In Val Pesio una lunga storia di minatori morti per silicosi

In Val Pesio una lunga storia di minatori morti per silicosi In Val Pesio una lunga storia di minatori morti per silicosi PEVERAGNO —Esisteva già una miniera di uranio in Valle Pesio, alle pendici della Bisalta. La Montecatini operò delle perforazioni dall'agosto 1949 al 1961: vennero aperte cinque gallerie: la prima a Vi-' gna di Chiusa Pesio, le altre quattro sul territorio di Peveragno: San Giovenale. Madonna dei Boschi. Montefallonio e «Vallone della Morte». Erano ricerche per stabilire la consistenza dei giacimenti che si rivelarono però poco produttivi. «Sia per la bassa percentuale di uranio contenuto (2,5 per 1000) — scrive Rita Viglletti su "Valados Usitanos" —sia per l'assetto del filoni, piccoli blocchi di minerale disposti in modo discontinuo e poco profondo». Furono estratte dalla montagna almeno cento tonnellate di materiale ed ogni mese si mandavano i campioni per le analisi al laboratorio dì Cesena. All'inizio dei lavori il personale addetto all'estrazione era esclusivamente composto da gente di Peveragno, dal '53 arrivarono anche 20 marchigiani, in totale 40 minatori. Durante i primi anni le perforazioni venivano fatte «a secco» ed i minatori di Pevera¬ gno, ignari del pericolo della silicosi, respirarono polvere di quarzite a pieni polmoni. Nel 1959 muore un primo operaio, Bartolomeo Cavallo, nel '60 ne muore un secondo, Stefano Giordano; poi altri quattro decessi: Stefano Giubergia, Giuseppe Marro, Giacomo Pellegrino e Stefano Toselli. Negli anni seguenti altri ancora morirono per silicosi: «Saranno una ventina in tutto» dice un ex minatore in pensione. «Dei superstiti —scrive Muto Revelli nel "Mondo dei vinti" —/ malati più gravi di silicosi sono Vincenzo Macagno detto "Piche" e Giuseppe Garro detto "Pulac"». Nel 1961 la Montecatini chiude la miniera, gli impianti furono smantellati, il materiale estratto lasciato in loco ed usato in seguito per asfaltare le strade di Peveragno, gli operai licenziati o mandati in pensione. «Tra l'altro —scrive Rita Viglietti — I contributi previdenziali versati per la pensione dalla Montecatini furono inferiori al dovuto». In seguito la concessione mineraria venne venduta alla Agip, che nella primavera del '78 ha ripreso le ricerche. g. m>