Domani i 60 si ripresenteranno alla Fiat anche se sono stati di nuovo licenziati

Domani i 60 si ripresenteranno alla Fiat anche se sono stati di nuovo licenziati Il magistrato ha reintegrato in fabbrica gli ultimi tredici Domani i 60 si ripresenteranno alla Fiat anche se sono stati di nuovo licenziati I sindacati contestano le nuove lettere inviate dall'azienda; «Le motivazioni restano generiche» TORINO — La vertenza dei 61 lavoratori licenziati dalla Fiat, dopo essere diventata, inevitabilmente e rapidamente, una questione nazionale che ha coinvolto sindacalisti e imprenditori, politici e magistrati, tende ora a svilupparsi secondo tre filoni principali: battaglia legale e sindacale sui licenziamenti; governabilità della fabbrica in rapporto alla violenza; relazioni industriali, cioè confronto tra imprenditori e sindacati. Un quadro complesso che può essere utile, per chiarezza, tentare di schematizzare. Sessantun licenziamenti. Sono ridotti a 60 perché un'operaia si è ritirata dalla vertenza ed ha già trovato un altro posto di lavoro. Il pretore ieri ha «reintegrato in fabbrica» gli ultimi 13, che non avevano presentato in tempo utile tutti i documenti richiesti La Fiat, come già annunciato, ha provveduto ieri a far pervenire le nuove lettere di «so spensione cautelare» con mo¬ tivazioni più dettagliate, poiché il giudice aveva definito generiche le prime. Entro domani tutti i sessanta dovrebbero ricevere le nuove lettere che si trasformeranno in licenziamento sei giorni dopo. Il sindacato (Cgil Cisl Uil) ed i legali dì parte hanno già contestato le nuove lettere: «Gli addebiti più gravi — afferma il sindacato — sono formulati con genericità e non riferiti a fatti circostanziati e quindi tali da impedire, come nella precedente lettera, i fondamentali diritti della difesa». Domani dirigenti sindacali e avvocati si incontreranno con i licenziati (50 sono difesi dal sindacato e 10 hanno preferito un collegio alternativo dopo aver ritenuto inaccettabile la richiesta del sindacato di sconfessare lotte di fabbrica intimidatorie), per definire la linea difensiva. E' prevista anche una riunione del Coordinamento sindacale del gruppo Fiat, per eventuali azioni di protesta. e e o i r ' e e i I licenziati hanno annunciato che domani si presenteranno davanti ai cancelli della Fiat per essere riammessi ai loro posti di lavoro in base al primo decreto del pretore Converso. Dovrebbe trattarsi di un atto dimostrativo senza azioni di forza per entrare in fabbrica. Ciò perché la vicenda è ormai avviata sui binari legali. La «reintegrazione» per ora ha significato che i sessanta ieri, con il nuovo licenziamento, hanno ricevuto anche un assegno con la paga per il periodo dal 9 ottobre all'8 novembre, in ottemperanza al disposto del magistrato. Governabilità della fabbrica. Il tema ha parecchi aspetti che vanno dalla conflittualità permanente alla violenza, dalla rappresentatività del sindacato al funzionamento dei consigli di fabbrica. Il sindacato teme che gli imprenditori italiani sull'onda dei licenziamenti Fiat puntino al ridimensionamento del sin- i e e i a n i » i o a e , l o l - dacato specie per il ruolo che intende svolgere in materia di programmazione, controllo degli investimenti, controllo dell'uso della forza lavoro. Il dibattito è molto vivace. In ordine di tempo le ultime due voci sono di ieri. Il segretario confederale della Cgil Bruno Trentin. ha detto che gli industriali vogliono un sindacato «che torni ad occuparsi in prevalenza di questioni salariali». Umberto Agnelli, nell'intervista che riportiamo a parte, ha affermato che il tempo dimostrerà che non si vuole attaccare il potere del sindacato in fabbrica perché «un sindacato forte è pilastro insostituibile». La discussione sulla violenza e ingovernabilità della fabbrica potrebbe dirsi -infuocata». C'è un confronto tra industriali e sindacato ma le polemiche più accese sono all'interno del sindacato e della sinistra. Le citazioni sarebbero lunghe. L'ultimo più clamoroso intervento è quello di Amendola. Nel sindacato le difficoltà sono parecchie ma sarebbe sbagliato e ingeneroso considerare primario questo aspetto. Il sindacato tenta di far maturare una coscienza collettiva contro tutte le forme dì violenza. Lama, al Palazzetto dello Sport di To-» rino, giorni addietro è stato fischiato quando ha affermato che i capi «sono lavoratori come gli altri». Trentin nella conferenza-dibattito tenuta venerdì a Torino ha «gelato» una parte del numerosissimo uditorio quando ha sostenuto che rompere deliberatamente un vetro durante uno sciopero in fabbrica significa ammettere di «essere sconfitti come sindacato» e che la violenza più grave è umiliare una persona costringendola a sfilare con un cartello al collo: «Personalmente — ha aggiunto —preferirei essere percosso». Relazioni industriali. Sindacalisti e imprenditori cominciano a considerare che da oltre un mese, da quando è scoppiata la «vertenza dei sessantuno» non parlano più dei problemi concreti che pure esistono e si aggravano. Cominciano ad arrivare «segnali» sull'urgenza di riprendere un confronto che — l'espressione è del segretario generale dei metalmeccanici. Mattina — «non passi più soltanto attraverso le aule dei tribunali». Sergio Devecchi

Persone citate: Amendola, Bruno Trentin, Lama, Sergio Devecchi, Trentin, Umberto Agnelli

Luoghi citati: Torino