La lettera del licenziamento bis ai 60 e la dura contestaiione dei 50 all'Flm
La lettera del licenziamento bis ai 60 e la dura contestaiione dei 50 all'Flm Mentre il pretore capo Brunetti trasmette alla procura undici rapporti La lettera del licenziamento bis ai 60 e la dura contestaiione dei 50 all'Flm La Fiat comunica a tutto il gruppo degli operai la risoluzione del rapporto per giusta causa -1 destinatari attaccano il sindacato per reticenza, incertezza e immobilismo - Minacciano la revoca del mandato se l'azienda non sarà denunciata per comportamento antisindacale e se non ci sarà mobilitazione • Egregio signore, premesso che il 9 novembre le sono stati contestati- molteplici addebiti che respingiamo "in tota" le ecceeionl e le giustificazioni addotte con la sua lettera del 14 novembre; premesso che tutti gli addebiti a lei contestati nella ■lettera di sospensione, al cui contenuto facciamo integrale riferimento, costituiscono gravissime violazioni degli obblighi legali e contrattuali su di lei gravanti, tali da aver fatto venir meno la fiducia nei suoi confronti e da rendere impossibile la prosecuzione del rapporto di lavoro; le comunichiamo con la presente la risoluzione del rapporto di lavoro per giusta causa (art 2119 codice civile, art 25ib contratto collettivo di lavoro). La retribuzione dal 9 novembre ad oggi e la liquidazione sono a sua disposizione: Questo è 11 testo della lettera spedita dalla Fiat al 60 licenziati (Il 61°, una donna, aveva fin dall'inizio rinunciato a far causa avendo trovato un altro posto di lavoro), uguale per tutti, che gli interessati hanno ricevuto ierT I 50 operai, difesi dai legali della Firn, si sono subito riuniti in via Porpora (sede provinciale del metalmeccanici) per decidere una strategia comune. Un'assemblea calda. Al termine, è stata trovata una mediazione fra posizioni diverse. Era prevista una conferenza stampa ma i licenziati, per evitare polemiche, hanno preferito limitarsi alla lettua di un «documento unitario» nel quale si pongono tre condizioni alla Firn «per continuare a concederle il mandato-. E cioè: 'Che il sindacato ricorra contro la Fiat per comportamento antisindacale; che si pronunci stille "forme di lotta", che precisi le "iniziative di mobilitazione per sostenere la lotta dei 60". •La Fiat ha saltato l'ostacolo e, come se niente fosse, ha rilicenziato — dicono i 50 operai — cancellando il primo provvedimento del pretore e tentando di far passare cosi la sua volontà. La sentenza di venerdì scorso avalla questa operazione. L'esito del "primo round" nella vicenda gìurìdìca'confermache all'interno della legislazione vigente ci sono mille strumenti che il padronato usa per annullare quelle poche sentenza favorevoli ai lavoratori e per raggiungere i suoi obiettivi'. Criticando la «gestione puramente giuridica della vicenda» 1 licenziati affermano che 'Occorre una mobilitazione di massa*. Insistono: 'Troppo le reticenze, le incertezze, l'immobilismo. Troppe è stato mediato, contrattato, insabbiato nel chiuso delle stanze, nelle riunioni riserrate, nei chiuso delle segreterie del sindacato a tutti i livelli Riteniamo giusto che, d'ora in avanti, tutta la discussione sulla vicenda avvenga alla luce del sole, davanti a tutti; che le contraddizioni vengano affrontate e discusse pubblicamente; che non esistano "sedi riservate" ma che ognuno parli chiaro e si assuma la propria responsabilità. In questo spirito — prosegue il documento — riteniamo di dover affermare che giudichiamo insufficienti, se non addirittura inesistenti, la mobilitazione e le indicazioni di lotta indette dal sindacato all'interno della fabbrica». Anche sul ritardo nel presentare il ricorso per comportamento antisindacale la polemica è dura: «A nessuno sfugge la natura politica della questione: la scelta di utilizzare l'art. 28 implicherebbe la volontà della Firn di fare propria la battaglia dei 61 contro i licenziamenti; di assumere la difesa di quelle forme di lotta, patrimonio storico ed irrinunciabile della classe operaia che hanno anche garantito la firma di 4 contratti nazionali di lavoro in questi ultimi 10 anni e di migliaia di vertenze di stabilimento di gruppo; di schierarsi con chiarezza contro l'offensiva Fiat come attacco alla classe operaia e al sindacato nel suo complesso. «Se i 61 licenziamenti, il blocco dell'assunzione, il clima repressivo in quasi tutte le fabbriche, i 4500 minacciati licenziamenti all'Oliveta non sono che vari aspetti dello stesso problema, non si può delegare questo complesso attacco padronale ad una sentenza pretorile; ma bisogna rispondere con una mobilitazione generale della classe operaia e con indicazioni di lotta dura». Questi temi saranno affrontati oggi dai licenziati nel corso di riunioni con 1 legali e con 1 responsabili Firn provinciali e nazionali, mentre eventuali agitazioni verranno decise dal coordinamento nazionale Fiat convocato a Torino per lunedi e martedì prossimi. In serata si è intanto appreso che la pretura del lavoro ha trasmesso undici rapporti alla Procura della Repubblica relativi ad altrettanti licenziati (tutti i 10 difesi dal collegio alternativo e uno patrocinato dal legali Firn). Nel corso del primo processo infatti gli avvocati dei «dissidenti» avevano presentato le lettere di sospensione con le motivazioni specifiche ed un'altra lettera era stata esibita dai legali della Fiat. In tutte, le accuse erano di minacce e violenza privata. Sul binario penale potrebbero finire anche altre delle 60 cause non appena i licenziati presenteranno il ricorso ordinarlo, f r. bu.
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