Per 6 mila (su 9 mila) dell'Indesit riduzione dell'orario di lavoro

Per 6 mila (su 9 mila) dell'Indesit riduzione dell'orario di lavoro In cassa integrazione due giorni la settimana Per 6 mila (su 9 mila) dell'Indesit riduzione dell'orario di lavoro La perdita per ciascun dipendente sarà di circa 20 mila lire al mese - Il provvedimento riguarda tutti gli stabilimenti del gruppo, non si sa ancora per quanto tempo durerà Da domani sarà di tre giorni lavorativi la settimana per 6 mila dei 9 mila dipendenti del gruppo Indesit (elettrodomestici). Gli altri due giorni saranno parzialmente coperei dalla cassa integrazione guadagni: la perdita per ciascun lavoratore si aggirerà sulle 20 mila lire al mese. Il provvedimento ha colpito tutti gli stabilimenti del gruppo: Orbassano (1600 dipendenti di cui 150 impiegati), None (sei complessi con 4500 operai e 500 impiegati), Caserta (tre stabilimenti con 2500 lavoratori). Rimarranno al lavoro, a pieno orario, soltanto gli addetti alla fabbricazione di compressori e congelatori (oggi più richiesti sul mercato di quanto non lo siano i frigoriferi). La notizia del ricorso alla cassa integrazione non è giunta inattesa: era già stata annunciata il 19 luglio scorso ai consigli di fabbrica. Inattesi sono invece i particolari del provvedimento, che lo rendono più grave di quanto si pensava e che hanno provocato allarme fra i lavoratori. Ci si aspettava che la riduzione d'orario cominciasse il primo settembre e che fosse limitata ad un mese. Invece la direzione ha voluto anticipare il provvedimento e non ha specificato per quanto tempo gli operai saranno posti in cassa integrazione a 24 ore settimanali. Non vi sono ancora commenti ufficiali da parte delle organizzazioni sindacali. Il 2 settembre è prevista una riunione a Torino del Coordinamento Indesit composto da 50 delegati provenienti da tutti gli stabilimenti. Vi saranno anche rappresentanti della Federazione metalmeccanici. A luglio l'annuncio della riduzione d'orario aveva provocato un duro commento dei sindacati. La Firn aveva rilevato che «l'uso della cassa integrazione alla Indesit è stato nel passato ed è soprattutto oggi un uso strumentale secondo la logica che a pagare nelle situazioni difficili debbono sempre essere i lavoratori». La Indesit è stata creata nel 1957 da Adelchi Candeloro e Armando Campioni — oggi rispettivamente presidente ed amministratore delegato — e si è sviluppata negli anni del «boom» degli elettrodomestici fino ad occupare gli attuali 9 mila dipendenti. Quali sono i motivi della crisi? L'azienda non lo ha mai spiegato nei particolari: si è parlato di calo nelle vendite, di aumenti delle materie prime, di effetti delle restrizioni creditizie. Si è detto anche che la stretta fiscale ha ridotto il mercato legato alla famiglia media italiana. La federazione metalmeccanici, in luglio, ha riconosciuto le difficoltà indicate dalla Indesit, sostenendo però che l'azienda vuole procedere ad una sua riorganizzazione modificando in senso negativo le condizioni di lavoro con taglio dei tempi, trasferimenti, riduzione degli organici. La Cassa integrazione guadagni è stata istituita con il compito di garantire agli operai — e in un secondo tempo anche agli impiegati — un minimo di retribuzione quando questi lavoratori, per ragioni non imputabili né a loro né al datore di lavoro (si pensi, per esempio, ad una contrazione degli ordinativi) sono costretti a sospendere o a ridurre l'attività. L'istituto prevede due tipi di intervento, ordinario e straordinario. Con il primo concede autorizzazioni, fino a quattro settimane, attraverso le sue sedi provinciali: per poter prolungare il periodo (fino ad un massimo di tre mesi e, solo in casi eccezionali, di nove mesi) bisogna ricorrere al comitato speciale di Roma. Ai lavoratori dell'industria viene pagata un'integrazione grosso modo pari a 11 ore settimanali; agli edili, invece, per l'80 per cento del salario. g. b. (Altro servizio a pagina 4)

Persone citate: Adelchi Candeloro, Armando Campioni

Luoghi citati: Caserta, Roma, Torino