La Scienza non può ancora analizzare lo Spirito

La Scienza non può ancora analizzare lo Spirito IL DOTTOR GUSTAVO ROL RISPONDE A JEMOLO: «GLI SCETTICI SONO DEGLI INFELICI » La Scienza non può ancora analizzare lo Spirito «Respingo l'accusa di illusionismo. Esistono medici illustri e professori universitari che molto bene mi conoscono e vorrebbero testimoniare, se non avessi chiesto loro di non farlo» Egregio prof. Jemolo. ho leuo l'appello che lei mi ha rivolto in cosi esemplare l'orma su La Stampa del 13 and.: «Convinciamo gli sceltici». Da anni seguo la sua voce indipendènte ed onesta, cosi rara e preziosa per le sue alte ispirazioni. Lei esorta gli uomini di cultura ad interessarsi a me e mi chiede di tenermi a loro disposizione. Questo accenno alla mia persona mi onora anche se mi suona come un rimpròvero che non merito. E' mio desiderio, intanto, intrattenerla sulla effettiva realtà dei risultati «rigorosamente scientifici» che lei in\oca per i miei esperimenti. Vi fu im tempo in cui credevo che le mie «possibilità» (che io allora ritenevo essere delle vere e proprie «facoltà») avessero una base biologica. Mi dicevo che se è vero che il corpo alberga lo spirito, deve esservi un rapporto diretto fra lo spirito e gli organi attraverso i quali la vita si esprime. Ed in questa espressione ineludevo la responsabilità morale e le esaltazioni dello spirilo. Fu proprio in questa seconda parte che la mia filosofia crollò perché non mi fu più possibile, ottenere ulcun fenomeno se volevo trovarne la sede nel cervello od in qualunque, forma organizzata del mio comportamento fisico. Questo le dice che io stésso tentai dei controlli dei quali ebbi a rammaricarmi. Si studino pure a fondo le possibilità racchiuse nell'energia psichica degli uomini, ma per quanto mi riguarda ho concluso che allo slato attuale della conoscenza scientifica i miei esperimenti non hanno alcun rapporto con la psiche. Essi, secondo me, ■ debbono considerarsi una manifestazione dello spirilo che ho definito «intelligente» per identificare in esso e quindi nell'Uomo, l'espressione più alla di tulta la Creazione. Mi viene qui da ricordare la frase esclamata da un nostro grande fisico che aveva assistito ad alcune mie dimostrazioni: «/." un véro peccato che la scienza non sia in grada di analizzare lo spirilo!». Quel luminare aveva centralo in pieno il problema. Questo è il punto delicatissimo che mi trova da cinquantanni necessariamente isolato e tale rimarrò probabilmente per il resto della mia vita. Ecco perché mi è difficile programmare rincontro con una scienza che si muove in un campo a cui sono assolutamente estraneo. Di qui il mio naturale (per non dire obbligalo) riserbo.. Tuttavia il suo appello, prof. Jemolo, non mi ha lasciato indifferente perché la mia intenzione è di aprirle interamente il mio pensiero anche se lo faccio in termini cosi inadeguati. Non comprendo però bene a die cosa lei voglia alludere con l'impiego di macchine fotografiche suscettibili di «cacci/ire l'incubò delle suggestioni». Queste parole mi lasciano molto perplesso perché rivelano il sospetto che i fenomeni da me prodotti possono essere giudicati soltanto una banale illusione. La parapsicologia Ma se cosi fosse, perché lo avrei fatto dal momento che mi si riconosce l'assenza di qualsiasi interesse materiale? Ci sarebbe in me. allora, una ridicola bramosia di fama? Mezzo secolo è lungo, eppure durante tutto questo tempo non ho mai cercato la notorietà essa è venula da sé, non per quelle rare interviste che ho concesso, ma dall'intenso, quasi doverosi) rapporto con il prossimo. Le interviste che ho dato erano per evitare che, si raccontassero fatti assurdi od invernali. Chi hu veduto parla, ma le cose riportate mutano spesso di aspetto ed accendono la fantasia. Ho sempre protestato di non essere un sensitivo, un veggente, medium, taumaturgo od altro del genere. E' lutto un mondo, quello della Parapsicologia, al quale non appartengo anche se vi ho incontrate persone veramente degne ed animate da intenzioni nobilissime. Troppo si scrive su di me e molli che l'hanno fatto possono dire che mi sono lamentalo che si pubblichi una vasta gamma di fenomeni e mai ciò che esprimo nel tentativo di dare una spiegazione a queste cose indagando su come e perché si producono certi meravigliosi eventi. Le confesso che sovente rimango stupito io stesso e qualche volta mi succede di trovare dei collaboratori in coloro che mi avvicinano spinti soltanto dalla curiosità. Bisogna viverlo quell'istante in cui, assente ogni forma di energia, qualcosa di veramente sublime si manifesta. Che cos'è che, allora, l'uomo percepisce? Che cosa gli viene rivelato in quell'attimo di profonda