Diventato un caso il licenziamento dell'operaio accusato per una molotov
Diventato un caso il licenziamento dell'operaio accusato per una molotov Sulla vicenda i sindacati hanno deciso di dare battaglia Diventato un caso il licenziamento dell'operaio accusato per una molotov La Fisinic-Sida (cui è iscritto il lavoratore): «Abbiamo le prove che non può essere stato lui» - L'azienda: «Se ci sarà una causa, tutto si chiarirà davanti al giudice» Il licenziamento di Gianfranco Mulas, accusato dalla Fiat di aver «depositato materiale incendiario in una zona pericolosa», è diventato un «caso». Sulla vicenda i sindacati hanno deciso di dare battaglia. La Flsmic-Slda (Mulas è un loro iscritto) ha confermato in un comunicato la propria posizione: -Abbiamo numerose dichiarazioni scritte che testimoniano come, nell'ora indicata dall'azienda (le 18 circa n.d.r.), il lavoratore si trovasse da un'altra parte. Quindi non può aver commesso il fatto. D'accordo con lui, attraverso il nostro collegio legale, ricorreremo alla magistratura del lavoro con procedura d'urgenza. Bisogna smascherare fino in fondo chi vuole coinvolgere i lavoratori ed il sindacato in manovre non chiare e molto gravi». La 5' lega Firn ha convocato ieri i giornalisti per fornire una ricostruzione dettagliata, giorno per giorno, dell'episodio e dei suoi sviluppi. «JVon abbiamo detto nulla finora — ha spiegato Olatti — per non danneggiare il Mulas: sembrava infatti che la Fiat fosse disponibile a rivedere la propria posizione». Epifanio Ouarcello, delegato della Meccanica Mirai lori dove, nell'officina 82, lavorava 11 licenziato, ha portato una serie di testimonianze che forniscono un alibi al Mulas dalle 7.30 alle 19. Fra queste c'è anche quella del suo caposquadra che ha «sconsigliato la Fiat dal prendere il provvedimento». Inoltre il testimone che avrebbe visto Mulas allontanarsi dopo aver deposto la bottiglia, ha firmato una dichiarazione di fronte a tre delegati del consiglio di fabbrica 11 23 ottobre in cui sostiene che il nome del presunto colpevole l'ha fatto l'azienda e che quando gli hanno fatto vedere l'accusato non era sicuro fosse lui il responsabile. Per la Firn si tratta di un grave ■infortunio» della Fiat che si rifiuta di ammetterlo. •£ poi perché — si chiede la 5' lega — la direzione ha sporto denuncia contro ignoti, licenziando poi un lavoratore incolpato di quello specifico fatto?». Fonti aziendali rispondono che 11 Mulas è stato Identificato dopo la denuncia «contro ignoti» e che comunque le forze di polizia sono state tempestivamente informate, e ricordano che 11 «teste», poco prima di rilasciare la dichiarazione al sindacalisti, era stato curato dai servizi sanitari delle Meccaniche, per un'escoriazione alla testa. Avrebbe detto di essere stato colpito da un bullone lanciato da un compagno. Negli ambienti Fiat non si vogliono collegare questi fatti: «Se ci sarà una causa —dicono—la vicenda si chiarirà davanti al magistrato». Sul fronte dei «61», intanto, il sindacato ha Incominciato a raccogliere le deleghe. Oltre la metà del licenziati, ieri sera, aveva già firmato, accettando il collegio di difesa della Firn. Solo a fine settimana sarà possibile sapere quanti hanno deciso di agire per proprio conto rifiutando sia gli avvocati del sindacato, sia la firma del documento che condanna terrorismo e violenza. * Trenta docenti universitari di 11 atenei italiani hanno condannato, con un documento diffuso ieri, 1 licenziamenti compiuti dalla Fiat e la decisione dell'azienda di bloccare le assunzioni. Fra i firmatari (giuristi, economisti, costituzionalisti, esperti di diritto del lavoro e di altre materie) ci sono 1 nomi di Asor Rosa, Federico Caffè, Luigi e Filippo Cavazzutl, Luigi Frey, Paolo Leon, Pietro Resclgno, Stefano Rodotà e Tiziano Tecce. Nella dichiarazione si afferma che gli atti Fiat «si palesano come un tentativo di indicare un nuovo modello di "governo" della fabbrica con l'obiettivo evidente di offrire un termine di paragone non solo al mondo dell'industria ma al sistema politico net suo complesso». Dal punto di vista delle modalità dei licenziamenti 1 docenti universitari sostengono che «essi violano specifiche norme di legge ad articoli del contratto», per cui le decisioni della Fiat •assumono chiaramente il significato di voler fare dei licenziamenti in blocco, un segnale intimidatorio e della massima evidenza politica».
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