Il «caso Fiat» riparte da zero di Francesco Bullo

Il «caso Fiat» riparte da zero La prima vicenda dei licenziamenti si è chiusa senza vincitori né vinti Il «caso Fiat» riparte da zero Il pretore, dopo 3 ore e mezzo di camera di consiglio, ha stabilito che «non c'è più materia di contendere» - Ciò significa che la battaglia sulla procedura è finita - Ora comincia la fase riguardante le seconde lettere di licenziamento: un contributo alla chiarezza ci sarà se si entrerà nel merito delle accuse Sono le 14,40. L'aula della pretura è gremita. Anche i corridoi lò sono. Il giudice Converso rientra dopo tre ore e mezzo di camera di consiglio e legge il dispositivo della sentenza sui 60 licenziati della Fiat: « Respinta ogni diversa istanza delle parti, si dichiara cessata la materia del contendere in ordine ai licenziamenti. Si condanna la Fiat a rifondere ai ricorrenti, tutti in solido, le spese di lite: un milione 952 mila lire-. Gruppi di lavoratori presenti applaudono. Sindacalisti ed avvocati fanno segno di «No» con larghi cenni delle mani: «Non c'è nulla da applaudire. Non è una vittoria». La gente subito non capisce. Nella sostanza la sentenza di Converso significa che si è chiusa una fase della vicenda procedurale sul «caso Fiat» senza vinti né vincitori. L'unica vittoria è quella della chiarezza e della legalità. Una settimana fa il pretore con un'ordinanza aveva dichiarato nulli i licenziamenti giudicando insufficienti le motivazioni. La Fiat, accogliendo questo rilievo della magistratura, aveva reintegrato e nuovamente sospeso i 60 con una seconda lettera contenente motivazioni più articolate e dettagliate che abbiamo riportato nei giorni scorsi. L'udienza di ieri doveva stabilire se dopo il secondo provvedimento la vertenza giudiziaria riguardante le prime lettere poteva ritenersi superata o meno. Il giudice ha stabilito che la storia è chiusa (tesi sostenuta dai legali della Fiat in contrapposizione a quelli del sindacato; questi chiedevano di confermare l'ordine di riammettere i 61 in fabbrica sostenendo che le seconde lettere di licenziamento erano nulle). La decisione del pretore, non significa che la vertenza Fiat sia risolta. Le nuove lettere di licenziamento saranno spedite la settimana prossima. In quel momento i 60 avranno la possibilità, di ricorrere singolarmente alla' magistratura del lavoro. Si giungerà cosi ad un esame concreto delle posizioni di ciascuno, accertando la validità di difese e accuse. Il processo è cominciato alle 9 in un'aula di otto metri per dieci, subito stipata da licenziati,, operai, sindacalisti, av¬ vocati, giornalisti. Sbrigate le formalità di rito, gli avvocati della Fiat presentano due memorie in cui si riassume la vicenda e si afferma che dopo la revoca dei licenziamenti fatti dall'azienda, e la conseguente reintegrazione dei dipendenti, una pronuncia del giudice non ha più ragione d'essere. Converso sospende l'udienza per mezz'ora. Parla l'avvocato Scalvini per i 50 difesi dalla Firn: «Non esistono gli estremi per dichiarare cessata la materia del contendere. Il decreto del pretore è stato solo parzialmente osservato. Continua a sussistere l'interesse il diritto ad essere riammessi in fabbrica*. Chiede che il de creto venga confermato e che la Fiat sia obbligata ad appli cario; la pubblicazione del l'ordinanza sui quotidiani, la fissazione di un termine per il giudizio di merito. Sostiene inoltre che deve essere dichiarata «invalida, illegittima e priva di effetti giuridici* la nuova sospensione cautelare. La difesa dei dieci, che hanno rifiutato il patrocinio della Firn (avvocati Vitale e Viterbo) ripete la tesi già annunciata: «Lo Fiat ha tentato volontariamente e dolosamente di sottrarsi all'ordine del pretore. Il suo comportamento