Perché la Firn denuncia la Fiat di Francesco Bullo

Perché la Firn denuncia la Fiat L'accusa di comportamento antisindacale presentata al pretore Perché la Firn denuncia la Fiat Nel ricorso, la storia dei 61 licenziamenti - Ammesso che la ricostruzione dei fatti sia dimostrabile, il punto è: nel comportamento dell'azienda c'era la volontà di colpire il sindacato? - Su questo dovrà pronunciarsi il giudice venerdì L'accusa alla Fiat dì «comportamento antisindacale» è stata presentata ieri mattina in pretura dagli avvocati Raffone e Villani, a nome della Firn provinciale, per la vertenza sui 61 licenziamenti. Nel documento sono citati come testi il presidente della società Giovanni Agnelli, il responsabile delle relazioni industriali Cesare Annibaldi, il direttore delle relazioni interne «gruppo auto* Cali ieri, il direttore delle relazioni esterne Luca Corderò di Montezemolo, giornalisti, sindacalisti, dirigenti del personale negli stabilimenti Lancia di Chivasso, Miraf iori, Rivalta. Un ricorso in venti pagine approvato l'altro giorno dopo rinvi! e discussioni dall'assemblea dei licenziati (i 50 patrocinati dalla Firn) presieduta dal segretario nazionale Firn, Sabbatini. Nel ricorso si fa la storia del «caso Fiat». Dalle prime sospensioni del 9 ottobre «decise con la logica propria delle decimazioni», al blocco delle assunzioni (10 ottobre); dall'ordine del pretore di reintegrare i 61 (diventati nel frattempo 60, perché una donna, iscritta al pei, trovò un altro posto e rinunciò a fare causa), al riconoscimento da parte dell'azienda che il rapporto di lavoro non era mai stato interrotto. Contemporaneamente le nuove sospensioni «motivate» e, il 16 novembre, l'ordinanza del giudice che dichiara «cessata la materia del contende' re». Infine la trasmissione di 11 lettere al giudice penale che apre un capitolo ancora da scrivere. Secondo il sindacato, tutto ciò non può essere considerato come un qualunque caso disciplinare o come la somma di licenziamenti individuali che interessano soltanto i singoli lavoratori. Dai fatti emergerebbe «non solo la cinica spregiudicatezza di un'operazione nella quale la Fiat ha giocato su tutti i tavoli, ma anche i suoi reali obiettivi.. I legali della Firn sviluppano nel ricorso un'analisi articolata in vari punti. 1) Genericità delle contestazioni («per offrire all'opinione pubblica un quadro falso della situazione»). 2) Tentativo di colpire l'immagine del sindacato lasciando intravedere possibili nessi tra •azione sindacale e violenza organizzata all'interno della fabbrica». 3) Mancata tempestività degli addebiti mossi ai lavoratori («è falsa l'affermazione dei massimi esponenti Fiat che i provvedimenti sarebbero stati presi per ristabilire in fabbrica il senso di ciò che è lecito e di ciò che è illecito»). 4) Secondo l'accusa la Fiat si trova di fronte a un'alternativa: o gli addebiti sono gravi, e allora doveva informare l'autorità giudiziaria, o sono falsi e siamo di fronte a «un atto inqualificabile». 5) L'azienda ha giocato anche con il terrorismo per mettere in difficoltà il sindacato. 6) •La continuazione delle assunzioni in Torino e provincia effettuata evitando la "richiesta numerica" costituisce un attacco al sindacato che svolge un ruolo essenziale nel quadro del sistema pubblico di collocamento (art. 33 Statuto dei lavoratori)». Il ricorso depositato ieri è stato assegnato dal pretore dirigente al dott. Denaro che ha fissato l'udienza per venerdì prossimo, 14 dicembre. I problemi sono molti e i primi a sollevare obiezioni sono stati proprio i licenziati. Perché il ricorso in base all'articolo 28 dello Statuto dei lavoratori è stato presentato cosi in ritardo? Come mai il sindacato ha avuto tante incertezze? Non si rischia di mandare tutto il dossier davanti al giudice penale? A quest'ultimo pericolo la Firn ha cercato di ovviare con un documento in cui si citano frasi, tratte dalle lettere di sospensione motivata, che dimostrerebbero la genericità e l'intempestività delle accuse (•aver ripetutamente mancato di eseguire il lavoro asse¬ gnato»; «avere, come successivamente emerso, in più occasioni e con altri invaso gli uffici di direzione per estromettere il personale addetto»; «aver tenuto atteggiamento insubordinato nei confronti dei superiori rifutando di riconoscere la gerarchia aziendale»; «aver d'abitudine, e arbitrariamente, abbandonato il posto di lavoro nonostante i ripetuti richiami, fornendo una prestazione lavorativa insufficiente»). Il rischio che le pratiche relative ai licenziati finiscano sul tavolo del procuratore capo Toninelli resta: le lettere di licenziamento con le singole accuse potrebbero infatti essere chieste dal pretore o comunque esibite dalla Fiat. Non è questo il nodo vero del problema. Ammesso, si fa notare negli ambienti forensi, che la ricostruzione dei fatti presentata dalla Firn sia obiettiva e dimostrabile, c'era nel comportamento dell'azienda la volontà di colpire il sindacato? E' su questo punto che il magistrato dovrà pronunciarsi. Con quali risultati? Il sindacato non ha comun- , que chiesto la reintegrazione dei licenziati nel loro posto di | lavoro: ed è questo un altro motivo di polemica. Anche sul collocamento, infine, sottolineano tecnici del diritto, esistono perplessità. E' vero che nelle commissioni ci sono membri designati dal sindacato, ma non è una lottizzazione. All'atto della loro nomina diventano componenti di un ufficio pubblico. Criticare il funzionamento di quest'organo non equivale attaccare il sindacato. Tesi diverse che si confronteranno venerdì davanti al giudice. Francesco Bullo

Persone citate: Cesare Annibaldi, Denaro, Giovanni Agnelli, Luca Corderò, Montezemolo, Raffone, Sabbatini, Toninelli, Villani

Luoghi citati: Chivasso, Rivalta, Torino