosa opera essenziale. Il vivervi è eccitante, non per quello che gli occhi possano ammirarvi, ma perchè è una città palpitante, piena di profondi contrasti e di abissi di incertezze, in es¬ cptclarlEcnutddbsSJtctlnigoasJ l , , e è e u l , e r e d e e i ù i i sa l'abile immigrato guadagna rapidamente il denaro, e ad essa viene dalle vecchie città del « setllers . la miglior linfa del Sud Africa, cioè le famiglie slabili di questo paese. VI accorrono i giovani professionisti con a cuore pieno di speranza e magari a Piedi la raggiungono i diseredati ..poor whites », e qui riescono a trasformar* si anche in cittadini utili. Lo zulù emanclpato e lo sciangaas civilizzato, té abbandonano i toro .kraals. non nonno miglior méta di questa. Li vedete andare di porta In porta nel sobbor. ahi della metropoli, toccando ta tesa (lei toro vecchi cappelli e mormorando la sola parola inglese ch'essi sappiano dire: .Job!, [impiego), e finiscono sempre per trovarlo. I turisti che arrivano in Sud Africa1 per Città del Capo, ammirandone la splendore dei monti e degli oceani dicono: Certamente questo è uno dei più bei luoghi dove una città può etter collocata. Ma la città in tè, vecchia di trecento anni e capitale legltlatina dell'Unione non è. come vi raccontai, gran cosa, motivo per cut la si lascia rapidamente con l'Union Express che In trenta ore vi fa percorrere le mille miglia sino a Johannesburg, un minuto dopo che tute usciti dalla brutta stazione della metropoli la classificate tale e la ponete, di gran lunga innanzi a tutte le altra dell'Unione. L'ultima Babele A sessanta chilometri da Johannetburg sorge Pretoria, capitale anch'essa, ma amministrativa soltanto, dello Stato Sud Africano. Fra Pretoria » Johannesburg, in proporzioni alquanto minori, esiste la stessa differenza che fra New York e Washington. Pro. torta è tranquilla, quasi sognante fra le sue colline, piena zeppa di funzionari e d'impiegati {proporzionalmente il Sud Africa ha un numero d'tmpie* gatl governativi superiore a quello di ogni altra parte dell'impero inglese) e popolata pure da una piccola arlttacrazia boera che coltiva il culto delle vecchie memorie. Ma se arrivano In Sud Africa una Compagnia teatrale inglese o i cantori della Cappella Sistina (si scopri poi che erano degli apocrifi cantori sUtiniani) o un concertista celebre o un conferenziere famoso, incominciano tutti le loro tournées da Johannesburg perchè i qui che si trova e si spende li denaro in maggior copia. Anche ultimamente il grande Congresso geologico mondiale fu tenuto qui e i congressisti d'ogni Paese copersero che Johannesburg spoglia le altre città dell'Unione (comperandolo, naturalmente) di tutto quello che di meglio esse posseggono di quadri di statue di cimeli, di rarità d'ogni'genere. 1 pittori sud africani fanno a Johannesburg le loro esposizioni poiche e qui che trovano gli acquirenti delle loro opere abbastanza passatiste e tutte ispirate ai temi paesistici della Penisola del Capo (c'è qualche tentativo di riproduzione pittorica della vita indigena cafra e zulù ma ha avuto sinora scarso successo). Ed infine e in questa babele nata ieri che l'antiquario apre il suo negozio. Che cosa ci trovate dentro? Antichità d'Europa o dell'Estremo Oriente o dell'india? O preziose scolture boscimane sulla pietra? No. I negozi son Pieni di . antichità » derivanti da fa. miglie trapiantate in Sud Africa da quattro o cinque generazioni e vissute con qualche agio. (Ritraili anneriti. Qualche stoviglia originale, specchi verdastri di riflessi, libri rilegati con dignità, seggioloni indefinibili di stile tavoli di mogano...). E in un angolo della bottega una rivelazione gustosa del genere di persone che fra le tante si son sentite attirate verso la metropoli dell'oro in questt quaranfannt di sua vita-, delle enormi, complete, magnifiche per cesellatura, armature medioevali di un povero e geniale artefice italiano il quale dovette immagi, nare che gli arricchiti dall'oro le avrebbero apprezzate e comperate poiché arrivò a Johannesburg una ventina di anni or sono e si mise a fabbricarle. Ma nessuno, neppure t piti ricchi le trovarono convenienti all'ornamento delle loro case. Johannesburg ha prodotto sinora due miliardi di sterline d'oro, ma non ne ha dedicate cento alle coperture di battaglia degli antenati che non le appartengono. In ogni modo non dimenticate che di questa moderna Ofir scoperta in una passeggiata pomeridiana da un umile « prospector », tre secoli e mezzo dopo i faticosi, sanguinosi e vani tentativi dei portoghesi del Mozambico a ritrovare il paese aurifero afrtcano che per millenni aveva attirato da queste parti i più lontani e remoti popoli dell'Asia, Kipling non ha saputo dire che questo : . Amo questa città sospesa nell'eterno azzurro (era suggestionato dalla luminosità dell'altopiano); quando cammino nelle tue strade mi pare di andare verta l'oceano... ». ARNALDO CIPOLLA. liaìn reefroad ferrovia miniere. Miglia l !