Sindacati da Cossiga per la Fiat «Il governo non rimanga assente» di Gian Carlo Fossi

Sindacati da Cossiga per la Fiat «Il governo non rimanga assente» Un breve incontro sui 61 avvisi di licenziamento Sindacati da Cossiga per la Fiat «Il governo non rimanga assente» Secondo fonti sindacali il presidente del Consiglio si è riservato un suo interessamento presso l'azienda - Benvenuto: «Forse in passato abbiamo sottovalutato la violenza, però la Fiat per licenziare fornisca le prove» - Libertini: «Non bisogna criminalizzare il movimento operaio» - Le reazioni dei partiti ROMA — Il problema dei licenziamenti alla Fiat è stato affrontato ieri in un incontro ristretto e molto riservato fra il presidente del Consiglio Cossiga e i segretari generali della Federazione Cgil. Cisl, UH Lama, Camiti e Benvenuto. Il colloquio è durato poco più di mezz'ora e ha preceduto, certamente non a caso data la delicatezza della situazione, la prevista riunione fra il governo e una folta delegazione sindacale sulle tariffe, le pensioni, il fisco, gli assegni familiari. Nessun comunicato è stato diffuso dalla presidenza del Consiglio sulla questione Fiat. Nessuna dichiarazione è stata fatta dai tre leaders della Federazione unitaria quando, alle ore 14, hanno lasciato Palazzo Chigi per una brevissima sospensione del confronto con Cossiga, 1 ministri economici, i ministri del lavoro. •Della Fiat non si è parlato finora», aveva precisato poco prima un funzionario dell'ufficio stampa della presidenza incaricato di indicare brevemente gli argomenti in discussione. I ministri Andreatta e Reviglio, circondati dai giornalisti, si limitavano a dire: •Nella riunione plenaria con i sindacati non si è fatto alcun cenno alla vicenda Fiat». Lama, Camiti e Benvenuto, rifugiandosi frettolosamente nelle loro automobili, non hanno neppur confermato la «voce» trapelata dai corridoi del secondo piano sull'incontro già avvenuto con Cossiga. Solo Delpiano. segretario confederale della Cisl e fino a qualche mese fa segretario generale della unione provinciale di Torino, ha confermato il colloquio, illustrando i motivi che hanno spinto il sindacato a richiedere un intervento del governo. Quale il risultato? Da fonte sindacale si è appreso che «il presidente Cossiga ha ascoltato i tre segretari generali e si è riservato un suo interessamento presso l'asienda torinese». Si aggiunge che «ti ministro d'Z Lavoro Scotti ha fatto richiedere ai sindacati, nel pomeriggio di mercoledì, elementi ed informazioni che consentissero di valutare meglio la decisione della Fiat e le reazioni delle organiszazioni dei lavoratori». Dalla cautela con cui viene trattata la vicenda al livello centrale si dovrebbe trarre la sensazione che il governo, almeno per il momento, non prenderebbe alcuna iniziativa ufficiale nei confronti della Fiat e dei sindacati, tanto meno disporrebbe una convocazione delle parti al ministero del Lavoro o altrove. Gli stessi sindacati avrebbero manifestato perplessità su una ipotesi del genere, pur ammettendo che •data la gravità della vertenza e i suoi possibili sviluppi, il governo non dovrebbe restare assente». Fra i dirigenti sindacali più rigidi, Delpiano sostiene: •Bisogna tornare al più presto possibile alla normalità dei rapporti sindacali, sgombrando il terreno da ogni ambiguità e togliendo di mezzo il fatto traumatico dei licenziamenti. Sindacati e Fiat devono riprendere, nell'interesse generale, la discussione sulla tematica della violenza e sui programmi di sviluppo, con particolare riferimento al Mezzogiorno». Ai fini della normalizzazione delle relazioni industriali, secondo Delpiano, sarebbero più producentl la revoca dei licenziamenti e la ripresa del dialogo che non la presentazione eventuale da parte della Fiat delle prove connesse ai licenziamenti. L'impegno del movimento sindacale nella lotta contro reversione e il terrorismo è stato confermato al presidente Cossiga dai segretari generali della Federazione unitaria. 'C'è bisogno — ha affermato Benvenuto — di grande senso di equilibrio e fermesza da parte di tutti di fronte ai problemi connessi con la vicenda Fiat. Il sindacato non intende in alcun modo coprire la violenza in qualunque forma essa si manifesti. Forse vi è stata nel passato una sottovalutazione di questo problema, ma oggi dinanzi al carattere endemico di questo male non vi sono e non vi debbono essere zone di ombra o ambiguità». Benvenuto ha proseguito rilevando che proprio per tale impegno del sindacato «si pone l'esigenza che l'asienda abbandoni un atteggiamento di arroccamento e di drammatizzazione che rischia di aprire una diaspora senza fine: non si colpisce la violenza colpendo il sindacato, perché tutti sanno che esso non è in alcun modo complice e che, anzi, subisce in prima persona le conseguenze di una strate¬ gia folle tesa a indebolire l'insieme della vita democratica del nostro Paese. La Fiat — ha concluso Benvenuto — se ha le prove di violenze avvenute nel luogo di lavoro le affidi alla magistratura perché se responsabilità vi sono non sarà certo il sindacato a coprirle». In campo politico molte reazioni sono state favorevoli alla iniziativa della Fiat. Siamo giunti a capire finalmente — si dice in un editoriale dell' Umanità, organo del psdi — che, accanto all'autoregolamentazione del diritto di sciopero nel settore dei servizi pubblici, è giusto che le grandi confederazioni fissino anche un codice di comportamento che condanni senza appello le forme di vandalismo Gian Carlo Fossi (Continua a pagina 2 in seconda colonna)

Luoghi citati: Roma, Torino