Fiat, la parola al giudice? di Francesco Bullo

Fiat, la parola al giudice? I legali del sindacato studiano la strategia del codice civile Fiat, la parola al giudice? Oggi riunione tra i responsabili Firn e i 61 licenziati - Intanto sul tavolo del pretore è finita una questione relativa al diritto di sciopero: 6 membri del consiglio di fabbrica citati per danni dalla Michelin - Il magistrato deciderà fra cinque giorni H .caso Fiat» dei 61 licenziati sembra destinato a concludersi davanti al magistrato del lavoro. Su questa ipotesi, mentre nelle fabbriche proseguono le assemblee retribuite, stanno lavorando i legali del sindacato valutando l'opportunità di chiedere maggiori delucidazioni sugli addebiti mossi a ogni singolo lavoratore. Il collegio degli avvocati di Cgil, Cisl. Uil si riunisce questa mattina alla Camera del Lavoro e nel pomeriggio incontrerà in via Porpora i responsabili Firn e i licenziati per fare il punto sulla situazione. La strada scelta dal sindacato è stata duramente attaccata dai «collettivi operai» di Mirafiori, Rivalta, Lingotto che hanno convocato per stamane alle 10 (via Bogino 2, libreria «I comunardi») una conferenza stampa. Sostengono che all'attacco padronale •/ 'assemblea dei delegati di martedì scorso ha rifiutato l'iniziativa di lotta facendo la "festa" in tutti i sensi ai compagni licenziati. Le responsabilità di questi licemiamenti sono pesantemente accollate a questo sindacato che per ora afferma di difendere tutti in attesa delle prove, in attesa di selezionare "buonV'e "cattivi"'. Sul problema, e in particolare polemizzando con il procuratore aggiunto della Repubblica, dott. Toninelli, sono tornati la Cisl nazionale e il leader della Uil. Giorgio Benvenuto. La prima sottolinea 'la gravità dell'atteggiamento di latitanza dello Stato nelle sue diverse articolazioni (governo e magistratura) che non sente il bisogno di verificare l'esistenza o meno di responsabilità penali relative ad attività terroristiche fatte intravedere dalla Fiat» e ribadisce la richiesta che Wa magistratura intervenga presso l'azienda per appurare l'esistenza di eventuali attività terroristiche ventilate, se non esplicitamente denunciate, dalla Fiat stessam. Benvenuto, respingendo l'accusa che si voglia strumentalizzare la magistratura, afferma che «la segnalazione secondo cui ci sarebbero state violenze o altre forme di prevaricazione è pervenuta dalla Fiat e ci pare che ciò, in qualche modo (non sta a noi dire quale), possa suscitare la sensibilità della magistratura. Se essa invece ritiene di non dover o poter far nulla, è cosa che riguarda l'autonomia delle sue scelte e del suo operato». Sul tavolo del pretore del lavoro è finita intanto un'altra questione relativa al diritto di sciopero e ai suoi limiti. La causa, promossa dalla Michelin, è stata discussa ieri dal giudice Maminl in un'aula gremita da sindacalisti e delegati del settore chimico. Erano citati a giudizio i sei membri dell'esecutivo del consiglio di fabbrica dello stabilimento di Stura (difesi dagli avvocati Pini e Bettin). Questi i fatti. Nella fabbrica i 1100 dipendenti sono in lotta da mesi per ottenere la mensa aziendale. Dopo vari tentativi di risolvere il problema, i sindacati si sono dichiarati insoddisfatti ed hanno intensificato la lotta con scio- peri articolati «a scacchiera» (fermate di tre quarti d'ora durante 11 turno di lavoro). La direzione allora (rappresentata dall'avvocato Manara) si è rivolta al giudice per far cessare questo tipo di sciopero. Due in sostanza i motivi: a) i lavoratori cagionano all'azienda un dann superiore a quello di una . rdita di produzione proporzio. ale alla durata dello sciopero ; b) quest'agitazione può far si che le gomme prodotte nelle giornate di sciopero presentino difetti occulti e quindi vengano messe in commercio con gravi conseguenze per l'incolumità degli utenti. A questa tesi, riconfermata nell'interrogatorio di ieri, i lavoratori e i loro legali hanno replicato che -la perdita di produttività non è necessariamente proporzionale alla durata dello sciopero- e inoltre che il pretore «non può sostituirsi al legislatore per definire i limiti al diritto di sciopero che costituzionalmente non sono previsti, ma demandati ad una futura legislazione mai attuata». -•Quando si sciopera — hanno concluso i sei dell'esecutivo a giudizio — basta non lasciare pezzi in lavorazione e, se escono pezzi difettosi, scartarli al collaudo. Infatti, quando sciopera il collaudo, nessun pezzo esce finché non è finita l'agitazione'. Dopo aver tentato una conciliazione (la Michelin non è stata disponibile) invitando l'azienda a provvedere alla mensa interna, il dott. Mamini si è riservato di decidere entro cinque giorni. Francesco Bullo

Persone citate: Bettin, Giorgio Benvenuto, Manara, Pini, Toninelli

Luoghi citati: Rivalta