I sospesi: «Non siamo dei violenti ma la punta delle lotte sindacali» di Francesco Bullo

I sospesi: «Non siamo dei violenti ma la punta delle lotte sindacali» Parlano alcuni dei 61 operai allontanati dall'azienda I sospesi: «Non siamo dei violenti ma la punta delle lotte sindacali» Un lavoratore delle Presse: «Sono un «terrorista» solo perché faccio politica» - La Fiat: «Abbiamo elementi di dimostrazione dei fatti che esibiremo, se e quando necessario» Al termine dello sciopero e delle assemblee, ieri, operai e delegati della Firn si ritrovano nella palazzina della 5' lega. Un via vai continuo, un intrecciarsi di riunioni, di commenti sul provvedimento della Fiat e sulle adesioni allo sciopero nei vari stabilimenti. Il clima è teso, c'è molta agitazione. Si teme un ritorno ••agli Anni 50, alla caccia alle streghe-. Regazzi. del coordina¬ mento nazionale Fiat, ribadisce le accuse di «genericità» alle contestazioni contenute nelle lettere di sospensione, affermando: -Hanno sparato nel mucchio. Una donna, ad esempio, è stata allontanata perché sempre in prima fila durante gli scioperi e i cortei: questa è la sua unica colpa-. La Fiat, nel primo pomeriggio, risponde alle critiche che le sono state mosse dal sinda- cato e da esponenti politici. In un breve comunicato ricorda che gli episodi di conflittualità violenta, di sopraffazione, di minacce e di rappresaglie sono diventati «una triste costante che dirigenti, capi, lavoratori tutti subiscono quotidianamente e che tende a destabilizzare l'ambiente di lavoro-. I «Le vittime siamo noi — rispondono alcuni dei sospesi — responsabili solo di rappresentare la punta avanzata delle lotte sindacali in fabbrica, e per questo cacciati via con pretesti assurdi-. Per l'azienda non si tratta di pretesti: -Nei confronti di tutti i dipendenti ai quali è stata inviata la lettera di sospensione — dice nel comunicato — non si contesta un singolo episodio ma la somma di più fatti di diverso peso e di diversa natura die acquistano significato univoco se valutati nel loro insieme-. I «licenziati» negano. Uno di loro. Renzo Caiazza. delle Presse Mirafiori. spiega: -Non siamo violenti, siamo la punta della conflittualità-. Con lui ci sono altri due lavoratori sospesi, Riccardo Palermo delle Presse, e Angelo Caforio della Carrozzeria. -Ad esempio, all'interno dell'officina 65 — continua — il rumore raggiunge 100-120 decibel. A 140 si muore. Spesso mi è capitato di far applicare l'accordo sull'ambiente che prevede il limite di 80 decibel: per questo sono terrorista. In realtà faccio politica, sono militante di Democrazia Proletaria, durante le pause leggo i giornali, attacco manifesti. Fatti specifici la Fiat non me ne ha mai contestati. In sette anni mai una multa o una sospensione-. Arrivano altri tre lavoratori colpiti dal provvedimento aziendale: Giuseppe Ferroni. Franco Patti, Giovanni Di Marco. Dice Ferroni: -All'officina 67 di Mirafiori Presse abbiamo organizzato una mensa alternativa e forniamo pasti freschi a una settantina di colleghi a costi inferiori. Per farlo autoriducevamo la produzione-. Secondo fonti aziendali nell'officina non ha scioperato nessuno. Intorno ai giornalisti si formano capannelli. Ognuno dice la sua. Alcuni sono tra i 61 sospesi, ma preferiscono conservare l'anonimato. Tutti garantiscono di -non essere terroristi-, non solo, -ma di aver sempre partecipato attivamente agli scioperi proclamati dalla Firn e dal sindacato contro eversione, attentati, assassina o azzoppamenti di capi-. C'è anche preoccupazione: -Oggi incominciano a licenziare noi. Se il padrone trova terreno morbido, domani sarà ancora più pesante. Il sindacato non ha fatto nulla quando l'azienda è andata avanti con licenziamenti a tappeto per assenteismo, ma adesso deve fare blocco, tutti uniti e computti, non soltanto uno sciopero per lavarsi la coscienza-. Una provocazione quindi per misurare la resistenza del sindacato o accuse specifiche e provate? La Fiat non ha fornito alcuna documentazione su singoli casi od episodi, ma assicura di avere sull'insieme dei fatti -elementi di dimostrazione che esibirà, se e quando necessario, nella sede competente che è quella del processo di lavoro-. • La Fiat — conclude il comunicato aziendale — ha la sua responsabilità di non accettare che la patologia di questi fatti renda del tutto ingovernabili le fabbriche. Per i comportamenti contestati non ha mai fatto ricorso alla magistratura penale perché su questo piano la possibilità di agire è riservata alle singole parti lese che, proprio nel clima di minacce e violenze da tempo instaurato nelle fabbriche, hanno paura di esporsi singolarmente-. Francesco Bullo "1 " > 111 > 111 > 11 i. 11 h i, i m i ini,:. m

Persone citate: Angelo Caforio, Dice Ferroni, Franco Patti, Giovanni Di Marco, Giuseppe Ferroni, Regazzi, Renzo Caiazza, Spesso

Luoghi citati: Palermo