«Oli comanda in fabbrica è un pugno di prepotenti»

«Oli comanda in fabbrica è un pugno di prepotenti» «Oli comanda in fabbrica è un pugno di prepotenti» Il dibattito sulla violenza in fabbrica è aperto. Pubblichiamo alcune lettere sull'argomento, giunte a La Stampa. Modi e linguaggi diversi, spesso contrapposti, di affrontare un problema che tocca la coscienza di tutti e la vita quotidiana dentro e fuori i cancelli degli stabilimenti. * * • Cara Stampa, sulla vertenza dei lavoratori licenziati dalla Fiat si sono ascoltate le voci dei sindacati, dei partiti, del governo, ma io vorrei far sentire anche la voce della gente come me che è stanca di tante parole e vuole dei fatti e dice: finalmente. Finalmente si ha il coraggio di muoversi, di far qualcosa, di isolare i provocatori non solo a parole. Basta con le intimidazioni, con le violenze private fisiche e morali, muoviamoci. facciamo sentire la nostra approvazione, se c'è. .Non è più possibile fare scioperi per timore di rappresaglie o di lotte, dirigere reparti sotto la pressione delle minacce. La violenza non è fatta solo di sangue o di terrorismo. Se la Fiat ha fatto questo gesto, sapendo bene che vespaio avrebbe smosso, aveva certo delle ragioni precise, che a questo punto non avrà difficoltà ad esplicare. E per favore, non lasciamoci riempire la testa dai sindacalisti, la cui coscienza non è certo al riparo da colpe. «Vi prego di non pubblicare il mio nome proprio per il clima di "pace" in cui viviamo ». * * -Mi riferisco alle recenti e reiterate affermazioni dei sindacati che si schierano decisamente 'contro ogni forma di violenza". Mi piacerebbe sapere se sono considerati "violenza" il picchettaggio (inteso come impedimento all'entrata in fabbrica), il blocco dei cancelli, il blocco delle merci, i blocchi stradali, i "presidi" vari di cui sovente si sente parlare, i blocchi dei treni, aeroporti, ecc. ecc.«. * ★ •Egregio Sig. Direttore, siamo un gruppo di lavoratori Fiat Mirafiori e se non ci firmiamo è per non esporci a ricatti o licenziamenti da parte di operai estremisti di sinistra che tutto fanno meno che il proprio dovere. Bene ha fatto la Fiat a mandare a casa i 61 operai, anzi sono pochi e la decisione è molto tardiva. Ormai quelli che comandano nella fabbrica sono una quantità minoritaria di prepotenti, con la condiscendenza diretta o indiretta di sindacati e di commissione interna che fingono di non sentire e di non vedere. «La quasi totalità di questi operai sono dei veri simpatizzanti, se non addirittura incorporati nei già noti nuclei di Prima linea. Brigate rosse, e simili associazioni. Noi vogliamo un lavoro tranquillo, dando sostegno alla fabbrica affinché il lavoro possa essere continuo anche per il benessere della nostra famiglia. Cordialmente». * ★ «La genericità della motivazione dei provvedimenti di licenziamento sulla quale molti si sono già intrattenuti e dilungati, presenta, in particolare, una caratteristica che è quella di costituire una autentica diffamazione dei lavoratori licenziati. «Tanto più grave perché, a fianco dei provvedimenti, è stata orchestrata una campagna di stampa (interviste, dichiarazioni, rivelazioni e insinuazioni) che, di fatto, ha trasformato le accuse generiche nella ben più specifica accusa di terrorismo. «Tale accusa, rivolta ai lavoratori che sono stati tra i protagonisti delle lotte contrattuali, determina una pericolosa equivalenza tra terrorismo fuori della fabbrica e lotte sindacali dentro la fabbrica. Tale equivalenza non può che agevolare il compito dei terroristi, emarginando e spingendo per reazione nella loro area lavoratori che ne sono stati sempre lontani. «Conseguentemente, se da un lato il terrorismo mostra oggi sempre di più il suo vero volto di oggettivo nemico di classe del movimento dei lavoratori, dall'altro, l'uso strumentale che del fenomeno fa la classe dirigente, dimostra una volta di più il disegno di ridare credibilità a livello di massa alla riemergente politica antioperaia. «La Fiat oggi, cogliendo forse un momento di particolare incertezza del movimento, ha voluto colpire l'organizzazione operaia in fabbrica, anche in vista della ristrutturazione tecnologica che intende perseguire colpendo una parte (per ora) di coloro che tendono a determinare una diversa composizione degli organi dei lavoratori, ribaltando i vecchi schemi gerarchici che si sovrappongono al raggiungimento dell'obiettivo. «Non per nulla ha fatto seguire ai 61 provvedimenti, il blocco delle assunzioni e la richiesta di modifica delle norme sul collocamento, che impongono all'azienda un'assunzione predeterminata dall'esterno. «L'unitarietà del disegno antioperaio richiede pertanto una risposta unitaria da tutti e per tutti i 61 licenziati. Bene ha quindi fatto il sindacato ad assicurare a tutti coloro che sono stati colpiti dal provvedimento la difesa (diritto ineliminabile ed inalienabile). «Occorre però aggiungere che tutti gli avvocati che assumeranno tale incarico assumeranno altresì un ruolo di garanzia dei diritti dei lavoratori da loro tutelati, indipendentemente dagli sviluppi e dagli esiti di ciascuna situazione processuale e dalle accuse che verranno ai singoli rivolte. 17 direttivo dell'Associazione giuristi democratici di Torino iiiiiiiiiiililiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiii i

Persone citate: Modi

Luoghi citati: Torino