Michele di Romania

Michele di Romania Michele di Romania Oome di.un "barn/bizio si fa. \xn 3R,e> à e o a — a a l a n i a te ì o i e i o a i , , ù e o i o a o o o è a e n a a l a a e o o a o BUCAREST, luglio. « Non amo la gente... amo le lumache », ha detto il più giovane Re di tutta Europa. La sua voce ha, per un fanciullo, uno strano timbro. Enunciazione curiosa, che pare la voce esca da un angolo della bocca, di tra i denti stretti, e talvolta anche pare ch'essa abbia un suono leggermente nasale. La ragione di questo gusto poco comune da parte di Re Michele di Romania, trova probabilmente le sue origini nel fatto che poco importa alle lumache, che cosi profondamente lo interessano, ch'egli sia un Re o un contadino. Esse, al suo avvicinarsi non si irrigidiscono sull'attenti e non lo colmano di saluti e genuflessioni, come fanno per l'appunto, ogni volta ch'egli appare, tutti gli altri suoi sudditi — sudditi ch'egli dovrà un giorno governare. Le sue lumache non lo considerano un fragile oggetto d'arte che si deve avvicinare con la massima precauzione. Qualunque persona al mondo, anche un Re, può comportarsi con la massima naturalezza in mezzo alle lumache, e un piccolo personaggio reale di sette anni trova spesso una certa soddisfazione, un sollievo inaudito io questa compagnia lenita e silenziosa, che non crea imbarazzi e non suona fanfare, e non lo assorda con acclamazioni persino quand'egli esce in giardino per divertirsi. Insomma un Re può trovarsi bene e riposare tranquillo tra le lumache. t La nonna del Re, la Regina Maria, prese Quel giorno Michele nelle sue braccia e lo baciò chiamandolo : • il nostro buono, il nostro grosso Michele ». Essa si mise poi a punzecchiarlo per esser egli cosi pieno di buon umore, ridente e diavoletto, in casa, e viceversa cosi silenzioso con le sopracciglia aggrottate quando si trova in pubblico. Poi tenendolo al suo fianco, attirava verso il nostro gruppo il di lui cuginetto, che non aveva che sei anni, venuto dal paese vicino, la Serbia, per far visita al più giovane Re di Europa. La lumaca Paderowski Michele, sempre ascoltando, si divertiva moltissimo dell'imbarazzo del suo piccolo compagno, e allorché essi ebbero il permesso di andarsene, fuggirono a gran velocità, seguiti da una istitutrice inglese. Il Re ne aveva abbastanza del palazzo, della Regina, delle domande e del visitatore americano. Le lumache lo attiravano dal fondo del giardino. Michele possiede una lumaca che ama particolarmente e che chiama Paderewski... benché essa non abbia mai dimostrato di aver del gusto per la musica. Ma vi è a ciò una ragione. Le lezioni di pianoforte (quando non può evitarle, poiché... a lui poco importa della musica) fanno parte dell'educazione del giovane Re. La Regina Maria, una volta, per incoraggiare il bimbo, gli disse: — Michele, se tu studli regolarmente e cerchi di far bene, forse un giorno diventerai Paderewski. — Paderewski? — domandò Michele seriamente. — Che cos'è? Il nome aveva senza dubbio evocato qualcosa di strano nella sua mente di bambino. — Paderewski — rispose la nonna — è 11 più celebre pianista del mondo, Ha una testa con una grande capi gliatura, e quando suona il plano, migliaia di persone vanno ad ascoltarlo. E' un personaggio meraviglioso. — Io non amo la gente meravigliosa. Amo le lumache, ma chiamerò una delle mie lumache Paderewski. Di conseguenza Paderewski, la luma ca, è per il momento qualcosa di mol to importante agli occhi di Re Miche le. Del resto anche la Regina non lo dimentica poiché quando recentemen te essa trascorse qualohe giorno nella sua villa a Balde, sul Mar Nero, non appena arrivata telegrafò a Michele domandandogli notizie della salute di Paderewski. L'avversione del giovarne Re per le persone e il suo interesse per le lumache non è causato da mania dì diverti' mento e neppure è una pura infantilità La si può attribuire alla sua repugnanza per le acclamazioni e gli applausi che lo seguono dappertutto. Al disotto di questa strana ripugnanza vi è an che qualcosa di profondo, d'eredita rio. Nel suo cervello di bimbo due influenze opposte combattono per strapparsi il dominio della sua personalità: è una lotta fra la democrazia e l'ari stocrazia. Nelle sue vene scorre sangue d'Hohenzollero; vi è