La Montedison tace, la Regione denuncia "E' certo, vogliono chiudere il Vallesusa,,
La Montedison tace, la Regione denuncia "E' certo, vogliono chiudere il Vallesusa,, La Montedison tace, la Regione denuncia "E' certo, vogliono chiudere il Vallesusa,, (Dal nostro inviato speciale) Lanzo, 8 settembre. «Le intenzioni della Montedison sono queste: chiudere tutti gli stabilimenti Vallesusa perché non interessano più. Ma lo vorrebbero fare progressivamente, via uno oggi, via uno domani fino allo smantellamento totale. Finora la società di Foro Bonaparte non ha comunicato ufficialmente la decisione, ma è certo che si sta muovendo in questa direzione»: l'ha detto il vicepresidente della Giunta regionale piemontese, Libertini, ai lavoratori del Cotonificio Vallesusa di Lanzo, riunitisi nel pomeriggio in assemblea aperta per preparare il piano di controffensiva. Sempre secondo Libertini, i piani Montedison mirerebbero a tagliare i rami secchi anche di altri settori (chimico e fibre sintetiche). I posti di lavoro minacciati sarebbero circa 15 mila in Piemonte. Quale fondamento hanno queste voci rimbalzate ormai in tutti gli ambienti, sindacati, enti locali, categorie economiche? L'ufficio stampa della società, da noi interpellato, risponde con un «no comment» a tutte le domande, non conferma né smentisce la fondatezza delle notizie. «La situazione della Montefibre e del complesso Vallesusa, dicono i portavoce, è di attesa. Attese delle decisioni del Cipe (Comitato per la programmazione economica, n.d.r.) perché i problemi sono complessi; attesa, insomma, delle decisioni del governo». La prima risposta dei lavoratori ai «si dice» e ai silenzi è stata la mobilitazione. Sabato prossimo, a Vercelli, è in programma una riunione dei consigli di fabbrica Montedison di tutto il Piemonte. I rappresentanti di circa 25 mila dipendenti si incontreranno con gli amministratori comunali, provinciali e regionali e i sindacalisti confederali per concordare le linee di azione. «Visto che la Montedison è un'azienda di Stato, ha detto Libertini, il nostro interlocutore deve essere il governo. Vogliamo sapere cioè i programmi generali della società, quali investimenti intende fare, dove, come e quando. Sia ben chiaro che noi non ci opponiamo ai cambiamenti di produzione dove si presenta la necessità. La Montedison deve, comunque, render conto dei soldi pubblici. Non può con i finanziamenti dello Stato seminare disoccupazione». Se il piano della società di Foro Bonaparte passerà, lo stabilimento di Lanzo. 370 di-1 pendenti, maggioranza donne, i sarebbe il primo a «saltare».[ Le avvisaglie dello smantella- ! mento si sono viste prima delie ferie, quando la direzio ne ha comunicato il proposito di cedere il complesso a una ■ ditta privata per la produzioi ne di giocattoli e prodotti di 1 plastica. «JVot non abbiamo accettato il piano, — ha detto una delegata sindacale all'assemblea aperta — perché non c'erano garanzie sul posto di lavoro, perché sarebbe stato l'inizio dello smantellamento di tutto il Cvs, perché riteniamo che la strada da seguire per dare fiato a tutto il complesso Vallesusa siano nuovi investimenti, variamo 24 ore settimanali | nei turni diurni e S in quello notturno. Da questa crisi si esce facendo lavorare gli operai a turni completi». Nel corso dell'assemblea, alla quale hanno partecipato anche il vicepresidente della provincia Mercandino, il consigliere regionale Vietti, il sin- I | Qui a Lanzo la- ! idaco di Lanzo, amministrato- ;v; ^iio ,rvnk cinHnnaiicfi !n della zona, sindacalisti consigli di fabbrica, è emersa un'indicazione: la difesa dell'occupazione e il rilancio produttivo non possono passare attraverso la salvezza di questa o quella fabbrica, con -1 interventi settoriali e contin, i genti, ma con una visione ge.[ nerale dei problemi e con il - ! confronto di tutte le forze soa ciali, politiche ed economi- o a i o o n i o o e i i | o i , o a n- te negli ultimi sei mesi dell'anno, se ne aggiungeranno altri 50 mila. In questo panorama dalle tinte fosche le aziende tessili sono nell'occhio del ciclone. Dal novembre '74 al giugno '75 dodicimila operai tessili e dell'abbigliamento (oltre il 40 per cento del settore) hanno perduto due milioni 700 mila I ore di lavoro, integrate dal | fondo pubblico. Da luglio a - °gg* una tarantina di azien! de hanno chiesto la cassa integrazione per almeno seimila lavoratori. Particolarmente colpiti quelli della Bassa Valle di Lanzo, del Pinerolese e i della Valle di Susa. «Ma se il momento è delicato — ha concluso Libertini — non è il caso di alzare bandiera bianca e scoraggiarsi. Certo non - ; ift^^L'S "t !* strada, quella cioè dei provvedimenti governativi di v sti di lavoro persi in PiemonA che. Altrimenti, ai 40 mila po- a o si n sorganici e improvvisati, che sono serviti solo a dilapidare pubblico denaro all'insegna del clientelismo ». Guido J. Paglia
Persone citate: Bonaparte, Libertini, Mercandino, Vietti
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