intuizione che sembra non aver fine, ove s'accorge di non essere più la creatura terrena legala a scelte che lo condizionano, ma un Essere della cui immortalità è divenuto improvvisamente cosciente? Ho accennato ad una «collaborazione» da parie di chi mi sta intorno: nella stessa guisa che per la salute del corpo il male conta assai meno del terreno ove trova da svilupparsi, così, per l'impiego dello spirito, un'atmosfera di fiducia e di ottimismo ha un'importanza determinante. Lo scetticismo che sovente cela intenzioni ed altri sentimenti negativi non favorisce certamente quel misterioso processo costruttivo della cui ragione etica gli editori non si interessano. Essi ritengono che il grosso pubblico non ami una certa filosofia: quel che fa vendere il giornale od il libro è la presentazione di fatti che stupiscono, non di cose che creano problemi. Lei mi dirà che mi si offre l'occasione per dare un nóme ed una ragione ai miei lavori: è sufficiente che io acconsenta a farmi, studiare. Cosi verrei chiamato in causa in nome della fisica, della medicina, della biologia ed altro. Sulla cavia Rol si vorrebbe forse provare che nella stessa guisa che il fegato seccrne la bile ilcervello secerne il pensiero? Ma se anche ciò venisse dimostrato, rimarrebbe ancora da stabilire quale rapporto esiste Tra il pensiero e lo spirito che lo sovrasta. Che, cosa sarebbe il pensiero se non esistesse lo spirito? Le sue possibilità non andrebbero certamente oltre o a o re d i, n a . e e o e o a à e i limili consentiti all'istinto. lo non sono uomo di scienza, però nel campo dello spirito ho acquisito una conoscenza che. anche se modesta, ho sempre offerto nella forma x- nei modi che mi è consentilo, lo debbo necessariamente agire con spontaneità. quasi «sono l'impulso di un ordine ignoto» come disse Goethe. Mi sono definito «lu grondaia che convoglia l'acqua che cade sul tetto». Non è quindi la grondaia che va analizzata, bensì l'acqua e le ragioni per le quali «quella Pioggia» si manifesta. Non è studiando questi fenomeni a valle che si può giungere a stabilirne l'essenza, bensì più in alto dove ha sede lo «spirito intelligente» che già fa parte di quel Meraviglioso che non è necessario identificare con Dio per riconoscerne l'esistenza. Nel Meravi- f'ioso c'è l'Armonia riassuma del ulto e questa definizione è valida-tanto per chi ammette quanto per chi nega Dio. i A questo punto vorrei dirle, egregio prof. Jemolo. che per quanto riguarda la «moria gora» alla quale lei teme ubbia ad abbandonarsi lu Cultura italiana, il suo giudizio è troppo severo, lo ritengo che gli scienziati non abbiano alcun motivo di interessarsi a ine perché conoscono od intuiscono la mia estraneità al campo delle lon> ricerche. Col profondo rispetto che porto a lei che fa parte del mio prossimo ed alle cose che mi è consentito di compiere, dichiaro di non essere in grado di disporre a mio piacimento dei fenomeni che si manifestano attraverso di me nei limiti di una rigidissima morale e scevri da qualsiasi coercizione e peculiarità. Per questo motivo ogni controllo ne rimarrebbe frustrato. Una suggestione Sono rimasto stupito come in un recente libro siano stale riferite su di me cose inesatte e falsificale, insinuando dubbi perfettamente gratuiti. Chi si atteggia a uomo di studio deve essere giusto ed obiettivo, ma se non lo fa è un grave rischio che non gli consiglio o a o n o di correre perché la Verità, pur d'ìmporsi. possiede mezzi implacabili e presto o tardi li usa. Per intanto io continuo a ricevere a tutti i livelli culturali e sociali dimostrazioni di solidarietà e di fiducia. E non è strano, per quell'intuizione che è_ patrimonio delle masse, che io venga esortato a non mutare atteggiamento. Meglio rimanere ignorato da una Scienza ufficiale che non è in grado per ora. di comprendermi piuttosto che venir meno a quei principi ai quali mi sono sempre ispirato e con i risultati che lutti conoscono. Scienziati di fama mondiale, medici, letterati, artisti, religiosi di varie confessioni, atei, filosofi, militari, uomini politici, cupi di Stato e di governo, industriali e finalmente uno stuolo di gente appartenente ad ogni classe sociale e con esso tutto lo scibile del travaglio umano, continua a passarmi sotto gli occhi. E' mai possibile che tutte queste persone siano state da me suggestionate ed a qual fine dal momento che non ho avuto altro scopo che quello di mettermi al loro servizio? Quanti problemi apparentemente impossibili non ho risolto. Molti ritrovarono in me la speranza, il coraggio, la ragione di vivere. E se fossi sempre stalo ascoltato quante sciagure avrebbero potuto essere evitale. Questa è la vera sede della mia attività. I veri fenomeni