La silicosi ora è in agguato anche per chi vive in città di Franco Giliberto

La silicosi ora è in agguato anche per chi vive in città II convegno sul cancro e sull'ambiente La silicosi ora è in agguato anche per chi vive in città (Dal nostro inviato speciale) Cremona, 18 settembre. «Perché dovrei ammalarmi di silicosi? Mica sono un minatore!» può obiettare l'uomo della strada, che magari ha sempre lavorato dietro la scrivania di un ufficio con moquette vivendo in città. Qualche dubbio sulla sua immunità potrebbe però venirgli se partecipasse al congresso su «Cancro, uomo e ambiente», di Cremona. Qui si è dimostrato, con riferimenti epidemiologici inediti, che situazioni morbose fino a pochi anni fa considerate esclusive di gruppi di lavoratori stanno diventando sempre più diffuse anche tra gli abitanti dei centri urbani. Realtà comune a grandi e piccole città dove non si registrano «nuove» malattie dovute all'inquinamento atmosferico, ma si sta palesando un «nuovo modo di acquisire vecchie malattie». Questa annotazione è del professor Giuseppe Barbareschi, primario anatomopatologo degli Istituti ospedalieri di Trento. Da dieci anni studia la silicosi sia professionale dei lavoratori in ambiente ad alto rischio (nel Trentino ci sono circa quattrocento cave), sia la silicosi non professionale nella popolazione urbana. La parte più interessante del suo studio — illustrato al congresso e seguito con molto interesse — riguarda le dimostrazioni su un nuovo tipo di malattia da inquinamento atmosferico urbano e cioè la «silicosi interstiziale non professionale» che è alla base di broncopneumopatie molto diffuse nelle città industrializzate. Una alterazione che porta all'enfisema micro¬ bolloso e alla bronchiolite obliterante, sino a una insufficienza respiratoria che si aggirava sempre più. La silicosi interstiziale non professionale è molto diffusa nelle città industrializzate e perciò la silicosi stessa esce dall'ambiente puramente professionale dove sinora era stata relegata per divenire — dice Barbareschi — veramente una malattia sociale e un problema di inquinamento da polveri di silicio nelle aree residenziali, interessando così milioni di cittadini. Ora Barbareschi sta revisionando millecinquecento autopsie eseguite nell'istituto di anatomia patologica degli Ospedali di Trento, per stabilire l'incidenza percentuale dell'adenocarcinoma polmonare sia nella popolazione residenziale che tra i lavoratori delle cave di porfido. Nelle cave, l'incidenza di cancro polmonare è di circa il 13 per cento mentre nella popolazione residenziale è del 9 per cento, cioè rispettivamente quattro e tre volte circa la percentuale statistica osservabile nell'ambiente rurale non inquinato da polvere di silicio. Su trecento autopsie di cittadini eseguite da Barbareschi negli ultimi anni (già statisticamente catalogate) i carcinomi polmonari rilevati sono stati ventotto. Su ottanta autospie di lavoratori nelle cave, nove; su cento autopsie di contadini, tre. «Ma questo soltanto per ì morti negli ospedali — commenta il medico — tutti gli altri decessi, quando la autopsìa non è obbligatoria, sfuggono alla nostra indagine. Un fatto è certo, comunque: la ricerca del silicio nell'aria delle città non è mai avvenuta, nessuno s'è mai preoccupato di compiere questi controlli. Eppure il nostro studio dimostra che il pericolo esiste ed è grosso. Il discorso vale per Trento, Milano, Torino, Brescia e per qualsiasi altra città o comprensorio urbano dove nell'aria vengono liberate polveri da lavorazioni industriali dei più diversi tipi e dove il traffico automobilistico concorre a peggiorare la situazione». Il ministro della Sanità Dal Falco ha chiesto il sollecito invio a Roma degli studi di Barbareschi, considerati importanti al congresso di Cre| mona. Segno che il potere politico comincia a tenere nel dovuto conto gli allarmi della comunità scientifica? Il Congresso chiuderà domani i lavori con le ultime relazioni scientifiche su immunologia e fattori antitumorali. «Questa assise ha aperto la strada — ha affermato il presidente prof. Giorgio Cavallo — a un nuovo convegno che sì terrà fra poco a Firenze sulla responsabilità della scienza nella società moderna. Non a caso, nella comunicazione ufficiale a suggello dei nostri lavori, richiamandoci alle iniziative in corso presso la Comunità europea nel campo della regolamentazione dei composti chimici, facciamo un pressante appello: che le autorità preposte alla salvaguardia della salute pubblica provvedano ad elaborare documenti legislativi validi a tutelare, secondo lo spirito delle norme in preparazione alla Cee, il benessere delle popolazioni delle varie aree interessate». Franco Giliberto

Persone citate: Barbareschi, Giorgio Cavallo, Giuseppe Barbareschi