Nella Fiat complici delle Br contro sindacato e produzione di Lietta Tornabuoni

Nella Fiat complici delle Br contro sindacato e produzione Intervista con Adalberto Minucci, della segreteria del pei Nella Fiat complici delle Br contro sindacato e produzione «Esistono fatti concreti» - «Con le nuove assunzioni sono entrati anche tipi che non vogliono lavorare, ma creare disordine» - «Le accuse ai 61 licenziati vanno provate: se hanno commesso reati, non debbono avere coperture da nessuno» ROMA — Adalberto Minucci. della segreterìa del pei, analizza gli atti di violenza e la presema di terroristi alla Fiat Mirafiori e a Rivolta, elencando fatti e nomi esemplari, illustrando motivi e natura del fenomeno che giudica limitato. Vede in una parte della direzione aziendale la volontà di utilizzare questa realtà per indebolire i sindacati e il potere dei lavoratori. Ritiene che il sindacato «debba avere più continuità e impegno, debba essere più protagonista» nell'azione contro le violenze in fabbrica, e che la Fiat debba «denunciare alla magistratura ogni reato anziché sosltuirsl allo Stato, fare il proprio dovere combattendo a viso aperto» quel terrorismo che «è il nemico principale». Dice che «non è vero che tiri l'aria degli Anni Cinquanta», e sostiene: «Se cediamo tutti alla paura, gli operai perché si sentono fischiare i bulloni alle orecchie, il sindacato perché teme l'impopolarità, i capi perché temono per la pelle, la Fiat perché teme l'inefficienza della magistratura, i magistrati perché temono rappresaglie, si forma un circolo perverso di spavento, e siamo finiti». Se risulta provato, dice, che i 61 licenziati «sono violenti che hanno commesso reati, non debbono avere copertura da nessuno, tanto meno dal sindacato». Torinese d'adozione per ventiquattro anni, segretario della Federazione comunista di Torino e del comitato regionale del pei sino al 1977, ex direttore di Rinascita, ora componente autorevole della Segreteria nazionale e molto vicino al segretario Berlinguer, Minucci conosce bene l'attuale situazione alla Fiat. Gli abbiamo rivolto alcune domande. La violenza in fabbrica è generalizzata, secondo lei? Rende davvero impossibile lavorare e vivere? Ha legami con il terrorismo? •L'ultimo giorno dell'ultima campagna elettorale, tenevo un comizio davanti al cancello numero 2 di Mirafiori. A un certo punto, due o tre giovani hanno cominciato a distribuire un volantino che. a nome d'un qualche comitato di lotta dei verniciatori, invitava allo sciopero selvaggio. Nel leader di questo piccolo gruppo i miei compagni hanno riconosciuto Giovanni "Franco" Fresia: uno che faceva parte di quel gruppo di Comontisti poi passati a Prima Linea o alle Br e condannati per 11 rapimento dell'industriale Carello, uno che personalmente aveva già avuto una condanna per qualche atto di violenza, che era stato poi arrestato in un covo delle Br e condannato a più di cinque anni di carcere per associazione sovversiva o simili. Ne aveva scontati tre, e appena uscito di prigione, ancora, credo, in attesa d'un processo, era stato assunto alla Fiat, e, finito nel reparto verniciatura, era divenuto leader di lotte selvagge, condotte con parole d'ordine ferocemente antisindacali». Cosa ne deduce? «Non voglio insinuare che qualcuno l'abbia alutato a entrare in Fiat dove certo non era entrato per fare l'operaio. Vedo l'episodio come espressione della realtà magmatica di Mirafiori. Dalle vicende di questi ultimi giorni mi sem bra invece vengano fuori due aspetti salienti: tutti e due reali, e sui quali non si può girare intorno fingendo che non esistano. Primo aspetto: l'esistenza in fabbrica di fenomeni di violenza e anche di legami specifici col terrori' smo organizzato. Secondo aspetto: la volontà di almeno una parte della direzione Fiat di utilizzare anche questa realtà per indebolire i sindacati e il potere del lavoratori. Vanno esaminati tutti e due senza complessi da parte di nessuno, con freddezza, in modo oserei dire scientifico». Cominciamo dal primo aspetto: i terroristi in fabbri co, le violenze. «Esistono fatti concreti. La diffusione di materiali propagandistici delle Br attraverso 1 tapis roulants delle catene di Lietta Tornabuoni (Continua a pagina 2 In quinta colonna)

Persone citate: Adalberto Minucci, Berlinguer, Carello, Fresia, Minucci, Rivolta

Luoghi citati: Roma, Torino