Quelli che sono scontenti di Francesco Bullo

Quelli che sono scontenti n «caso» Rat: ancora reazioni e polemiche por i 61 licenziati Quelli che sono scontenti A colloquio con alcuni delegati sindacali presenti all'imponente assemblea del Palasport - E" rimasto deluso chi pensava a un grande «processo pubblico» alla Fiat - C'è una minoranza che accusa tutti: il sindacato, il pei, la violenza in fabbrica - «E' facile per Lama parlare, perché non li fa lui i picchetti?» Nove mani alzate contro 11 documento finale, e un'astensione. Una votazione, quella di Ieri al Palazzetto dello Sport, che non fotografa la realta dell'imponente assemblea sindacale, ma rischia di creare confusioni. In realtà il dissenso non è mancato, anche se percentualmente ridotto e con motivazioni che spaziano su un arco molto ampio. Chi aveva pensato ad un grande • processo pubblico* alla Fiat è stato deluso: sul banco degli imputati sono finiti, con l'azienda automobilistica, la stampa (quotidiani e rotocalchi) e il sindacato, il pei e la violenza in fabbrica. Fischi e applausi, rapide sortite al bar e veloci rientri in sala, sono stati 11 vero termometro della situazione. E, il voto finale ha lasciato l'amaro in bocca a quanti (una minoranza) s'aspettavano la risposta dura e immediata dello sciopero. Le prime reazioni sono venute dal 61 licenziati. Il gruppo è stato subito incolonnato e portato in una saletta «top secret» per 1 giornalisti: .E' una riunione riservata — hanno spiegato gli. uomini del servizio d'ordine — per preparare un documento comune'. Sono usciti dopo un'ora dall'isolamento: avevano concordato l'Intervento e aspettavano che il compagno Caforio salisse sul palco. • Ci hanno fatto girare a vuoto — ha detto uno di loro — possibile che non ci fosse neanche un cesso libero?- Rabbia e amarezza, mentre in sala si alternavano gli applausi per le delegazioni dei consigli di fabbrica ed i fischi per de, pri e radicali (con qualche battimano). •71 problema è politico, si parla dell'attacco al sindacato — hanno detto altri — e noi rischiamo di finire nel dimenticatoio». Le critiche raccolte fuori dalla sala sono state per l'organizzazione dell'assemblea e la sua regia: «Non è un momento di dibattito, tutto è stato preordinato: interventi e conclusioni. Forse può servire a dare all'esterno l'immagine di un sindacato compatto, ma abbiamo l'impressione di fare le comparse. Perché non hanno fatto parlare i consigli dei delegati sui casini che tutti hanno in stabilimento e in reparto?'. «£' una grande parata, anche positiva — dice Bisceglie, delegato della Dea di Moncalieri, colpito con tutto il consiglio di fabbrica da una sospensione disciplinare—ma non siamo minorenni, si poteva discutere. Questo rito è un po' una mortificazione'. Ha lasciato la tessera Ficm (i metalmeccanici delia Cgil) ma conserva quella della Firn: «£' un'occasione per le autorità, prendano appunti, imparino qualcosa'. Poi sale sul palco Caforio. Parla «a nome dei 61 licenziati'. I corridoi si svuotano: tutti in sala per un applauso prolungato, con molti pugni chiusi levati in aria. Fuori restano due ragazzi, hanno con sè, piegato sul braccio, «Bandiera Rossa», il settimanale della Quarta Internazionale. •£' inevitabile che la base venga soffocata — dice uno di loro. Viglino —prima si dovevano convocare i consigli delle fabbriche torinesi'. Oiunge l'eco di un applauso prolungato quando il «licenziato tipo» attacca il pel e in particolare Minucci, senza citarlo, per l'intervista concessa a «La Stampa». Il tema è quello della violenza, e l'applauso ha significati diversi. Dopo, parlando con i delegati «del dissenso» emergono tutte le contraddizioni esistenti in fabbrica, i sottili «distinguo» tra violenza e violenza. Sei contro il terrorismo? Tutti rispondono si. Hai mai partecipato ad aggressioni? Tutti rispondono no. Elvira, 25 anni, alla catena di montaggio di Rivalta. ha precisato: 'Non solo non ho mai minacciato nessuno, ma non ne ho avuto neppure la possibilità. Con i capi si discute, la minaccia non serve'. E' una delle licenziate. «Le vittime siamo noi, diffamati dai giornali, dicono che siamo brigatisti'. E sotto accusa sono gli organi di informazione ('parlare con un giornalista è inutile, poi scrive ciò che vuole'), il pei (.un partito che sbaglia, contraddittorio, Minucci non è dalla parte degli operai: certe cose non dovrebbe neppure pensarle'), i magistrati (•oggi hanno liberato il compagno Trozzi, dopo averlo tenuto in carcere 4 mesi senza prove'), la Fiat (.nella lista dei 61 ha messo Umberto Farioli — n.d.r.: condannato dall'assise di Milano a 2 anni 8 mesi per detenzione d'armi e a 7 anni dalla Corte d'assise di Torino nel processo al capi storici delle Br — per strumentalizzare il suo passato'). Ma il punto di «rottura» sono i capi. Quando Lama dice «sono sfruttati anch'essi' lo sommerge una bordata di fischi. Perché? Non sono dei nostri — spiega un gruppetto di giovani — hanno il loro sindacato, la federquadri. I loro interessi sono diversi da quelli di chi lavora in linea'. Poche voci, nel coro dei cinquemila, che traducono però certi umori pesanti della vita in fabbrica. Un vecchio militante Fiom interviene: «£' sbagliato, una volta sputavamo anche in faccia al poliziotto, oggi ci siamo resi conto che è un lavoratore come noi. Ma è un discorso diffi- die, occorre tempo per farlo passare. E poi c'è capo e capo». Alcuni giorni fa uno dei «capi» di Rivalla ha ricevuto (spedito dall'interno) un laconico comunicato -Sei finito. Firmato: prima linea per il comunismo'. E l'altra notte alla Mirafiori è stata trovata una bottiglia incendiaria in un bidone dei rifiuti dove si gettano i bicchieri di plastica per 11 caffè. Se tu sapessi chi è l'autore lo denunceresti? 'Come delegato — ha risposto uscendo uno dei cinquemila che come molti preferisce l'anoni¬ mato — ne parlerei in reparto, ma non lo consegnerei al carcere. La giusta posizione è isolarlo'. E un altro: 'Vedete solo un aspetto della violenza, ma ce n'è un secondo: la violenza padronale dello sfruttamento-. 'E'fa-, die per Lama parlare — mi spiegano quattro operai dell'ultima leva, ammassati al cancello — ma perché non va lui a fare i picchetti invece di citare il Vangelo? Domani restituisco la tessera sindacale-. E il dialogo prosegue lungo i viali alberati fuori dal Palazzet¬ to dello Sport, ma non scioglie 11 nodo del problema. Dove incomincia la violenza? Il sindacato ha risposto in modo chiaro.Più d'uno, soprattutto tra 1 giovani, non ha capito o non ha voluto capire. Per questi ogni argomentazione è un discorso fra sordi. E i sessantuno? Tutti da difendere; copertura sindacale fino a quando ci daranno le prove, poi si vedrà; chi ha sbagliato paghi. Tre strade ognuna delle quali, una volta scelta, nessuno vuole abbandonare. Francesco Bullo Un aspetto dell'assemblea al Palasport, presenti Lama, Camiti e Benvenuto - Parla uno dei licenziati. Angelo Caforio

Luoghi citati: Milano, Moncalieri, Rivalta, Torino