poi una mescolanza di greco e di rumeno. Tuttavia nel suo immediato entourage trionfa la democrazia. Sua madre, la Principessa Elena, appare di maniere semplici e senza etichetta. L'autocrazia non ha, apparentemente, nessuna influenza su di lei. Anche la Regina Maria è molto democratica. In quanto alla Principessa Elena, avendo sofferto molto, conduce una vita solitaria. Michele è tutto ciò che possiede, ed ella comprende la sua grandp responsabilità. E' naturale ch'ella desideri tenere Michele la maggior parta del tempo accanto a sé. Qualunque o p e madre nella sua situazione desidererebbe la medesima cosa. Infine si può prevedere che per l'influenza della madre e d'ella nonna sarà la democrazia a formare il carattere del Re. « Non voglio che si rida di me » Allorché la Principessa Elena lo chiamò perchè facesse la mia conoscenza. Michele apparve un ragazzo timido che non avesse altro desiderio che, non appena strettami la mano, 1i correre a nascondersi. Egli se ne veniva piano piano; si sarebbe detto contro voglia; e fu solamente dopo eh-' sua madre l'ebbe chiamato diverse volte ch'egli degnò avvicinarsi. I suol grandi occhi azzurri sembravano dire: « Per quale ragione devo lasciare le mie lumache per venire a parlare con questo signore d'America? ». E durante tutto il tempo sembrava cercare l'occasione di fuggire. E' certo che la mentalità del piccolo Re è ossessionata dal gusto del cerimoniale ch'egli si vede- d'intorno non appena siano presenti degli stranieri. La cerimonia forma una parte delle sue impressioni quotidiane. Quando egli è con sua madre e con sua nonna non può sfuggire ai gesti di rispetto e ai saluti. E' naturale che in fondo al cuore egli voglia essere come tutti gli altri bimbi, ma ha frequentato cosi poco compagni della sua età che pare ch'egli abbia sviluppato in sé una specie d'avversione a mescolarsi con loro. La Regina ci terrebbe molto a dissipare questa timidezza che lo trattiene. Ella vorrebbe che Michele guardasse tutti in faccia senza preoccuparsene, mentre la Principessa Elena ha piuttosto tendenza a tenerlo in disparte, di mostrargli il mondo dall'altezza del trono, e non come se lui e i suoi sudditi fossero uguali. Un giorno, l'inverno scorso, la Regina Maria prese con sé Michele, per andare a passeggio. Uscirono soli, senza dame di compagnia nè istitutrice: solo lo chauffeur li seguiva a una certa distanza. A un certo punto giunsero di fronte a delle pozzanghere d'acqua gelata che formavano la delizia di numerosi bimbi, i quali, ridendo e ur tandosi, si divertivano a fare delle bel le scivolate. Michele li guardava con invidia. — Non vorresti andare a divertirti con loro? — gli domandò la Regina. — No, non ci tengo. Se cado, ride ranno. Non voglio che si rida di me — rispose, e non fu possibile persuaderlo di andarci. — Quando si ride e si scherza si è felici — continuò la Regina. — Se anche gli altri bimbi ridessero alle tue cadute, tu potrai fare altrettanto quando alla loro volta essi cadranno. — Non amo la gente... non voglio che si rida di me — insistè. Anche a 7 anni. Michele è un personaggio che si deve salutare e acclamare, ma del quale non si deve ridere. Pur tuttavia, ritornando sui loro passi, il Re non faceva che ripetere alla Nonna: — Come si divertono a scivolare, laggiùl Il suo spirito era in lotta fra il desiderio infantile e le esigenze della sua situazione di personaggio altolocato. Avrebbe pur voluto tornare indietro per divertirsi a scivolare e cadere con gli altri bimbi, ma c'era sempre questa restrizione, questo non so che d'indefinito che gli impediva di confondersi con la folla. La lotta fra il bimbo e il Re La Regina Maria approva la democrazia dei Re, e decise quindi di far andare Michele a divertirsi con gli altri bimbi; egli avrebbe fatto il chiasso coi compagni, e se ciò gli fosse toccato in sorte, sarebbe caduto sulla testolina e si sarebbe rialzato come gli altri. Ella tentò così uno strattagemma. Diede ordine allo chauffeur di non abbandonare Michele, e li condusse poi verso uno stagno ove alcuni ragazzi si divertivano a fare la scivolata. Anche allora Michele non volle muoversi. La Regina pensò di allontanarsi: forse Michele non desiderava ch'ella fosse presente e che ridesse ella pure. Egli era ormai