Si discutono nelle officine i rapporti tra operai e capi

Si discutono nelle officine i rapporti tra operai e capi Momento di riflessione dopo i 61 licenziamenti alla Fiat Si discutono nelle officine i rapporti tra operai e capi Due ore di assemblee - Oggi, sul caso dell'azienda torinese, saranno discusse alla Camera le interpellanze presentate da socialisti, comunisti e radicali Dopo tanti appelli e dichiarazioni contro la violenza ieri notte (come riferiamo a parte) è avvenuto ancora un episodio di teppismo: è stata incendiata l'auto di una capo gruppo Fiat. Un'ennesima forma di intimidazione, condannata dai sindacati al termine delle assemblee di due ore che nella mattina si sono svolte in tutte le officine dell'azienda automobilistica per discutere la situazione anche alla luce del confronto fra delegati e vertici sindacali, avvenuto martedì al Palasport. Le riunioni, nella stragrande maggioranza, a parere dei sindacati (ad esempio di Serafino, segretario Cisl) hanno ottenuto una buona partecipazione. Ad alcune è intervenuta una parte dei 61 licenziati (fra l'altro proprio ieri hanno ricevuto il telegramma dell'azienda che conferma il provvedimento dopo i sei giorni di sospensione). Sul tappeto i problemi posti dai licenziamenti, dal blocco delle assunzioni e dal rapporto fra operai e capi. Questi in sintesi i concetti emersi: la natura politica dei provvedi' menti dell'azienda; il tentati vo di determinare «una profonda svolta" nei rapporti con il sindacato ed i lavoratori. Una ristrutturazione — sostengono i sindacati — in cui sono coinvolti tutti, in particola!- modo i capi che rischiano di perdere i connotati della loro professionalità. Devono quindi essere coinvolti nella lotta; è necessario costruire una piattaforma rivendicativa anche per loro. Nel pomeriggio il dibattito si è spostato fuori dalla fabbrica, in sede politica. Il sen. Gerardo Chiaromonte, re sponsabile del dipartimento economico e membro della direzione nazionale del pel, ha scritto un articolo che comparirà sul prossimo numero di ..Rinascita.. L'esponente comunista vi ricorda l'impegno del pei nell'aifrontare i problemi della crisi che «colpisce oggi la grande azienda industriale-; sottolinea che «per quanto riguarda il terrorismo nessuno può criticare il pei'. Si domanda inoltre se si può dire oggi che il movimen- to sindacale e anche i comunisti -abbiano reagito sempre, con chiarezza esplicita ed energia, a forme di lotta sbagliate e pericolose, quali quelle, ad esempio, che si svilupparono alla Fiat nel luglio scorso, nell'ultima fase della accesissima battaglia contrattuale-. Risponde: -No. Non si può dire: anche se, ovviamente, per quel che riguarda gli operai comunisti della Fiat, potrebbero cri (orsi numerosi esempi di lotta coraggiosa e di impegno straordinario contro la violenza ed il teppismo". -Non si può dire — aggiunge Chiaromonte — che l'azione complessiva dei comunisti sia stata quella che avrebbe dovuto essere di fronte a fatti specifici di violenza ed anche di fronte ad altri fatti di vita interna degli stabilimenti torinesi della Fiat, che ora vengono fuori e che una forza rivoluzionaria non può e non deve tollerare. Alle giuste prese di posizione non sono sempre seguiti atti politici e an- che organizzativi conseguenti. Ma, precisa Chiaromonte, -gli errori si pagano. E quando si commettono errori di questa natura, si offrono spazi alle manovre antisindacali,. Anche 11 deputato socialista Mondino, parlando con i giornalisti, ha rilevato che la situazione determinatasi alla Fiat -è di estrema gravità-. Ha aggiunto: -Devastazioni di uffici, pestaggi dei capi, violenze personali, fatti ammessi pubblicamente dai leaders sindacali in questi giorni, non possono non incidere, a lungo andare, in modo esiziale, sulle capacità di sopravvivenza della Fiat, soprattutto nel confronto con la concorrenza internazionale-. Il problema oggi sarà discusso alla Camera: il governo risponderà ad interpellanze psi. pei e radicali. I socialisti (La Ganga. Magnani Noja. Fiandrotti e Mondino) chiedono al governo quali iniziative intenda prendere per evitare, fra l'altro, che le relazioni industriali del Paese subiscano un pericoloso inasprimento, per impedire che venga violato lo statuto dei lavoratori e per sollecitare la Fiat a denunciare alla magistratura eventuali prove sui 61 licenziati. I comunisti (Spagnoli, Pugno, Manfredini. Rosolen) domandano a Cossiga. a Rognoni e a Scotti se non ritengano che la decisione della Fiat sia una violazione dei diritti dei lavoratori. I radicali infine chiedono di impedire che - la Fiat, di fatto, si sostituisca ai poteri dello Stato-. g.san.