L'Indesit (dopo 22 anni) rientra in Confindustria

L'Indesit (dopo 22 anni) rientra in Confindustria Il gruppo torinese esce dal suo «isolamento» L'Indesit (dopo 22 anni) rientra in Confindustria TORINO — Numero due degli elettrodomestici In Italia, dopo la Zanussi, la Indesit sembra finalmente uscita dallo «splendido isolamento» In cui finora aveva operato. Poco più di un mese fa, Armando Campioni, 61 anni, dopo 22 anni, ha fatto il suo Ingresso all'Unione industriale di Torino, salutato dagli applausi del componenti della giunta, siglando cosi il suo ritorno nelle file della Confindustria. Da ieri poi, con l'arrivo di Enrico Sala, ex direttore centrale dell'Alfa Romeo, il gruppo torinese ha praticamente completato il nuovo ^organigramma di vertice». Sala, Infatti, nuovo vicedirettore generale, sarà 11 responsabile della 'pianificazione, strategia e sviluppo» del gruppo e risponderà direttamente a Campioni che, nel duplice Incarico di presidente e amministratore delegato, continuerà a tenere saldamente In mano l'Impero Indesit. Altri uomini chiave sono Giovanni Bianco (direttore generale), Edoardo di Pietromaria (consigliere generale e consulente di Campioni), Romano Manassero, l'altro vicedirettore generale. E' da questi uomini, In pratica, che dipenderà 11 coordinamento del tre settori In cui è suddivisa l'Indeslt: la sezione ^freddo», cioè congelatori e frigoriferi; la sezione «caldo» e «lavaggio» (dalle cucine alle lavastoviglie); la sezione elettronica (produce anche cinescopi che vengono forniti alla Itt e alla Telefunken). A convincere Campioni a rientrare nelle file della Confindustria è stato soprattutto il presidente dell'Unione Sergio Plnlnfarlna (parlamentare europeo del pll e uno degli uomini che molti Industriali vedrebbero volentieri sulla poltrona di Carli) che l'ha invitato cinque volte a pranzo. A convincere Invece Campioni ad accelerare 1 tempi per riorganizzare l'organigramma di vertice, sono state soprattutto la crisi del settore e le pesanti accuse rivoltegli, negli ultimi mesi, dai sindacati. A maggio, ad esempio, In, un lunghissimo documento, 11 cordinamento nazionale del gruppo (13 mila dipendenti in 17 stabilimenti) aveva accusato 11 vertice di non avere una •strategia produttiva», di far pagare «ai lavoratori e alla collettività i ritardi e le carenze tecniche, commerciali, prò- gettuali e organizzative che hanno comportato una perdita secca di mercato (20-30% in meno a livello europeo e sui mercati terzi)». La miccia che aveva determinato la dura presa di posizione era 11 licenziamento di 21 dipendenti (prevalentemente donne: 17 su 21) per •eccessivo assenteismo», ma la vera preoccupazione dei sindacati era che la crisi di mercato della Indesit (nel '78 aveva già messo In cassa integrazione per diverse settimane 6000 dipendententl e ad aprile aveva rinnovato le richieste) potesse avere ripercussioni sull'occupazione. Ad avvalorare la loro tesi, 1 sindacati avevano anche citato uno studio di Mediobanca, che metteva il dito nella plaga. E cioè la Indesit, che praticamente non ha mai fatto ricorso al credito a breve, ha seguito una strategia fondata sui consumi di massa e sul basso costo del capitale impiegatizio: la percentuale dei dirigenti e impiegati sul totaile dei dipendenti è la più bassa del settore, l'8,7% contro 11 16,4 della Zanussi.. Questo ha finito col ritorcersi sull'azienda in seguito sia alla saturazione del mercati Interni sia al drastico calo di ordini soprattutto dall'estero, dove nel '78 ha fatturato 125 del 235 miliardi del fatturato complessivo. In Francia e- Gran Bretagna, poi, le vendite della Indesit sono da tempo sotto sorveglianza per i prezzi praticati, mentre si fa sempre più aggressiva la con¬ correnza di nuovi produttorcome la Jugoslavia. La Indesit, insomma, che ha sempre battuto i Paesi Terzi rischia ora di essere travolta proprio da quei Paesi. Cesare Roccati

Persone citate: Carli, Cesare Roccati, Edoardo Di Pietromaria, Enrico Sala, Giovanni Bianco, Romano Manassero, Sergio Plnlnfarlna

Luoghi citati: Francia, Gran Bretagna, Italia, Jugoslavia, Torino