«Ormai in fabbrica non si vive più»

«Ormai in fabbrica non si vive più» «Ormai in fabbrica non si vive più» TORINO — La Fiat ha sospeso 61 operai: un provvedimento che prelude al licenziamento dopo che saranno trascorsi i sei giorni previsti dalla procedura per consentire agli interessati di muovere eventuali contestazioni. E' la prima volta che un'azienda interviene, in modo drastico, contro la violenza. Tra i 61 non ci sono delegati sindacali; quattro sono «esperti sindacali», cioè persone che vengono saltuariamente consultate dal sindacato su temi specifici di fabbrica e che non hanno la «tutela sindacale». Dei sospesi 40 appartengono alla Mirafiori (Carrozzeria. Presse e Meccanica), 13 allo stabilimento di Rivalta (Carrozzeria e Presse). 8 alla Lancia di Chivasso. Le lettere sono state consegnate nella tarda mattinata agli operai del «primo turno» e nel pomeriggio a quelli del secondo turno. Ci sono stati scioperi sporadici e spontanei in attesa delle decisioni, improntate a cautela e senso di responsabilità, dei dirigenti provinciali e nazionali dei sindacati. La Firn ha proclamato per oggi 3 ore di sciopero nel Gruppo Fiat. I maggiori esponenti sindacali erano stati preavvisati: lunedi il direttore delle relazioni sindacali dell'Unione Industriale di Torino aveva avuto colloqui con i segretari provinciali torinesi della Cgil, Cisl, Uil senza però precisare quante sarebbero state le lettere e quando sarebbero state consegnate. Perciò lunedi si decise di rinviare l'incontro per la vertenza «Nord-Sud» che doveva aver luogo ieri con la Fiat. Perché la Fiat ha preso questa dura decisione? «In fabbrica da anni non si vive più — ha risposto il direttore delle relazioni industriali Fiat. Cesare Annibaldì — e la gente non regge più. Per gente intendo i dirigenti, i capi, e la stragrande maggioranza dei lavoratori. Sono i capi che vivono in fabbrica e vengono alle nostre riunioni con le "unghie nere" a dirci: "Fate qualcosa perché qui va tutto a rotoli". Non è più tempo di comunicati di generica solidarietà. Come azienda siamo una parte sociale: intendiamo fare la nostra parte fino in fondo per ristabilire un minimo di convivenza civile sui luoghi di lavoro. Ci rendiamo conto di aver aperto un dibattito grosso. Speriamo che sia un dibattito nell'interesse generale, nel senso che ognuno adesso dovrà precisare le proprie posizioni». La Fiat in quattro anni ha purtroppo un tragico bilancio da presentare all'opinione pubblica e al Paese: .Tre dirigenti uccisi, altri 19 aggrediti o feriti; decine di auto di capi e dirigenti incendiate; innumerevoli, quasi quotidiani atti di intimidazione contro gli uomini che esprimono la struttura di fabbrica». C'è un collegamento tra gli atti di terrorismo esterni alla fabbrica e i provvedimenti decisi dalla Fiat? .11 quadro è complesso — ha risposto Annibaldi — l'azienda può provvedere nell'ambito delle proprie competenze. I fatti esterni sono di pertinenza dello Stato: dalla polizia alla magistratura». • Ci sono — ha proseguito Annibaldi — tre tipi di violenza. Il primo è quello della violenza diffusa in occasione di scioperi; una violenza che viene dai lavoratori e che depreSergio Devecchi (Continua a pagina 2 in quinta colonna)

Persone citate: Annibaldi, Devecchi

Luoghi citati: Chivasso, Rivalta, Torino