Metalmeccanici discutono a Torino i «casi» Fiat, Olivetti o Indesit

Metalmeccanici discutono a Torino i «casi» Fiat, Olivetti o Indesit Dura polemica con le dichiarazioni di Umberto Agnelli Metalmeccanici discutono a Torino i «casi» Fiat, Olivetti o Indesit Il sindacato: no ai licenziamenti, sostegno pubblico alla grande impresa ma non al buio - Severe critiche al governo su scala mobile e fiscalizzazione TORINO — Nella riunione di ieri della segreteria piemontese Firn e dei coordinamenti nazionali Fìat, Olivetti, Indesit, è stata esaminata la situazione dell'industria in Piemonte con particolare attenzione al «caso FiaU, dopo che Umberto Agnelli, in una recente intervista, ha sostenuto la necessità di svalutare la lira e di ridurre momentaneamente l'occupazione nel settore auto. La conclusione dell'incontro può essere riassunta in questi punti: no ai licenziamenti, sostegno pubblico alla grande industriai ma non al buio; disponibilità alle ristrutturazioni aziendali a condizione che sia abbandonata la richiesta di ridurre l'occupazione e che si discuta l'organizzazione del lavoro. Queste osservazioni sono rivolte al governo e agli imprenditori. Il dibattito è stato aspro: «Nelle ultime ore l'iniziativa sindacale si è trovata ad una svolta — ha detto il segretario nazionale dei metalmeccanici Letiieri — e lo sciopero del 1° luglio era nato come protesta per le inadempienze del governo ma dopo il direttivo di venerdì scorso e le dichiarazioni di Agnelli ha acquistato un significato e una dimensione più ampia: è una risposta all'attacco intimidatorio e ricattatorio della Fiat; è una risposta al governo che vuole toccare la scala mobile e far finanziare dai lavoratori, con imposte indirette, la fiscalizzazione degli oneri sociali». Lettieri ha duramente replicato ad Agnelli accusandolo di aver voluto creare confusione rendendo traumatiche difficoltà che pure esistono anche in altre parti del mondo. «Viene ripetuta la linea De Benedetti — ha aggiunto — utilizzare le difficoltà per intimidire e ricattare sindacato e governo. Si vuole cioè il nostro completo abbandono sull'organizzazione del lavoro con conseguente flessibilità selvaggia e dal governo si pretende assistenza senza condizioni. Non siamo contro il sostegno pubblico alla grande industria ma non dato al buio, sotto la minaccia, perché in questo caso saremmo davanti ad una rapina a mano armata. L'intervento deve essere trasparente, con un piano preciso, secondo una strategia». «E' bene comunque mettere in rilievo — ha detto ancora Lettieri — il grande isolamento in cui si muove Umberto Agnelli in questo momento. Negli stessi ambienti confindustriali, infatti, la tesi in favore di una svalutazione della lira è ampiamente minoritaria. La nostra moneta è del resto attualmente fortissima: ne è riprova il fatto che si apprezza continuamente sul dollaro. Se cosi non fosse, le dichiarazioni rilanciate giovedì da Agnelli, avrebbero immediatamente causato il crollo della nostra forza monetaria». Anche i segretari nazionali Delpiano, parlando a nome di Cgìl, Cisl, UH e Lotito (Uilm) hanno ripreso questi temi, soffermandosi sugli obiettivi fondamentali delle piattaforme integrative illustrati' dal segretario torinese Firn, Damiano. «Non siamo alla spallata finale — ha detto Lotito — ma vogliamo capire oggi e qui, a Torino, se la Fiat, per citare il caso più significativo, intende trascinare lo scontro verso un futuro denso di incognite per tutti o se i problemi, che sicuramente avremo in autunno, potranno essere affrontati avendo risolto positivamente il confronto sulla vertenza di gruppo». C'è comunque molto pessimismo anche perché, secondo il sindacato, la «brutale risposta di Agnelli al¬ lontana le prospettive di soluzione». «Ma sbaglia di grosso il vicepresidente della Fiat — ha sostenuto Lotito — se pensa in questo modo di far arretrare la volontà dei lavoratori; semmai otterrà il risultato opposto. Se invece pensa di influenzare cosi le prossime scelte del governo deve sapere che il sindacato ha le sue idee sul piano a medio termine e sulla politica settoriale». Al governo le organizzazioni dei lavoratori indicheranno precise priorità. La prima è la difesa rigorosa della scala mobile. «Non si combatte l'inflazione — ha concluso — rìducendo il potere d'acquisto dei lavoratori. Sarebbe una scelta antioperaia che non avrebbe effetti apprezzabili dal momento che altre sono le cause di fondo dell'esplosione inflazionistica. Va battuto il partito della svalutazione ma al tempo stesso la prospettata manovra di fiscalizzazione degli oneri sociali deve essere selezionata e deve essere finanziata in modo che non ricada sui prezzi al consumo e quindi sulle condizioni di vita dei lavoratori». Nella relazione introduttiva Damiano aveva sostenuto che la Firn non può restare schiacciata tra governo e impresa, «per questo i due fronti di lotta vanno mantenuti» sottolineando la «centralità dei tavoli aziendali» anche per evitale «le illusioni di mediazioni governative miracolistiche in grado di surrogare i veri nodi di politica industriale nell'impresa». Da parte di numerosi intervenuti è stato ribadito che in ogni modo il sindacato «non chinerà la testa di fronte ad industriali che sbagliano strategia».

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