a livello apparentemente fisico non sono che mezzi di convincimento che mi viene da improvvisare in un'esaltazione che sovente mi lascia commosso e ine ne fa sentire indegno. E' proprio qui che vorrei che una Scienza intervenisse ad illuminare e ad appoggiare la mia aspirazione di contribuire ud indicare quelle vette, sempre più ulte, riservate alla Creatura Umana quando suppia identificarsi nel proprio «spirito intelligente». Ho appena incominciato, ma avrei ancora da dire tutto, éaregk» prof. Jemolo; purtroppo la lettera si dilunga, ma lo farò a voce se mi sarà consentito di incontrai La. Mentre stavo scrivendo venni chiamato al telefono. Mi è-sialo letto un appello, del tenore del suo. del prof. Carlo Granone, eminente patologo, che non conosco personalmente ma del quale ho apprezzato gli importanti lavori. Egli mi gratifica di belle espressioni circa il mio «disinteresse e le eccezionali capacità messe ul servizio del bene altrui». Anche dal prof. Granone sono invitato a fornire le prove a gente di cultura e con l'assistenza di «un esperto '<iprestidigitazione» (!!!). Il prof. Granone si chiede: se io non dovessi rispondere alla sua richiesta, che cosa si dovrebbe pensare di me? Mente e materia Sono io. piuttosto, che non so come giudicare le parole di questo uomo di scienza col quale non ho mai avuto contutti e nelle cui espressioni trovo una larvata minaccia che non comprendo come ed in che cosa possa colpirmi, dal momento che non ho interessi personali da difendere se non quelli di una filosofìa cheneppure mi appartiene, indubbiamente il' prof. G ramine si ni uove n ell'in ten zionedi aiutare l'Umanità nel suo progresso «onde squarciare le tenebre che ancora avvolgono tinto ciò che è psiche, materia ed energia». Ma è proprio l'argomento fornito da queste ire parole che non si addice all'incontro con la mia attività, tutta rivolta allo spirilo. Certamente un rapporto tra spirito e materia esiste: fa Scienza non lo conosce, io appena lo intuisco e lo posso dimostrare, ma non come lo voglio e come mi si chiede di farlo. Una collabora zione con la Scienza io la invoco, senza quel presupposto di sfiducia che non offende la mia tra scurabile persona bensì la conoscenza che ho raggiunta e che è già patrimonio della Scienza di domani. Il prof. Granone accenna a cene mie diagnosi mediche ed a questi' proposilo ho il dovere di precisare che se ho espresso ir-mio «parere» sulle condizioni di certi malati, lo feci soltanto su richiesti di medici e senza che mi venisse fornito nessun dato clinico à o e n o a e o o o i e l i n e l' o o ro e a a a a si a o, ua oè di a a di o ti eeo ma con la sola visione dei pazienti. Quale controllo si potrebbe esercitare su quelle intuizioni del mio «spirito intelligente»? Forse mediante cineprese o con la sapiente destrezza che un prestigiatore è in grado di compiere? E' un vero peccato che non possano essere qui a confermarlo i vuri Micheli. Gamna." Sisto. Enrico Vecchiu ed Achille M. Dogliotti e molti altri che frequentemente mi interpellarono e non soltanto in Malia. Per ricordarne uno al quale ero particolarmente legato, il cardiologo prof. Lenègre. clic ben sovente, quando mi recavo a Parigi mi voleva accanto a sé durame i consulti che teneva all'ospedale Boucicaut. Se si fosse loro parlalo di «illusionismo» nei miei riguardi, non so come avrebbero reagito. Esistono medici illustri e professori universitari che molto bene mi conoscono e che vorrebbero testimoniare se non avessi chiesto loro di non farlo. Io non mi rifiuterò di discorrere anche col prof. Granone e ne sarò onorato, ma sull'argomento che mi compete, nell'interesse della Sciènza che egli rappresenta e indubbiamente anche della mia attività. Sono d'accordo con lei. prof. Jemolo, che gli scettici sono degli infelici. Le stesse parole me le ha dette giorni or sono Fellini ed è per questa ragione, forse, che la mia reazione a certe richieste è, come vede, assai moderala. Chiudo la lettera nel confessarLe che questo mio modo di vivere e di agire mi lasciò in un primo momento, il timore di rimanere solo, isolato. Poi, invece, intravv idi un futuro dove altri uomini seguiranno con me la strada che vado tracciando per un'evoluzione lu cui meta è un'Umanità liberata da ogni male. La saggezza sulla quale Apollinare ci invita a meditare non è casuale, anche se pure riferirsi ad un'età terrena della vita ove non e più da temersi la conoscenza del futuro e dove Apollinare indica l'esistenza della raggiunta Bontà. Mi consenta, egregio prof. Jemolo. di esprimerLe il più deferente pensiero. Gustavo Rol

Persone citate: Bontà, Carlo Granone, Dogliotti, Fellini, Gamna, Goethe, Gustavo Rol, Micheli, Rol

Luoghi citati: Parigi