Indesit: ventimila lire in meno al mese mentre il costo della vita sta salendo

Indesit: ventimila lire in meno al mese mentre il costo della vita sta salendo Indesit: ventimila lire in meno al mese mentre il costo della vita sta salendo Che cosa dicono i lavoratori del Pinerolese in cassa integrazione - Gli operai-contadini in posizione meno critica: il campicello aiuta a superare la stretta - Ma per molti immigrati in pochi mesi la situazione può diventare insostenibile Indesit: seimila operai su novernila in cassa integrazione. Confezioni Europa di Torre Pellice, 35 licenziati. Torcitura Val Pellicc di Briclieraslo: quasi tutti I 130 dipendenti ad orario ridotto. Compact di Roletto: una ventina di licenziati. La crisi sembra manifestare i primi c più acuti sintomi nella zona fra Torino e l'in croio. Clic cosa ne pensa la gente? Siamo stati nella zona « calda », abbiamo raccolto decine di testimonianze dell'uomo delia strada: ne è venuto fuori un quadro inquietante, ma senza notazioni Isteriche. Costante di quasi tutte le risposte, soprattutto lo sconcerto. A None risiede una buona parte degli operai dell'Indesit, dall'altro ier< in cassa integrazione. Punto d' ritrovo obbligato il bar Benotto di piazza Cavour: verso le 14 un gruppo di lavoratori si è riunito attorno ai tavoli. I più giovani, per lo più scapoli, ingannano il tempo con le carte, gli anziani discutono animatamente. I primi sembrano meno inquieti. «Che cose dovremmo dire? Certo, da tempo il provvedimento era nell'aria, ma diteci voi quali possibilità avevamo di eluderlo. Inutile piangere sul latte versato, speriamo solo che questo momento passi presto. I padroni hanno assicurato che durerà poco, al massimo fino ai Santi». Più preoccupati e battaglieri sono gli anziani: «Paghiamo le conseguenze di una politica scriteriata. Crisi? Esiste, come al solito soltanto per noi operai. Perché non hanno lasciato a casa anche gli impiegati? Possibile che, con se> stabilimenti su sette fermi, sia necessario tutto l'esercito al completo dì colletti bianchi? Il fatto, cari signori, è che paghiamo sempre ed unicamente noi». La cassa integrazione significa, mediamente, 20 mila lire in meno su 180 mila nella busta. «Una fetta troppo grande — sostengono o é e n a , , o o e rtcaa uo, eoe. e, a, mnmolti — impossibile rinunciarci troppo a lungo. Qui a None gli affitti sono salati, 70 mila lire per tre camere è la regola. I prezzi salgo?io, lo stipendio cala, come faremo a tirare avanti?». Un operaio sulla cinquantina osserva: «Tanti miei compagni hanno un campicello, la doppia attività, fabbrica e agricoltura. Magari la moglie lavora e il suo aiuto darà un po' di respiro. Ma quelli come me, senza altri introiti, se continua così, dovranno tornarsene al Sv.d. Là, almeno, sarà meno duro tirare la cinghia». Lo stesso ragionamento fa una massaia, Anna De Rosa, al mercato ortofrutticolo di piazza Roma, a Pinerolo. «La ditta ha '"iquidato" mio marito prima delle ferie. I generali rincari stanno mangiandoci i risparmi. Pane e pomodoro con sale è da allora il "menù" abituale: per fortuna che i due bambini sono dai nonni, vicino a Brindisi. Torneranno per le scuole, sarà un problema comperare i libri, assicurargli il necessario per l'inverno. Se la situazione non si sblocca per quella data ce ne ritorneremo a casa. Con l'aiuto dei suoceri ed il piccolo orto tireremo avanti alla meno peggio. Pane e pomodoro lo avevamo anche là Qui, invece, è sempre più difficile, ogni giorno che passa si sta sempre più stretti nel prezzi». Ottobre: sarà lo spartiacque tra l'inquietudine odierna e l'angoscia. Tutti i discorsi dell'operaio, del commerciante, dell'impresario battono lo stesso chiodo: «Per adesso il momento è preoccupante. E tra un mese? Molto dipende dalla Fiat, se anch'essa limita la produzione è impossibile fare previsioni. Certo, l'ipotesi di finire sul lastrico diverrà una realtà per migliaia di femiglie — dice un giovane operaio al bar "Teatro" di viale della Repubblica — che cosa ci resterà da fare? Rubare? D'altra parte, bisogna pure mangiare, no? ». Un rappresentante di tessuti, incontrato al caffè «Nord» della centralissima via Torino, ribadisce il concetto: «Le cose vanno male ir tutti i settori, ma, finora, più che il presente spaventa il futuro prossimo. Se la Fiat ricorrerà alla cassa integrazione, come faranno le aziende sussidiarie? Specie nella grande città ne vedremo di cotte e di crude. Nel Pinerolose, invece, la situazione dovrebbe essere menograve. E' una zona agricola, libera dall'incubo della monocultura industriale, un'eventuale crisi sarà assorbita meglio. Nel mìo campo il mercato "tira" più 0 meno lo stesso. C'è stato un calo, ma non così sensibile come a Torino ». Decisamente pessimisti, invece, 1 commercianti di elettrodomestici. Quanto ha influito il provvedimento dell'Indesit sui loro programmi? « Beh, la cassa integrazione non pregiudica gli approvvigionamenti — ironizza il titolare del grosso negozio "Allasia" di via Chiapperò —, purtroppo le scorte non ci mancano. LaLqlptntqacdvrnctcmrtcbVsdgcnlbiiiiiii iiii Le vendite sono calate in un anno di un buon 20 per cento. La situazione non incoraggia l'acquisto di un frigorifero o di una lavatrice. Se si pensa, poi, al prezzi! Un "frigidaire" di 140 litri (il tipo più piccolo) da gennaio è aumentato del 60 per cento: coi tempi che corrono, comunque, stiamo meno male di tanti altri. Ma in autunno, se davvero ci saranno centinaia di migliaia di disoccupati, quanti clienti vedremo? ». Il suo collega della rivendita « Ottoleni » di via Buniva: « Le decisioni dell'Indesit ci potranno costare care. Per intanto, il mercato tira così bene che in pratica ci abbiamo rimesso già tutti i guadagni estivi». Le difficoltà economiche, le parole « licenziamento », « cassa integrazione », « autunno caldo » ricorrono anche tra i clienti delle bancarelle del pesce, in piazzetta Verdi. Ecco alcuni pareri: « Forse i casi dell'Indesit e della Tor¬ cdgcdzaacrdaLdgctbSgNtS«os citura Val Penice sono i primi di una serie destinata ad allungarsi chissà quanto. Però, è ancora presto per giudicare, attendiamo ottobre ». « Per la nostra zona la cassa integrazione non è ancora la catastrofe. Tanti hanno anche un'attività agricola: non a caso, nelle ditte l'assenteismo raggiunge il vertice nella stagione del raccolto. Ma se la crisi si acuisce, chissà come finirà? ». L'unico soddisfatto è il pescivendolo, Ivo Sartori: « Il pesce è il genere più economico, 700 lire circa il chilo. Non ho avuto mai tanti clienti come oggi. Impossibile, comunque, fare previsioni. Si vedrà più chiaro tra venti giorni ». Che cosa dicono gli industriali? Ne troviamo alcuni sotto 1 portici di via Torino per l'aperitivo. Si scambiano battute scherzose: « Allora, quanti ne hai licenziati oggi? Trenta, quaranta? ». « No, soltanto quattro gatti », risponde i a è o a o e i . l e i . i ? . : i , e uno. Lo interrogo: « Come vede la crisi, le sue conseguenze? ». Il quesito prima lo trova indifferente, poi, poco alla volta, lo esaspera. « La colpa non è nostra, lo chieda qui sopra, ai sindacalisti. A forza di tirare la corda, cominciano ad accorgersene. Perché, voi giornalisti, non tirate in ballo anche certa gente a Roma?». Promette grosse rivelazioni, ha parole dure per la classe operaia e quando gli chiedo chi è si limita a replicare: « Non le dirò mai il mio nome, sono solo socio di una piccola impresa ». La Compact, che da poco ha licenziato 20 operai. Sopraggiunge un suo amico, Giuseppe (anche lui non vuole presentarsi), che si qualifica «amministratore» della Compact. Alle parole « cassa integrazione » storce il naso, poi, incitato dagli amici, offre la ricetta per uscire dalle pastoie economiche: « Più serietà, più lavoro ». Un operaio della Riv, altri due in cassa integrazione, un negoziante: sono voci della nostra inchiesta a Pinerolo

Persone citate: Allasia, Anna De Rosa, Benotto, Ivo Sartori