Salgono a 50 i licenziati che accettano la difesa del sindacato; un'operaia non farà causa, se ne va

Salgono a 50 i licenziati che accettano la difesa del sindacato; un'operaia non farà causa, se ne va Salgono a 50 i licenziati che accettano la difesa del sindacato; un'operaia non farà causa, se ne va Gli altri annunceranno questa mattina i motivi della scelta del «collegio alternativo» Sono cinquanta gli operai licenziati dalla Fiat che saranno difesi in giudizio dai legali della Firn. Ai primi 46 ricorsi se ne sono, aggiunti ieri mattina altri quattro, depositati in cancelleria dall'avv. Rogolino. Si è cosi assottigliata ancora la frangia dei «dissidenti» : soltanto dieci dei 61 (l'undicesimo, un'operaia della Fiat Rivalta, ha accettato il licenziamento e ha già trovato un nuovo posto di lavoro) non hanno firmato la delega agli avvocati del sindacato. Presenteranno oggi stesso un ricorso autonomo alla pretura del lavoro, preparato dal «collegio alternativo» di difesa (avvocati Piscopo, Perosino, Vitale, Baccioli Medina, Zezza), che sarà illustrato alle 11 in una conferenza stampa presso la «libreria Comunardi» in via Bogino 2. Nell'incontro con i giornalisti saranno ribadite le ragioni del dissenso. Le critiche più dure sono rivolte all''ignobile ricatto che la Firn ha posto come discriminante per l'accettazione del collegio di difesa: •E' necessario fare chiarezza — scrivono in un documento, letto sabato al Palasport durante lo spettacolo di Fo —solo una piccola parte dei 61 è convinta ed è d'accordo con quanto firmato (ndr, il ripudio della violenza in fabbrica), la maggioranza ha apertamente dichiarato di aver sottoscritto il documento sotto il peso del ricatto, ma di non essere assolutamente d'accordo con quanto dichiarato nella delega. Solo un gruppo di compagni ha deciso di non aderire a questo documento'. •La scelta non parte da motivazioni di purismo o moralismo rivoluzionario ma da considerazioni politiche precise: 1) rifiutiamo la firma in quanto riteniamo inaccettabile il metodo di impor¬ re discriminanti politiche come setaccio e divisione tra i licenziati; 2) non possiamo accettare l'adesione ai "valori fondamentali del sindacato" in quanto oggi si rispecchiano nella linea politica dei sacrifici, della cogestione, della produttività, dell'attacco di opposizioni autonome in fabbrica'. Per i «dissidenti», il terrorismo è solo un'occasione per criminalizzare 1 lavoratori, dietro la quale si nasconde la volontà della Firn di 'Stroncare tutti i contenuti e le forme di lotta che sono il patrimonio storico della classe operaia: 'Arrivare a un altro collegio di difesa — dicono — vuol dire che oggi è possibile rifiutare i ricatti infami del sindacato e costruire strumenti alternativi di lotta in fabbrica e sul territorio: Non si nascondono le difficoltà, ma non le temono: «Slamo coscienti dei rischi Si scatenerà una campagna di criminalizzazione per fare terra bruciata intorno a noi e rappresentarci come terroristi o quantomeno folli violenti. Opporremo la verità dei fatti e la mobilitazione per rilanciare il significato politico della scelta che abbiamo fatto: Concludono con la parola d'ordine: 'Organizzarsi fuori e contro la linea e gli obiettivi del sindacato è l'unica strada per la difesa dei nostri interessi di classe: Anche questi ricorsi dovrebbero finire sul tavolo del pretore Converso che in settimana deciderà sul «caso» fissando l'udienza con la «comparizione delle parti» o prendendo provvedimenti immediati senza sentire la Fiat. Nel primo caso dovranno essere risolti con urgenza problemi di spazio (l'aula della pretura del lavoro è troppo piccola), di ordine pubblico e di disciplina d'udienza. Francesco Bullo