«Il sogno folle di pochi disperati non formerà questa classe operaia» di Marzio Fabbri
«Il sogno folle di pochi disperati non formerà questa classe operaia» Discorso del segretario Firn Mattina all'Alfa Romeo di Arese «Il sogno folle di pochi disperati non formerà questa classe operaia» «Qui tra noi c'è già qualcuno che ha scelto la strada dello scontro armato: che sia condannato a vivere nella paura» - Nello stabilimento milanese erano comparse scritte delle Br MILANO — In piedi su un carrello nel capannone motori del più grande stabilimento Alfa Romeo, quello di Arese. Enzo Mattina, segretario generale della Federazione lavoratori metalmeccanici, ha parlato agli operai. Dopo che nell'azienda sono avvenuti il licenziamento di quattro lavoratori per assenteismo e l'irruzione delle Brigate rosse a sconvolgere una calma, solo apparente, ma che durava dalla firma del contratto nazionale di lavoro, si trattava per 11 sindacato di riprendere contatto con gli operai, di sentire il loro polso, di cercare di capire se sono d'accordo con i vertici dopo un rinnovo contrattuale costato tante ore di sciopero e accolto con parecchi mugugni. La risposta uscita dall'assemblea generale è abbastanza positiva: 4-5 mila operai ammassati tra i cesti pieni di tubi di scarico e di valvole ad ascoltare con attenzione, ad applaudire, convinti, affermazioni non certo di maniera. «Se qualcuno avesse mai dubitato che lo stillicidio della violenza e del terrorismo avrebbe portato a tentativi sempre più espliciti di riduzione delle libertà democratiche e di negazione delle nostre stesse conquiste — ha esordito — questo qualcuno deve ricredersi. La pratica della violenza giustifica nei fatti la legge del taglione della giustizia sommaria e favorisce il disegno di chi accomuna le nostre lotte ai fenomeni sanguinosi di questi anni. -Nel nostro Paese — ha polemizzato Mattina con chiaro riferimento al caso 7 aprile — il sospetto anche sema prove è motivo sufficiente per met¬ tere in galera. Lo stesso avviene ora in fabbrica-. -Si tenta — ha aggiunto il sindacalista — di stringerci in una morsa: da un lato il terrorismo, dall'altro la linea di difesa del padronato che utilizza l'emergenza e tenta di liberarsi dai vincoli del sistema democratico. Obiettivo degli uni e degli altri è ridurre all'immobilismo il movimento sindacale. Ne è prova il fatto che dovremmo essere qui a discutere le non risposte che il governo dà ai problemi del Paese, invece dobbiamo vedere come difenderci dalle provocazioni-. Mattina ha poi indicato due strade da imboccare: la difesa delle conquiste operaie e della democrazia («per cui respingiamo qualsiasi provvedimento, anche giudiziario, che punti alla giustizia sommaria-) e il rifiuto totale di copertura verso chi è contro le regole dell- convivenza democratica ('nessuna copertura a quasiasi atto di violenza contro chiunque-). C'è stata anche dell'autocritica: 'Troppe volte in passato abbiamo detto "sono compagni che sbagliano". Oggi errori non se ne possono più fare. Quando nelle nostre fabbriche c'è gente che si cala il passamontagna per compiere raid non ci sono giustificazioni. Chi fa uso dell'intimidazione non fa parte del movimento di massa-. Mattina è stato categorico: «Se ci sono le prove contro i 61 licenziati della Fiat saremo noi a chiedere che la giustizia faccia il suo corso-; poi ha invitato al rigore più assoluto: 'Non si può tollerare chi fa il 75 per cento di assenze-. A proposito dei licenziati all'Alfa 1 commenti dei colleghi erano duri: si diceva che uno faccia il magnaccia, uno sia titolare di una tintoria, un altro gestisca una pompa di benzina. E' stato raccontato che quando alla fine di giugno gli operai ritirarono le loro buste paga, dimezzate per gli scioperi del contratto, loro ebbero il salario intero e furono accolti dai compagni da lanci di monetine in segno di disprezzo. Mattina ha poi lanciato una nuova strategia nei confronti degli impiegati, dei tecnici, dei dirigenti, con i quali bisogna trovare punti di contatto. 'Essi — ha detto — rappresentano strati sociali consistenti di cui le Br vogliono la fascistizzazione. Non dobbiamo abbandonare a loro stesse queste aree-. Ha annunciato quindi un incontro nazionale con capi, tecnici, dirigenti ■per confrontarci, per capire se sull'ordine democratico,' sulla difesa della Costituzione la pensiamo allo stesso modo-. E' necessaria, per lui, l'apertura di dibattiti in fabbrica, durante scioperi di una. due ore. con magistrati, politici, poliziotti, per poi giungere ad una assemblea nazionale sulla democrazia e sugli attacchi cui viene sottoposta. 'Qui tra noi — ha accusato il sindacalista — c'è già qualcuno che ha scelto la strada dello scontro armato: che sia condannato a vivere nella paura perché la sua bravata di fare le scritte delle Br non trova consenso in milioni di metalmeccanici. Alla Fiat come all'Alfa Romeo sono proprio i compagni più attivi, i delegati, ad essere minacciati, a subire intimidazioni. Non può essere il sogno folle di pochi disperati a fermare questa classe operaia-. Marzio Fabbri
Persone citate: Enzo Mattina
Luoghi citati: Arese
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