solo, accanto a lui non v'era più nessun personaggio regale, nessuno che smorzasse i suoi desideri, nessun bimbo ohe guardasse a bocca aperta la • Regina. Nessuno avrebbe potuto dirgli che non era decoroso per un Re pattinare con dei bimbi di cui non avrebbe poi mai conosciuto il nome. Liberato da ogni formalità Michele fu sul ghiaccio in un batter d'occhio. I ragazzi lo riconobbero poiché il suo ritratto è posto in mostra In tutta la Romania, ma par essi era anzitt ut-to un bimbo fra dei bimbi, e poi il Re. Sci volava, cadeva, urtava la testa; ride vano tutti insieme. In breve si sorpre se ad amare la gente, e il riso degli altri non lo urtava più. Era in vacanza. Quando cadeva si rialzava da solo. Volava con le sue ali e ne era così felice che per distoglierlo dal suo nuovo giuoco ci volle tutta la fa- F tica impiegata per indurlo ad emanciparsi. Questo episodio non è che un esempio dell'educazione democratica del giovane Re di Romania. La Regina Maria desidera ch'egli prenda contatto coi suoi sudditi, essendo convinta che ciò svilupperà il suo carattere e gli darà una concezione più intelligente dei mondo. Il piccolo Re 6 nella posizione nella quale si troverebbe un bimbo che avesse 15.000.00iJ a: parenti in ammirazione davanti a lui. L'intero paese è in estasi davanti a questo bimbo. Tutti sono pronti a glorificare qualsiasi aneddoto che riguardi il Re ed a mutarlo In qualcosa di straordinario, proprio come quei genitori che vedano camminare per la prima volta il loro piccolo figlio. «Sono o non sono il Re di Romania? » C'è una storiella che ha fatto in questi ultimi tempi il giro di Rucarest. Michele essendosi recato al palazzo di Cotroceni a far visita alla nonna, non venne riconosciuto abbastanza in tempo da permettere alla guardia militare di rendergli il saluto dovuto. Per la medesima ragione la solita fanfara era rimasta silenziosa. Michele uscì dall'automobile; un ufficiale, scusandosi, si affrettò ad avvicinarsi a Sua Maestà. Salutò aspettando gli ordini del Re. .— Perchè non c'è la musica? — domandò il Re. L'ufficiale cercò di spiegare, ma Michele gli lanciò uno sguardo d'acciaio. — Sono o non sono il Re di Romania? — domandò, e con dignità senza pari Sua Maestà rientrò nell'automobile La Regina Maria ha ammesso però che questa storia è' probabilmente esagerata. E' probabile che Michele abbia osservato la mancanza della solita musica e ne abbia domandato ragione. Ma senza riprendere imperiosamente l'ufficiale di guardia. — Io non credo — mi disse la Regina — che Michele capisca perfettamente di essere Re. Sa di essere diverso dagli altri bimbi, ma non sa comprenderne il significato. Povero piccolo Michele I A 15 anni sarà troppo precoce, a meno, che si riesca a dargli, prima d'allora, una vita più normale e la compagnia di bimbi della sua età. Michele è un ragazzo d'umore mutevole. Lo si vede ognora diverso quando con sua madre e con la Regina Maria assiste a ìin Te Deum, o riceve i saluti di migliaia di sudditi o passa in rivista le truppe. E" molto tranquillo con sua madre, assai più vivace e birichino con la nonna, ma alle cerimonie ufficiali si annoia terribilmente. Michele è vestito molto semplicemente. Quando lo vidi in casa sua, con sua madre, indossava una semplice tunica azzurra e aveva ai piedi una specie di sandali. In ogni altra occasione è vestito con altrettanta semplicità. Spesso a cerimonie ufficiali lo si vede salutare gravemente in tunica bianca, cravatta grigia con la sua testolina bionda senza cappello. I contadinottl che stanno a lui d'Intorno nelle feste e nel divertimenti sono vestiti con maggior ricchezza ed opulenza. Ebbi l'occasione di parlare con il Re Michele, di studiarlo, di conversare con sua madre e con sua nonna e giunsi alla conclusione ch'egli è molto amato da tutti, ma che la sua vita non sarà facile. Rlsognerà ch'egli lavori molto, ch'egli sormonti, forse, molti pericoli, molti problemi. Forse Minai I come lo si chiama nel suo Paese diverrà la personalità predominante dell'Europa dell'est. 11 suo regno è grande ed ha un avvenire ricco. Si sta cercando di fare di un bimbo un Re. Il destino rivelerà il risultato. Fitzhugh Minnigerode. (Copyright de «La Stampa*).

Luoghi citati: America, Bucarest, Europa, Romania, Serbia