Arriva il «pillolo»

Arriva il «pillolo» LA LINGUA CHE PARLIAMO Arriva il «pillolo» Non avrei mai creduto di dovermi imbattere, nel corso della mia vita, in una parola come il «pillolo». ad indicare la pillola antifecondatrice per uomo, ed ecco, invece, comparire questo «pillolo», sia pure fra virgolette, in un giornale del 18 settembre scorso. Le virgolette indicano, in questo caso, la novità ed allo stesso tempo la precarietà del termine. In un momento in cui si tende a chiamare ministro o sindaco una donna che ricopra tali uffici (per non parlare di direttore e presidente) perché ministra o sindaca, pur essendo voci che sono state proposte, non si può affermare che abbiano attecchito, e direttrice e presidentessa non sono tollerate dalle sostenitrici dell'assoluta parità con gli uomini, come è possibile che compaia tutto ad un tratto un «pillolo», anche se pare che abbia, oltre alle qualità, per l'uomo, che ha la pillola per la donna, anche un effetto antitumorale? Davvero il genere grammaticale non cessa di stupirci anche se l'argomento è fra quelli trattati nella grammatica delle lingue di più antica attestazione. Ma torniamo al «pillolo». formato perché si riferisce agli uomini e non alle donne. Chi ha creato questa voce ha forse voluto scherzare; e per contraccambiare lo scherzo altri potrebbe proporre che si dica «minestro» se chi la mangia è un uomo, «sedio» se chi si siede è un uomo e «pen- no» se chi scrive è un uomo. Se poi si rispondesse che il pillolo non può essere preso dalle donne, si potrebbe rispondere che questo criterio non pare che sia stato mai adoperato in italiano per oggetti di pertinenza esclusiva degli uomini e delle donne. Barba è femminile ma è propria dell'uomo ed a nessuno viene in mente di chiamarla «barbo» anche se qualche donna, per disfunzioni ormonali, ha, purtroppo, la barba. Che fortuna avrà questo «pillolo»? E' difficile dirlo perché nulla è più imprevedibile delle vicende delle parole. Ad occhio e croce si potrebbe pensare che avrà una durata breve perché non risponde ad una assoluta necessità: altri l'hanno già chiamata «pillola maschile». La durata delle parole non è pronosticabile. A me sembra, per esempio, che frichettone o fricchettone, parola molto usata un paio d'anni fa specie al plurale insieme con indiani metropolitani, ad indicare dei giovani protestatari che per mostrare la loro rivolta verso la società assumevano aspetto e modi stravaganti e fuori della norma, si incontri molto meno nella lingua scritta e parlata di oggi. La parola veniva dall'inglese freak, che ha origine nel gergo e designa una persona che si è allontanata da un comportamento normale e razionale e tende all'ossessivo, allo stravagante, all'eccitato. Usato nel mondo dei drogati presenta qualche differenza, tuttavia, da hippie, voce che designava e designa anch'essa una persona che respinge le istituzioni e 1 valori tramandati, aspira, perfino esageratamente, alla spontaneità, porta abiti non convenzionali ornati di fiori e cerca sensazioni psichedeliche. Precedente a hippie in inglese è hip «persona dalle idee recentissime, alla moda, ecc.». Per mostrare che non parliamo di stravaganze, dirò che hippie (o hippy) è già registrato in vocabolari italiani recenti, frtehettone (o fricchettone) no e non sappiamo se sarà registrato, anche se non se ne deve perdere memoria perché ogni parola rispecchia un atteggiamento, un uso, una moda del suo tempo. Le mode passano, anche se le proteste restano ed assumono troppo spesso aspetti violenti. Se, come affermano certi vocabolari, lo hippie prende droghe leggere per avere sensazioni strane, saprà fermarsi di fronte alle droghe pesanti? E il frichetto- ne, anch'egli implicato nella droga, non tenderà a chiudersi in se stesso e a diventare semplicemente un drogato? A Roma si è registrata anche la variante fricchettaro o addirittura frikkettaro (con un k per c che direi spregiativo): se fricchettone, evitando un «friccone», troppo simile a briccone, pur avendo un suffisso che ricorda panettone, ci riporta pur sempre a degli accrescitivi che, nel maggior numero dei casi, sono negativi, fricchettaro è indiscutibilmente romanesco, per quel suffisso -aro che compare anche in brigataro per brigati-sta e in gruppettaro «appartenente ad un gruppo eversivo», che non ha un corrispondente gruppettista». Se fricchettaro e brigataro fossero nati in Toscana, avrebbero avuto l'aspetto di «fricchettaio» e «brigatalo» e sarebbero stati — almeno nella forma — di minor truculenza. Tristano Bolelli

Persone citate: Barba, Tristano Bolelli

Luoghi citati: Roma, Toscana