Lama: «Anche i capi sono dei lavoratori struttati»

Lama: «Anche i capi sono dei lavoratori struttati» A Torino 5 mila delegati all' assemblea per i 61 della Fiat Lama: «Anche i capi sono dei lavoratori struttati» L'affermazione, accolta con prolungati fischi, è stata difesa da Camiti e Benvenuto - Accuse alla Fiat di voler farsi giustizia da sola e tornare all'autoritarismo - Impegno a sostegno dei licenziati - Martedì sciopero di due ore TORINO — .Non abbiamo fatto il necessario per capire l capi. Le nostre piattaforme non sono uno specchio giusto. I capi sono lavoratori sfruttati anch'essi-. Quando Lama ha fatto questa affermazione nel Palazzetto dello Sport, dove c'erano oltre 5 mila delegati di fabbrica, si sono levati fischi altissimi. Il leader della Cgil non si è scomposto e per tre volte ha ripetuto la frase -I capi sono lavoratori sfruttati anch'essi- urlandola nel microfono fino a quando gli applausi hanno prevalso sui fischi. 161 licenziamenti (diventati un fatto nazionale che ha richiamato a Torino anche giornalisti dei maggiori quotidiani europei) hanno posto al sindacato una serie di problemi gravi ed urgenti. Tra i principali c'è quello dei rapporti all'interno delle aziende. Il sindacato vuole evitare di perdere potere all'interno della fabbrica e deve difendere il ruolo dei consigli; contemporaneamente, però, avverte la necessità urgente di porre in discussione la violenza sui luoghi di lavoro. Ciò anche per evitare che l'opinione pubblica stabilisca un collegamento tra violenza In fabbrica e terrorismo (molti oratori hanno accusato i giornalisti di 'favorire questo collegamento nell'opinione pubblica-). Però i fischi a Lama dimostrano che la «base» (almeno una parte) non è pronta a questo discorso dopo anni di relativa tolleranza. -Se non sono pronti i delegati — ha osservato un sindacalista — immaginiamoci i lavoratori nelle fabbriche-. Il problema, comunque, ieri è stato affrontato senza reticenze dai tre leaders confederali. Lama ha detto: «La questione del rapporto con i capi esiste. Non possiamo accettare la situazione che c'è oggi alla Fiat. Se fosse vero che per essere capi alla Fiat bisogna essere gente che non ha paura, ciò significherebbe che il potere gerarchico prevale sulla capacità professionale. Noi non possiamo gettare la gente nelle braccia del nemico. Sono operazioni che si pagano care. Non è vero che la conflittualità è il terreno di coltura del terrorismo. E' una menzogna totale. La conflittualità governata dal sindacato è forza democratica-. Benvenuto, sullo stesso tema, ha affermato: « Una cosa è il dissenso; altra è chiudere gli occhi nei confronti del teppismo. Non possiamo accettare le violenze, le sopraffazioni, le intimidazioni. Non lasciamo ad Agnelli un ruolo che è nostro-. Camiti, a sua volta, ha ribadito: -Il sindacato ha fatto la scelta permanente della non violenza, del rispetto della vita umana, nostra, ma anche dei capi e dei dirigenti. La violenza non si giustifica mai, nemmeno quando fa salire la percentuale degli scioperanti. La lotta contro la violenza nei luoghi di lavoro non significa un ritorno all'autoritarismo in fabbrica. Agnelli lo sappia,.. I tre leaders hanno riaffermato l'impegno a difendere i 61 licenziati, con la specificazione che il sindacato (quando saranno esibite le prove) non assumerà mal la difesa dei violenti. Camiti è stato molto applaudito quando ha detto: -Agnelli non può agire come se avesse in appalto la presidenza del Tribunale di Torino-. Benvenuto, che all'inizio era stato accolto da fischi in mezzo agli applausi, ha respinto i -licenziamenti immotivati-, aggiungendo: -Da Agnelli non siamo andati con il cappello in mano, come non avevamo il cappello in mano nemmeno quando siamo andati dal presidente del Consiglio. Abbiamo detto che non accettiamo il provvedimento e che non accettiamo nemmeno il blocco delle assunzioni. Non accettiamo l'atteggiamento arrogante della Fiat. Non accettiamo il principio che si possa condannare sema fornire le prove-. Lama ha accusato la Fiat di -aver violato lo spirito di giustizia- ed ha chiesto all'azienda di -motivare i licenziamenti o ritirarli-. -Lottiamo — ha aggiunto — perché il diritto sia ripristinato. I 61 non sono imputati da un magistrato ma da un padrone.,. Contro il terrorismo Lama (come anche Camiti e Benvenuto) ha avuto parole durissime: «TYa noi e il partito armato —ha affermato Lama — l'abisso è incolmabile. La lotta di classe non è un balletto. Ma la lotta di classe non è uno strumento che uccide, intimidisce, umilia gli uomini. Non offende la dignità di nessuno. Noi dobbiamo convincere, conquistare i consensi di massa. Quando abbiamo vinto, abbiamo vinto con le lotte di massa-. Benvenuto ha deprecato l'intolleranza politica, riferendosi ai fischi che hanno accolto la delegazione della de guidata dal segretario torine¬ se Maurizio Puddu, che ancor oggi si muove a fatica con un bastone a un anno dal ferimento alla gambe rivendicato dalle Brigate rosse. Altri fischi «politici», di minore intensità, sono toccati al repubblicani e ai radicali. Applauditi i comunisti, il pdup, il psi, il movimento dei lavoratori per il socialismo, democrazia proletaria e le Acll, via via che il presidente dell'assemblea, Corrado Ferro, annunciava le delegazioni. Applausi anche al sindaco comunista di Torino, Diego Novelli (il quale, parlando della -disgregazione del tessuto cittadino-, ha sostenuto l'esigenza di arrivare anche -alla ricostruzione del tessuto individuale, della personalità umana-) e al presidente socialista della Regione Piemonte, Aldo Viglione. A nome della segreteria provinciale torinese della Cgil-Cisl-Uil, Adriano Serafino ha aperto i lavori con una relazione che giudica la deci¬ sione della Fiat -la strada di una svolta nel rapporto con il sindacato e i lavoratori, puntando ad una modifica profonda della natura di classe del sindacato, per renderlo subalterno e rigidamente vincolato alla ideologia di efficientismo e produttivismo aziendalistico, fondato su una intensificazione dell'utilizzo degli attuali impianti ed organizzazione del lavoro e sull'intensificazione dello sfruttamento dei lavoratori, ripristinando il vecchio ruolo dell'autorità padronale-. Il segretario generale dei metalmeccanici della Cgil, Pio Galli, ha parlato per la Firn (gli altri due segretari generali. Mattina della UH e Bentivogll della Cisl, erano presenti sul palco). Egli ha ricordato con la Fiat anche la OJivetti (dove sono stati riSergio Devecchi (Continua a pagina 2 In terza colonna)

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