Il pretore ordina la riassunzione ma la Fiat li licenzierà di nuovo

Il pretore ordina la riassunzione ma la Fiat li licenzierà di nuovo Quarantasette operai dei 61 allontanati un mese fa dall'azienda Il pretore ordina la riassunzione ma la Fiat li licenzierà di nuovo Il magistrato ha accolto le obiezioni della difesa: le motivazioni dei licenziamenti erano troppo generiche - «L'azienda invierà allora nuove lettere, ha detto il direttore delle relazioni industriali Annibaldi, con motivazioni specifiche» - Il pretore ha definito il provvedimento «provvisorissimo»: venerdì si sarebbe dovuta svolgere l'udienza con la decisione definitiva, ma l'intervento Fiat fa ricominciare tutto da capo TORINO — Il pretore Angelo Converso ieri mattina ha ordinato alla Fiat di riassumere, in via provvisoria. 47 operai dei 61 licenziati il 9 ottobre (gli altri li farà riassumere se porteranno la documentazione richiesta; una donna ha rinunziato al ricorso). Nel tardo pomeriggio l'azienda ha informato che da oggi saranno inviate agli interessati nuove lettere di licenziamento: cioè non saranno riammessi in fabbrica. «Non è un braccio di ferro — ha detto il direttore delle relazioni industriali Fiat, Cesare Annibaldi — perché l'azienda si limita ad accogliere in positivo la decisione del pretore: il giudice ha riammesso in fabbrica i licenziati affermando che le motivazioni erano generiche; noi inviamo nuove lettere con motivazioni specifiche». Annibaldi ha fatto anche qualche esempio di possibili motivazioni: «Per aver assunto, ripetutamente, atteggiamenti di insubordinazione nei confronti dei superiori. Per aver avuto atteggiamenti intimidatori. Per aver commesso atti di violenza». Le nuove lettere che la Fiat invierà oggi sono «preavvisi di licenziamento», cioè i licenziamenti diventeranno esecutivi trascorsi i sei giorni previsti dal contratto di lavoro. I lavoratori potranno impugnarle rivolgendosi nuovamente alla magistratura. In pratica dovrebbe cominciare un altro procedimento. I licenziamenti del 9 ottobre sono diventati esecutivi 11 16 ottobre. I licenziati e 11 sindacato hanno impiegato circa un mese per definire 11 ricorso al magistrato. Il pretore Converso, invece, è stato rapidissimo: in cinque giorni ha emesso il decreto di reintegro provvisorio in fabbrica dei licenziati, con procedura d'urgenza. La prima conseguenza pratica è che ai licenziati dovranno essere corrisposte le retri buzioni dal 9 ottobre fino ad oggi (data del nuovo licenziamento) anche se non rientrano in fabbrica. Per il futuro si vedrà. Il pretore ha accolto le eccezioni del collegio di difesa sindacale sulla forma adottata dall'azienda, cioè sulla genericità delle motivazioni. E un giudizio tecnico che riguarda la forma e la reinte grazione temporanea dei licenziati è spiegata dal giudice con l'esigenza di garantire loro mezzi di sussistenza. Infatti Converso ha chiesto al licenziati di esibire la dichiarazione dei redditi dalla quale risulta che vivono soltanto del loro lavoro. .Si tratta — ha dichiarato Converso — di un provvedimento provvisorissimo, fondato esclusivamente su argomenti di tipo formale e procedurale, preso nell'ambito della procedura d'urgenza». I licenziati avrebbero dovuto essere riammessi in fabbrica entro mercoledì prossimo; per venerdì prossimo era fissata l'udienza. Prima che fosse nota la nuova decisione della Fiat, Converso aveva detto: « Venerdì prossimo si ridiscuterà tutto in udienza pubblica; compresa la mia prima decisione» (cioè il reintegro d'urgenza). Adesso, nell'udienza di venerdì prossimo, il giudice si limiterebbe a prendere atto che la Fiat ha sostituito il primo provvedimento con il secondo. Quindi tutto ricomincerebbe daccapo. «La Fiat — si afferma in un comunicato — ha deciso di eliminare ogni motivo di disputa circa i problemi di carattere formale, rinnovando i provvedimenti, attraverso una formulazione che contesta, in modo più articolato, i singoli addebiti». Nelle dichiarazioni di uomini politici, imprenditori, sindacalisti un termine che ricorre frequentemente è «chiarezza». «// solo modo per fare chiarezza nei modo più assoluto — ha affermato ieri Cesare Annibaldi per la Fiat — è di rinnovare i provvedimenti con una specificazione maggiore delie motivazioni». L'azienda si limita a un solo cenno polemico osservando che «il pretore di Torino ha emesso il decreto senza aver né convocato né sentito le parti». Il 9 ottobre i 61 licenziamenti annunciati dalla Fiat hanno innescato un dibattito. che continua tuttora e tende ad ampliarsi, sulla violenza in fabbrica, sul rapporto tra violenza e terrorismo, sulle relazioni industriali (cioè rapporti tra imprenditori e sindacati), sugli obiettivi reconditi della Fiat e degli industriali italiani in generale, eccetera. Un «polverone» di argomenti e di tesi a volte contraddittorie che è riemerso anche nel panorama delle dichiarazioni piovute ieri sui tavoli redazionali da tutta Italia. Tuttavia emergono alcune linee principali. Per esempio il parlamentare socialista torinese Mondino sottolinea l'Importanza «del sistema di garanzie offerte al cittadino in attesa di giudizio di merito». Egli cioè mette in rilievo che non esiste pericolo di prevaricazioni a danno dei licenziati, però mette anche in guardia contro il danno che deriverebbe a tutti («Sindacati e partiti della sinistra» in primo luogo) «da un discriminato e aprioristico atteggiamento di benevolenza verso i responsabili». Sul tema delle garanzie di diritto un altro esponente socialista, il senatore Landolfi, si è espresso con una sintesi: «L'Italia non è la Fiat». U direttore delle relazioni industriali Fiat, Annibaldi, ieri ha replicato: «Noi abbiamo sempre detto che intendevamo dare tutte le garanzie e seguire nel modo più rigoroso le procedure e le norme contrattuali Non dimentichiamo che avevamo offerto al sindacato due incontri presso l'Unione Industriale. Il sindacato ha scelto un'altra strada. Le motivazioni generiche, che per noi erano suffiSergio Devecchi (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Angelo Converso, Annibaldi, Cesare Annibaldi, Converso, Devecchi, Landolfi

Luoghi citati: Italia, Torino