Il messaggio al Paese

Il messaggio al Paese Il messaggio al Paese ROMA — Ecco la dichiarazione con la quale il Presidente della Repubblica annuncia le proprie dimissioni: «Nel momento in cui mi accingo a firmare l'atto di dimissioni dalla carica di presidente della Repubblica, sento il dovere di rivolgermi direttamente a voi, cittadini italiani, per dissipare sensazioni che un avvenimento senza precedenti nella storia della nostra Repubblica potrebbe provocare. «Il proposito di dimettermi aveva già formato oggetto della mia attenzione e l'avrei messo in atto da qualche tempo se non mi avesse trattenuto la considerazione che le dimissioni di un presidente della Repubblica non sono mai un fatto che lo riguardi esclusivamente come persona. Esse possono creare in un momento improprio gravi turbative, possono incidere sull'equilibrio politico generale, possono avere riflessi anche sull'aspetto esterno di un Paese. «Se oggi mi sono deciso a compiere questo passo è perché ritengo assolutamente preminente su quello personale l'Interesse delle Istituzioni. Infatti finché le insinuazioni, i dubbi, le accuse hanno formato oggetto di attacchi giornalistici non suffragati da alcuna circostanza, ho potuto far pesare sulla bilancia la necessità di non drammatizzare, imponendomi un riserbo che mi è stato rimproverato come silenzio, che mi è costato amarezza e che risponde forse a tempi sorpassati. «Ma nel momento in cui la campagna diffamatoria sembra aver intaccato la fiducia delle forze politiche — conti¬ nua Leone — la mia scelta non poteva essere che questa. «Credo tuttavia che oggi abbia io il dovere di dirvi — e voi, come cittadini italiani, abbiate il diritto di essere da me rassicurati — che per sei anni e mezzo avete avuto come presidente della Repubblica un uomo onesto, che ritiene d'aver servito il Paese con correttezza costituzionale e dignità morale. «Penso anche che il ricordo del mio servizio politico come prova di dedizione al Paese rappresenti per me e per voi garanzia di integrità. Sia quando, giovane costituente, detti 11 mio contributo al nascere della Carta costituzionale, alla quale ho sempre ispirato la mia condotta, sia quando, chiamato in momenti difficili ad assumere la carica di presidente del Consiglio, lasciai l'alto seggio di presidente della Camera, al quale avevo avuto l'onore di essere chiamato. «Anche oggi non v'è in me il rimpianto di lasciare questa carica che, credetemi, è stata fonte di poche soddisfazioni, di molte preoccupazioni ed anche di amarezze; ma rimpianto grave sarebbe quello di lasciare in voi un'ombra di sospetto sulla suprema istituzione della Repubblica. «Sono certo che la verità finirà pei illuminare presente e passato e sconfessare un metodo che, se mettesse radici, diventerebbe strumento fin troppo comodo per determinare la sorte degli uomini e le vicende della politica. «A voi ed al nostro Paese auguro progresso.e giustizia nel vivere civile».

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