Per la Indesit il sindacato chiede che a trattare venga il proprietario
Per la Indesit il sindacato chiede che a trattare venga il proprietario Anticipazioni sull'incontro di domani al ministero del Lavoro Per la Indesit il sindacato chiede che a trattare venga il proprietario TORINO — Per la Indesit il momento della verità arriverà tra pochi giorni, esattamente lunedi 30 giugno; il sindacato per quel giorno ha dato appuntamento in fabbrica a tutti i dipendenti, sia a quelli al lavoro che a quelli in cassa integrazione (6500, circa la metà dell'intera azienda) per ritirare la busta-paga di giugno. Per quella data la Indesit dovrà aver trovato 4 miliardi e 800 milioni, prima franche dell'apertura di credito chiesta in questi giorni alle banche. Una seconda tronche di 14 miliardi e 600 milioni dovrà essere trovata per la fine di iuglio quando, oltre agli stipendi e all'anticipo della cassa integrazione, ai dipendenti dovrà essere versato anche l'anticipo ferie e il premio di produzione. In questi giorni i contatti tra azienda, banche, prefettura, Regione si sono fatti strettissimi. Circa l'esito di questi incontri l'assessore regionale all'industria, Gianni Alasia, ha detto: «Abbiamo fatto passi avanti, abbiamo trovato disponibilità ma non abbiamo ancora la certezza». Domani, intanto, azienda e sindacati si incontreranno nuovamente a Roma, al ministero del Lavoro. Quale sarà la posizione del sindacato? La anticipa Carlo Degiacomi, segretario provinciale della Firn, che con i colleghi Renzo Caddeo e Giorgio Rossetto, segue la vicenda. Il sindacato innanzitutto vuole sapere quali intenzioni ha la proprietà, in pratica Armando Campioni, cui fa capo il 62% del capitale (il resto è controllato per un 15 per cento ciascuna dalla Banca Rothschild di Zurigo e dalla Barclays Bank, oltre che da altri piccoli azionisti). La Firn ha chiesto di incontrarlo (la stessa cosa hanno chiesto le banche). «Campioni non può 'dire: la direzione se la cavi da sola, altrimenti porto i libri societari in tribunale» dice il sindacato. Questo, sempre secondo il sindacato, lascia adito al sospetto che il sessantaduenne fondatore della società non rifugga dall'idea di abbandonare la sua azienda per impegnarsi altrove, ad esempio all'estero. Anche le banche hanno lo stesso sospetto? «Stiamo attenti ai segnali — dicono i sindacalisti —; per- 'che, ad esempio, due di esse hanno tolto fidi per 25 miliardi. Un motivo in più, perché Campioni venga allo scoperto e dichiari i suoi programmi». Il sindacato è disposto ad impegnarsi a sostenere il salvataggio dell'azienda sulla base di un piano che. oltre ad una strategia per l'immediato, offra anche uno sbocco a lunga scadenza. L'elemento fondamentale di questo piano deve essere, secondo la Firn, un impegno finanziario del l'azienda. «La Indesit non può limitarsi a portarci piani più omeno precisi premettendo pe- rò che soldi da investire non ne ha. Perciò — dice — prov¬ veda lo Stato» L'interlocutore di qualsiasi discorso di risanamento, secondo la Firn, deve essere l'azienda, e solo in seconda battuta il governo. I punti sui quali il sindacato intende provare l'impegno della Indesit sono tre: 1) pagamento degli stipendi e dell'anticipo della cassa integrazione; 2) garanzie per l'occupazione; 3) presentazione di un piano di riorganizzazione che vada oltre la crisi immediata per abbracciare il futuro della società. Il piano a sua volta dovrà dare delle indicazioni: tipo di produzione su cui la Indesit intende basare 11 proprio sviluppo; commercializzazione; ricerca. Vittorio Ravizza
Persone citate: Carlo Degiacomi, Gianni Alasia, Giorgio Rossetto, Renzo Caddeo, Vittorio Ravizza
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