Torino: non tutti si sono fermati ma i sindacati non drammatizzano di Francesco Bullo

Torino: non tutti si sono fermati ma i sindacati non drammatizzano Lo sciopero nazionale di due ore per i 61 licenziati Fiat Torino: non tutti si sono fermati ma i sindacati non drammatizzano La Firn riconosce «punti di flessione che testimoniano il persistere di difficoltà reali nelle risposte di lotta» ■ Sottolinea le «incertezze provocate da una pressante e ben organizzata campagna di stampa tesa a colpevolizzare il sindacato» TORINO — Fermata nazionale di due ore. ieri, nelle aziende metalmeccaniche con oltre trecento assemblee nelle grandi fabbriche e un centinaio di convegni «di zona» per le piccole e medie industrie. Ma i lavoratori torinesi, direttamente interessati alla vertenza dei 61 licenziamenti della Fiat hanno fatto registrare una partecipazione inferiore a quella degli altri metalmeccanici italiani. E' stata per i dirigenti sindacali impegnati nelle fabbriche di Torino una giornata difficile. Nel comunicato della Firn provinciale si riconosce l'esistenza di •punti di flessione che testimoniano il persistere di difficoltà reali nelle risposte di lotta-. Le prime valutazioni dei responsabili della Federazione metalmeccanici attribuiscono la scarsa adesione alla fermata di due ore (a Torino incrociavano le braccia tutte le categorie dell'industria con oltre mezzo milione di addetti) alle 'incertezze provocate da una pressante e ben orchestrata campagna di stampa tesa a colpevolizzare il sindacato, le sue forme di lotta, i suoi obiettivi rivendicativi», ai timori di altre -rappresaglie antisindacali contro chi organizza le lotte», alla poca chiarezza sulla -natura e portata dell'attacco Fiat al potere di contrattazione del sinda¬ cato e alle conquiste di questi anni». I dati sullo sciopero sono stati forniti dalle industrie: 20 per cento i grafici: 30 i tessili: 47 l'abbigliamento: 56.6 per cento il settore gomma. AU'Olivetti. dove è in corso la vertenza aziendale si è fermato l'80 per cento dei dipendenti. Le percentuali comunicate dalla Fiat danno un'adesione media di gruppo all'agitazione del 34,8 per cento (operai e impiegati), con alcune cifre relative agli stabilimenti più •significativi»: Mirafiori (34.9 carrozzerie: 32,8 meccanica: 24.2 presse). Rivalta (48.6 presse: 6.5 meccanica: 79.5 carrozzeria). Iveco 33.8 (Spa Stura e Spa Centro), Telai 44,2 per cento, Teksid (6.5 fonderie di Torino: 34,9acciai). I sindacalisti comunque non drammatizzano: -Siamo di fronte a dati contraddittori — ha detto il segretario provinciale UH. Corrado Ferro — e sarebbe un grave errore imbastirci sopra una speculazione o volerli considerare un referendum prò o contro le decisioni della Fiat». La partecipazione allo sciopero nazionale della categoria, nel resto del Paese, è stata invece valutata positivamente nel suo complesso dai responsabili della Firn che hanno partecipato alle più importanti assemblee. Parlando a cinquemila lavoratori della Rex (gruppo Zanussi) a Pordenone il segretario nazionale dei metalmeccanici Pio Galli ha affermato che - l'attacco del padronato contro i lavoratori e il sindacato passa attraverso questa azione della Fiat, come attraverso i licenziamenti all'Ercole Morelli e all'Alfa Romeo». La controparte, in questa vertenza, sarebbe quindi il governo che -deve uscire dalla logica del silenzio, deve schierarsi e soprattutto rispondere alle istanze del sindacato e dei lavoratori anche sui problemi dei prezzi e dell'inflazione». E il segretario generale aggiunto della Cgil. Marianetti. all'assemblea della Fatme. a Roma, ha aggiunto che «i 61 licenziamenti si inquadrano in una cornice di pesante aggravamento dell'economia, accompagnato dal tentativo padronale di ripristinare un uso unilaterale dell'impiego della forza-lavoro. Se questa manovra passasse, non solo ci sarebbe un salto all'indietro sul terreno della libertà e del potere sindacale, ma si bloccherebbe ogni possibilità di sviluppo dell'occupazione, che anzi sarebbe destinata ad una progressiva riduzione». Rilevando che -non si può negare l'esistenza di fenomeni inquietanti» avvenuti in alcune zone dell'apparato produttivo e della Fiat. Marianetti ha aggiunto che ciò non autorizza a ricorrere -al sistema della decimazione». Concludendo ha affermato: -Rifiutiamo la falsa tenaglia in cui ci t'iio/e chiudere la Fiat: se difendiamo i 61 licenziati, difendiamo terrorismo e violenza, altrimenti ci facciamo neutralizzare nell'angolo di Un atteggiamento passivo, subalterno, perdente». Sempre a Roma, ieri sono state attuate quattro ore di sciopero per il «caso Fiat» dai collettivi autonomi Enel, Alitalia. Sip e di alcuni ospedali. Nel corso di un'assemblea in un cinema romano, presenti un centinaio di persone, è statodetto: -E'una prova di solidarietà militante. Il padronato sta adottando in fabbrica lo stesso atteggiamento che la magistratura ha svolto nell'inchiesta sull'autonomia a Padova e Roma, scavalcando ogni garanzia istituzionale dello stato borghese. Nei momenti di riflusso spetta alle avanguardie di lotta dimostrare che sono impossibili le ritorsioni». Francesco Bullo

Persone citate: Corrado Ferro, Ercole Morelli, Marianetti, Pio Galli