«Il movimento operaio non coprirà mai chi compie azioni violente o eversive»
«Il movimento operaio non coprirà mai chi compie azioni violente o eversive» Prudente nota del comitato regionale e federazione torinese pei «Il movimento operaio non coprirà mai chi compie azioni violente o eversive» Il documento comunista osserva: «Sarebbe grave, però, se l'azienda si sostituisse alla magistratura» - Il prì: «L'iniziativa non dev'essere sfruttata come attacco ai lavoratori» La notizia delle lettere di sospensione della Fiat, diffusa in citta attorno alle 16, ha preso tutti di sorpresa, negli ambienti politici ed imprenditoriali ha avuto l'effetto di una bomba. Stupore, sgomento, perplessità, moderata soddisfazione e profondo sdegno hanno rivestito i primi giudizi a caldo. Nelle sedi dei partiti la frenesia ha caratterizzato il pomeriggio: riunioni fiume, fitto scambio di telefonate con le segreterie nazionali a Roma, lunghi colloqui tra i consiglieri comunali per concordare quale atteggiamento seguire nella seduta in municipio in programma per la sera. Questi i primi commenti raccolti. Il segretario provinciale della democrazia cristiana, Leo Mellano, ha affermato: -In un clima di violenza come quello che si respira in città e nelle fabbriche, la notizia di questi licenziamenti induce le forze politi¬ che e sindacali a un'attenta e dolorosa riflessione. Gli organi competenti, e in particolare la magistratura del lavoro, devono garantire i diritti legittimi dei lavora tori e delle imprese'. Per il partito socialista il prof. Pier Luigi Fornaciari, segretario della federazione, ha detto: mE' da contestare la genericità delle accuse e del metodo seguito dalla Fiat. Se l'azienda ha prove precise, le presenti subito al magistrato competente perché non c'è dubbio che di fronte ad una violenza che dilaga sempre più c'è bisogno di certezze, di verità e non di provvedimenti a polverone". U comitato regionale e la federazione torinese del pei hanno emesso in serata un comunicato in cui si dice: -Invitiamo i lavoratori ed i cittadini a proseguire ed intensificare la vigilanza contro ogni manovra e strumentalizzazione. Risultano poco chiare le motivazioni dei licenziamenti decisi dalla Fiat. Voci insistenti e ricorrenti fanno supporre che, dietro a queste misure, sussista come reale motivazione della Fiat, l'accusa di condotte violente e attività eversive". La nota continua: «Se sul serio si trattasse di ciò, la direzio-, ne Fiat dovrebbe rivolgersi subito alla magistratura per denunciare i fatti di cui è a conoscenza. Sarebbe infatti assai grave se emergesse da parte dell'azienda o di chiunque altro, la tentazione di sostituirsi agli organi dello Stato anziché compiere il proprio dovere. L'esempio dell'operaio del pei Guido Rossa è l'esempio al quale deve informarsi il comportamento di tutti coloro che sono coinvolti nel problema della violenza terroristica. Il movimento operaio non ha mai coperto, non copre e non coprirà mai le responsabilità politiche. morali e penali di chiunque si sia reso protagonista di azioni violente o eversive-. Conclude il comunicato: -Occorre dunque chiarezza. Se dietro i licenziamenti vi sono fondate motivazioni collegate a fenomeni di tipo eversivo, la Fiat ha il dovere di rivolgersi alla magistratura. Se invece intende avvalersi anche indirettamente del clima difficile che si respira in città e nelle fabbriche per far passare una linea di attacco al movimento operaio anche attraverso misure unilaterali, allora si tratterebbe di una scelta grave che nulla avrebbe a che vedere con l'impegno democratico antiterrorismo-. Il segretario del pri, Cerlini, ha osservato: -Non ho ancora elementi tali per giudicare appieno i fatti di oggi. Ribadisco comunque che l'iniziativa della Fiat non deve in alcun modo essere sfruttata come un attacco alle condizioni dei lavoratori e alle conquiste in generale del sindacato-. Molto critiche le prese di posizione del presidente della Provincia, Salvetti, e del presidente del consiglio regionale, Sanlorenzo. Salvetti ha cosi commentato: -Queste 61 lettere inviate dalla Fiat testimoniano di unintranslgenza assurda, di un tentativo del padronato di restaurare atmosfere degne degli Anni SO. Quella dei licenziamenti è un'arma inaccettabile, serve soltanto a creare tensioni sociali, contraddizioni gravissime. Mi sembra di respirare di nuovo un clima paravallettiano-. Fa eco Sanlorenzo: -La lotta alla violenza e al terrorismo si conduce con efficacia solo se si riesce ad individuare con prove certe coloro che violano la legge. A deciderlo però non può che essere la magistratura. Non mi pare che le decisioni Fiat si muovano in quest'ottica. Fatti precisi non vengono contestati mentre, in base a comportamenti che per l'azienda sono censurabili, si arriva già alla sentenza di sospensione. In un momento così delicalo questo è un atto che non serve, che anzi può aggravare la situazione-. n consigliere di democrazia proletaria. Canu. ha affermato: Allucinante. Ho intravisto la lettera-tipo spedita dalla Fiat a 61 dipendenti, non si capisce se siamo tornati agli Anni SO o dove vuole arrivare l'azienda. Vien da pensare che i licenziamenti siano in rapporto agli ultimi attentati a capi Fiat: se però la direzione dell'industria conosce i nomi dei brigatisti, ebbene, li denunci subito. Bisogna replicare duramente se non vogliamo che la Fiat, con la scusa degli attentati, distrugga un'organizzazione operaia costruita in 10 anni di lotta.. Molti politici e imprenditori si sono rifiutati di commentare i provvedimenti Fiat dicendo: -E' troppo presto per dare una valutazione, aspettiamo che la situazione sia più chiara-. Oppure rilevando: -In certi stabilimenti l'aria è diventata irrespirabile, domina la paura. Prima o poi si doveva giungere a queste lettere. Credo che avranno un effetto salutare. In ogni caso, dato che il momento è quello che è, preferisco non fare dichiarazioni. Sa com'è, meglio essere prudenti'. Claudio Giacchino
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