Italiano ha aperto la strada per l'esplorazione di Mercurio di Giuliano Marchesini

Italiano ha aperto la strada per l'esplorazione di Mercurio A novembre la sonda parte da Cape Kennedy Italiano ha aperto la strada per l'esplorazione di Mercurio Gli studi del prof. Colombo, docente all'Università di Padova, consentiranno di tenere più a lungo il "Mariner" nell'orbita del pianeta (Dal nostro inviato speciale) Padova, 24 ottobre. Grazie ai calcoli di uno scienziato italiano, si potrà esplorare la superficie di Mercurio molto più a lungo di quanto previsto. Il 3 novembre prossimo partirà da Cape Kennedy la sonda «Mariner 10», diretta verso il più piccolo pianeta del sistema solare per cercare di svelarne i misteri: si presenterà all'appuntamento con il corpo celeste tre volte anziché una soltanto, come era stato stabilito dai tecnici di Pasadena. Il grosso contributo a questa impresa spaziale è stato offerto dal prof. Giuseppe Colombo, ordinario di meccanica delle vibrazioni all'Università di Padova. L'annuncio della determinante collaborazione dello studioso italiano è stato dato dal direttore del laboratorio americano, William H. Pickering: «Il programma originale prevedeva un solo passaggio vicino a Mercurio. Poi il prof. Giuseppe Colombo ci ha indicato che se avessimo mirato ad un determinato punto dello spazio la sonda avrebbe percorso una traiettoria che l'avrebbe fatta tornare per altre due volte nei pressi del pianeta. I nostri controlli hanno confermato l'osservazione, e così abbiamo aggiustato la mira». Giuseppe Colombo siede nel suo studio all'istituto di meccanica applicata, nella cittadella universitaria padovana. Di fianco alla scrivania, c'è una lavagna affollata di calcoli racchiusi in parentesi tonde e quadrate, di tracciati di orbite. Cinquantatré anni, il professore è sposato ed ha due figli. «Ero il nono di dieci fratelli — dice —, io fui il primo a laurearmi. Avevo frequentato il liceo scientifico, e naturalmente dimostravo una spiccata tendenza per la matematica, un'autentica passione. Così il mio insegnante fece di tutto perché frequentassi la scuola normale superiole di Pisa. Non ebbi il tempo di finire, perché fui chiamato alle armi, mi mandarono in Russia. La laurea la presi dopo la guerra». Giuseppe Colombo cominciò a fare l'assistente all'istituto di matematica. Dopo una decina d'anni di tirocinio ebbe l'incarico di docente straordinario a Catania, poi insegnò a Modena e a Genova. Nel gennaio del 1961, un viaggio in America, che aveva un fascino particolare: «Qualcosa di molto importante per me. Sentivo il desiderio di mettermi in contatto con altri studiosi. Allora negli Stati Uniti si richiedeva gente, anche dall'Europa, che si occupasse di meccanica celeste. Capitai laggiù senza sapere una parola di inglese, ma dopo un poco mi arrangiavo. Ebbi una quantità di nuove esperienze, di scambi di idee. Era l'epoca d'oro della ricerca spaziale americana ». Il prof. Colombo ritorna negli Stati Uniti ogni anno, di solito vi trascorre circa tre mesi. Adesso è socio corrispondente dell'accademia nazionale dei Lincei, membro di comitati di consulenza del Consiglio nazionale delle ricerche e di organizzazioni europee, ricercatore permanen te di meccanica celeste presso l'osservatorio astronomico smithsoniano di Cambridge. Quando gli si parla del suo contributo al progetto di esplorazione di Mercurio, si mostra sorpreso per l'interesse che lo attornia. « Quella — dice in tutta semplicità — è una delle cose che mi sono cosiate meno fatica. E' un episodio banale della mia attività scientifica: non avrei mai pensato che potesse destare scalpore ». Giuliano Marchesini