antisindacale è aggravato dai recenti provvedimenti: vuole imporre la propria legge togliendo ogni limite al potere del datore di lavoro*. Per la Fiat interviene il prof. Fabbrini: «Dopo il decreto del pretore che dichiarava nulli i licenziamenti, l'azienda ne ha preso atto revocandoli La lesione del diritto dei lavoratori è cessata e la Fiat ha ammesso di aver sbagliato e ha applicato l'indicazione del magistrato*. Una bordata di fischi l'interrompe. Il giudice zittisce: «Pretendo che tutti si comportino civilmente. Chi non lo fa incorre in gravi provvedimenti da parte mia: Riportato l'ordine Fabbrini conclude: «E' ripetibile o no il licenziamento?*. Questo è il nodo. D pretore si ritira ed incomincia la lunga attesa. In aula gruppi di licenziati scandiscono slogans: «Licenziamento, carovita - contro i padroni facciamola finita»; «/ licenziamenti non devono passare - capi e padroni la devono pagare*; «Il fondo del barile si è ribellato - Lama e Minucci nei lager di Stato». L'Ironia più pesante è per il sindacato: «Rilancio dei profitti - ripresa padronale - a questo ci porta la linea sindacale»; «Il sindacato ce l'ha insegnato - la lotta di classe di fa col magistrato». Dopo oltre tre ore il giudice rientra con la sentenza. Legge le poche righe del dispositivo ricevendo un applauso subito smorzato. Intorno ai le gali e ai sindacalisti si formano capannelli, si cercano spiegazioni. La reazione dei licenziati quando si rendono conto del significato della sentenza è emotiva. «Classico tribunale borghese» dice una ragazza, e un'altra «quei soldi la Fiat può tenerseli». Mentre nel frastuono generale qualcuno continua a sostenere «eppure è finito tutto e la Fiat deve pagare» il giudice riceve i giornalisti e spiega loro la sentenza: «E' un provvedimento tecnico che risponde alle eccezioni sollevate dalla Fiat e dai ricorrenti L'azienda ha ottemperato al decreto. La contestualità fra reintegrazione e nuova sospensione è una facoltà riconosciuta al datore di lavoro dal contratto. La Fiat ha anche riconosciuto il buon diritto dei 60 operai rispetto al pri¬ o a a o ¬ mo licenziamento che ha subito revocato. Questa situazione è stata ritenuta idonea dalla Corte di Cassazione, fin dal 1974, per dichiarare cessata la materia del contendere. La vicenda è conclusa. Ho condannato la Fiat alle spese di giudizio perché avrebbe avuto torto se fossimo andati a sentenza sulla procedura del primo licenziamento». La decisione del giudice è stata accolta senza commenti dalla Fiat. Per il gruppo del 10 licenziati invece la «sentenza Converso» riconferma che «lo Stato di diritto non è mai esistito». Accusando di complicità con l'attacco della Fiat il pei e i burocrati sindacali, sostengono che si offre la possibilità al padrone «di farsi giustizia da solo secondo i suoi bisogni». Concludono: «La classe operaia deve abbando¬ nare le illusioni su leggi e istituzioni di questo Stato e avere' solo fiducia nella sua forza, ei nella maturazione di sempre più alte espressioni di lotta per la liberazione dai rapporti di sfruttamento». In serata è intervenuta anche la Firn sottolineando che la sentenza «ribadisce la illegittimità del comportamento Fiat». «E' confermato in sostanza —dice il comunicato — il provvedimento che ha ripristinato il rapporto dì lavoro\ con la condanna dell'azienda a pagare le spese di giustizia. La conclusione della vicenda giudiziaria conferma che né la Fiat né altri possono illudersi oggi di porsi al di sopra delle leggi e dei contratti». Il «caso Fiat» riparte cosi da zero. Francesco Bullo Nell'aula affollata di operai, avvocati, giornalisti, il magistrato dott. Converso legge l'attesa sentenza sui licenziamenti1

Persone citate: Converso, Fabbrini, Minucci, Scalvini

Luoghi citati: Viterbo